Ambiente e Natura

Grecale fresco

di Francesco De Luca

 

Il grecale a Ponza non è di casa. Spira due o tre volte l’anno.
“E’ il solito levante!”
“Sbagliato! Vedi come a Santa Maria non frange nulla e così pure a Frontone. E’ il grecale, anche se si mostra con i cavallucci bianchi che arrancano nella conca fra la collina della Madonna e Frontone, il Core, cala Gaetana”.

Il grecale, vento da nord-est, è freddo e l’isola ne risente. Priva di uomini, reagisce alla solitudine spogliandosi. Si denuda, e le cose non reagiscono al freddo. Lo patiscono soltanto. Perciò mi intrufolo nel laboratorio di Silverio ì Maurino, giù alla banchina Di Fazio. Lì si lavora il ferro, l’acciaio, insomma i metalli, perciò fa freddo.

Sbagliato! Quei magazzini a fior d’acqua, saranno umidi ma non freddi, perché hanno al di sopra caseggiati robusti e dietro c’è la montagna, calda per definizione.
Silverio ha vissuto tutta la vita nei moli, prima con l’indimenticato padre Maurino, e poi da solo.

I moli, nell’isola, sono più centrali delle piazze. Fluttua gente, si dimenano pareri, si tocca con mano l’opinione pubblica.
Di questi tempi, freddi e spogli, il sollievo si va a trovare nei ricordi. I quali appaiono sempre luminosi perché i malanni connessi sono stati volutamente rimossi.

E allora? E allora andiamo a ricordare di quando le prerogative insulari di Ponza erano a disposizione di tutti. Si faceva il bagno quasi dovunque, c’era solidarietà quasi in ogni espressione paesana, c’era contentezza in quasi tutti i gangli del corpo sociale.
E ora?
Ora è predominante la tendenza a commercializzare tutto il complesso sociale isolano. Qualsiasi posto è appetito per insediare baracchini per fare commercio. Siano case, barche, pasti, bagni, locomozione, chiacchiere, balli, attracchi e ancoraggi. Ma non in strutture proprie, in proprietà private, cosa che è opportuno, legittimo e sano. No, bensì in strutture e proprietà pubbliche. Dico: scogli, banchine, strade, spiagge, piazzali, cale.

E dunque non è il commercio ad essere considerato spregevole. E’ deprecabile il voler praticare il commercio sul suolo pubblico, a danno del pubblico. Chi è il pubblico? Noi, noi tutti, isolani e no.

Parliamo, Silverio e io, e ci accaloriamo. Ci teniamo volutamente lontani da considerazioni politiche, così come da giudizi personali. Rimaniamo ristretti nell’ambito del ricordo. Qui già fa freddo se poi ci avveleniamo l’animo, finisce che il Covid supera le barriere degli anticorpi vaccinali. Noi siamo di una certa età…

 

Ndr: la foto di copertina è di Gaia De Luca

1 Comment

1 Comment

  1. Pasquale

    2 Febbraio 2022 at 08:37

    Caldo e freddo
    Franco, nel freddo grecale, a me fai riscaldare il cuore perché, quando penso all’Isola di una volta, non posso non tuffarmi per ogni dove, anche a costo di andare a sbattere con la testa su uno scoglio perché, presa la rincorsa, non guardo cosa si nasconde nel mare. Ma poi mi metto una “scolla” (benda) in fronte [te la ricordi?] e tutto passa.
    Eh sì… fa fridde! Che ne diresti, da soli o in compagnia, ’i quatte fave arrustute , dui lupine, doie nucelle, ’nu bicchier’i vine (bianche o russ’?) attuorn’a ’nu rasiere?
    Pasqualino

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