Storia

1° febbraio 1945: il voto alle donne

di Rosanna Conte

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Settantasette anni fa, il 1° febbraio, veniva esteso in Italia il diritto di voto alle donne.

Fu una proposta di Togliatti e De Gasperi durante il secondo governo Bonomi di cui i primo era Vicepresidente e il secondo ministro degli Esteri. Non fu una concessione benevola e condivisa, ma fu una conquista pagata sulla pelle delle donne che avevano affrontato  tutto il periodo della guerra in casa, in fabbrica, nella lotta armata con forza e decisione, mettendo a rischio sempre e comunque la propria vita. Le grandi riflessioni che si sono succedute nei decenni successivi, specie dagli anni settanta in poi, erano ancora lontane dalla visione comune. Non si parlava di pari dignità di genere, ma di uguaglianza dei diritti umani e la strada sarebbe stata ancora in salita per ottenere gli altri diritti come persona. Basti pensare alla lotta che si dovette fare per rendere lo stupro un delitto verso la persona e non verso la morale.

Quel 1° febbraio del 1945, a guerra non finita, cominciò un percorso che che ancora oggi vediamo distante dal traguardo. Le donne, tra l’altro, dopo aver ottenuto la parità salariale nel 1960, oggi si ritrovano ad essere tornate indietro. Certo non le ha favorite lo sfaldamento del tessuto socio-economico che con la frammentazione dei contratti e dei lavori ha indebolito comunque tutti i lavoratori dipendenti e loro maggiormente. In Italia per le donne si va a rilento nella conquista dei posti apicali. Pensiamo a quanto è successo anche con l’elezione del Presidente della Repubblica. Non è che le donne facessero eccezione alla bassa qualità della nostra politica, tanto è vero che anche per esse bisognava guardare alle tecniche, ma se consideriamo come hanno parlato delle donne durante le trattative c’è veramente da indignarsi. “Ci vuole una donna” una qualsiasi, non una persona con qualità politiche e curriculum che ne dimostri competenze per esercitare quel ruolo e rispetto per la Costituzione.
La politica, purtroppo, non riesce  a dare alle giovani donne modelli alti a cui guardare, ma non riesce  a darli nemmeno ai  giovani tout court.

Abbiamo, però, ancora il voto. Ricordiamo che fu concesso nel 1912 alla maggioranza dei cittadini maschi che lo persero tecnicamente nel 1926, ma per interventi di violenza fascista ai seggi già nel 1924. Quindi nel 1946, quando le donne votarono per la prima volta, anche per moltissimi cittadini italiani fu una novità..

Perché sia un vero diritto, però, dobbiamo riuscire a caricarlo di forza propulsiva di cambiamento e non utilizzarlo come merce di scambio per favori personali o come regalo al più simpatico.

Il voto è prezioso se lo sappiamo utilizzare: non banalizziamolo mai e ridiamogli dignità.

 

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