Cinema - Filmati

“E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, è il titolo del film

segnalato da Sandro Russo

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Solo il titolo non mi è piaciuto di questo recente film di Pif (Pierfrancesco Diliberto), uscito-e-subito-scomparso dalle sale, visionato su Sky grazie al benedetto tam tam tra amici.
Parliamo di film sul sito, il più delle volte, per introdurre altri temi…
Come per altri film indicatori di tendenza, a metà tra l’interesse cinefilo e quello antropologico, è un film da prendere molto sul serio, malgrado il tono leggero, a tratti (amaramente) comico.
Qualcuno ha azzardato che potrebbe essere la risposta italiana a Don’t look up, il film di cui tutti parlano (visibile solo su
Netflix): la storia dell’asteroide che minaccia la terra, dove tutti sono troppo impegnati a scherzare e a divertirsi, i potenti persi nei loro deliri di potere, per affrontare seriamente la minaccia.


Altri film che per qualche verso il film di Pif richiama sono: Her (Spike Jonze; 2013), Tutta la vita davanti, (Paolo Virzì; 2008), Sorry We Missed You (Ken Loach; 2019); Playtime (Jacques Tati; 1967), con un richiamo addirittura a Ladri di Biciclette (De Sica, 1948). Per non dire della serie distopica Black Mirror (2012-2019 su Netflix). Tante citazioni, ma è un film assolutamente originale.
Interessanti le prove attoriali di Fabio De Luigi, dello stesso Pif e di Ilenia Pastorelli, l’indimenticabile Alessia di Lo chiamavano Jeeg Robot (Gabriele Mainetti; 2015).
Questa che segue non è una recensione, ma una interessante intervista ripresa da
la Repubblica, al regista (e attore) del film, seguita dal trailer ufficiale su YouTube.

Festa di Roma, Pif: “Mi sento in colpa per i rider se ordino una pizza”
di Arianna Finos da la Repubblica del 23 ottobre 2021

Il regista presenta ‘E noi come stronzi, rimanemmo a guardare’, in sala il 25, 26 e 27 ottobre

Una commedia distopica sul mondo del lavoro, una storia d’amore tra Fabio De Luigi e Ilenia Pastorelli: lui, autore dell’algoritmo che l’ha reso disoccupato, si ricicla come rider, lei, di professione ologramma, vende sentimenti in abbonamento. Due figurette struggenti e sperdute in un futuro orwelliano, il cui grande fratello è una multinazionale delle app che si chiama Fuuber. Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, porta alla Festa di Roma E noi come stronzi rimanemmo a guardare (Sky Original, Wildside, I diavoli), in sala il 25, 26 e 27 ottobre con Vision.

Iniziamo dal titolo.
“Cercavo un titolo forte, ed è una frase che si può applicare in tanti campi, in Italia, forse anche La mafia uccide solo d’estate poteva essere intitolato così, perché è un atteggiamento che noi italiani abbiamo, forse di più al Sud. Se avessi tolto la parola “stronzi”, non avrebbe avuto lo stesso effetto”.

Disegna un’umanità in preda alla solitudine, schiava della tecnologia e di lavori che la privano di senso e di dignità.
“È uno sguardo su quel che sta succedendo sul mondo del lavoro. Questa tecnologia fighissima, “be foolish”, “sii folle”, sii capo di te stesso, lavora quando vuoi tu, all’atto pratico spesso è solo un sistema per disperati. Questa modalità di lavoro si sta allargando non soltanto nel mondo dei rider. ‘E voi come stronzi rimaneste a guardare’ ce lo diranno i nostri figli. Io ho cinquant’anni, altri venti e poi com’è andata è andata. Ma questo sistema disperante colpirà i nostri figli e questo non possiamo permetterlo”.

Una notte da dottore e questo film, entrambi alla Festa di Roma, mettono al centro il lavoro dei rider, simbolo della contemporaneità.
“Consegnare le cose, pizze o altro, è un lavoro come un altro, anche ordinario. Ma lo hanno fatto diventare sgradevole se le condizioni di lavoro sono brutte, togliendo tutele, mettendo contratti in cui non sai quanto guadagni. Ora che so cosa c’è dietro mi sento in colpa a ordinare una pizza. In altri Paesi è un lavoretto per studenti, per arrotondare, per pagarsi gli studi. In Italia diventa il lavoro che manda avanti l’economia di una famiglia, con conseguenze drammatiche. Vedi gente che dovrebbe godersi la pensione ed è in bici a consegnare sotto la pioggia, perché se non lavori col maltempo ti penalizzano. Per il metodo Infinity Fuuber ci siamo ispirati a un progetto che esiste, quello di lavorare quattro ore e dormirne tre, ancora non l’hanno applicato ma ci si arriverà. Certe volte ci inventavamo app assurde e scoprivamo che poi esistevano. La realtà ci supera. Ci sono società condannate per sfruttamento del lavoro, nelle intercettazioni un amministratore delegato dice “non facciamo sapere fuori che abbiamo creato un sistema per disperati”. Non si può rinunciare alla tecnologia ma bussare al governo italiano ed europeo e dire mettiamo dei paletti… poi io la metto sulla politica ma questa è una commedia”.

Una commedia fantascientifica.
“Possiamo vederla avanti nel futuro, tra 40, 30, 20 anni, dipende dal grado di pessimismo. L’abbiamo scritta prima del Covid e ci sembrava lontana, con la pandemia il futuro si è accorciato, siamo vicini al presente. Specie nell’accettare, da utente, le condizioni che ci chiedono. Clicchiamo d’istinto, ma se avessimo la pazienza e il tempo di leggere le condizioni, per non restare fuori da un social, accetteremmo lo stesso”.

Si ride, ma la storia è anche un pugno allo stomaco.
“Mi piace la commedia politica, non partitica, non posso fare a meno del messaggio. Probabilmente uso la commedia per sdrammatizzare il mio essere bigotto col ditino alzato”.

La tecnologia ha un ruolo positivo nelle nostre vite.
“Certo, penso ai disabili, agli anziani, a mia madre che riesce a vedere la sua nipotina grazie alla app. Ma nel mondo del lavoro è la parte peggiore che prende il sopravvento”.

Di quali app è schiavo?
“Da pigro, di quelle che tagliano i tempi morti, car sharing, bonifici, acquisto di biglietti di treni e aerei”.

Qualcosa di più inutile?
“Ho comprato per 6 euro una app che registrava e riconosceva la natura del pianto di mia figlia neonata”.

Nel film ci sono le feste da ballo a tema nazifascista.
“Come le dicevo, la realtà ci supera. Penso all’aggressione alla sede della Cgil, di evidente matrice fascista: dire che non è chiara la matrice sembra una battuta dei Monty Python. Non sono fascisti da Piazza Venezia, c’è chi si dichiara “fascista del terzo millennio”; e allora io mi dichiaro “partigiano del nuovo millennio”. Se restiamo a guardare ci ritroveremo con la gente che tra trent’anni troverà divertente ballare su Faccetta nera non perché è fascista ma perché è cretina. E qualche fascista dirà che Mussolini ha fatto anche buone cose. Mentre scrivevo il film, Salvini al Papeete ballava con le cubiste Fratelli d’Italia. Non faceva il saluto fascista ma era quel mondo là. Ci ha pensato da solo a castrare la sua carriera, ma diamoci un minimo di contegno, mettiamo dei paletti anche su questo”.

Intervista a Pif di Arianna Finos, da la Repubblica del 23 ottobre 2021

Trailer ufficiale del film:

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YouTube player

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