Ambiente e Natura

Le aree marittime destinate alla pesca nelle acque di Ponza (prima parte)

di Tonino Impagliazzo

 

Il rapido ed elevato incremento della domanda di spazio marittimo per scopi diversi, come gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, lo sfruttamento per la estrazione di petrolio e gas naturale, il trasporto marittimo, le attività legate alla pesca, gli impianti di acquacoltura, il turismo, la conservazione degli ecosistemi attraverso le aree marine protette ha indotto la Comunità Europea, già da qualche anno, ad assumere decisioni rivolte a regolamentare la materia, istituendo un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo, che va sotto il nome di Direttiva 2014/89.

Alla luce di quanto indicato dalla Comunità Europea e fatto proprio recentemente dalla Regione Lazio, nella qualità di abitanti dell’isola di Ponza ci sentiamo in dovere di sottolineare il senso di appartenenza ed il legame profondo di questo territorio laziale alla “storia della pesca e alla cultura del mare”, per tradizioni, storie di lavoro e cultura che fanno di questo luogo un bacino culturale di rilevante spessore.

La Direttiva europea di cui detto in premessa (2014/89/UE) ha reso obbligatorio che gli Stati nazionali (tra cui l’Italia) avviassero un processo di pianificazione sull’ utilizzo dello spazio marittimo per le molteplici attività e per gli usi legati al mare. (All. A  pdf in fondo pagina)

La Giunta Regionale del Lazio in data 28-10-2021 (con delibera che va sotto il nome di Bleu Economy) ha definito il mare e lo spazio marittimo non più come un’area indistinta ma uno spazio dotato di regole chiare pensate per rispettarlo al meglio e per garantirne un utilizzo efficace e sostenibile.  (All. B  Bleu Economy in f.to pdf)

Prima di affrontare gli aspetti tecnici un po’ di storia

Il mare e la pesca sono stati negli anni, per Ponza, artefici di un percorso straordinario che, partendo dall’insediamento dei primi coloni, ha attraversato la storia connotandosi per quel lavoro duro e pionieristico che ha rappresentato costantemente il sostegno economico delle comunità isolane. Quelle stesse comunità che oggi, guardando indietro, devono sentirsi orgogliose dei propri avi che iniziarono la loro avventura utilizzando come prima dimora, intorno al 1700, rifugi e grotte ricavate nella roccia, soprattutto nella zona di Le Forna e Santa Maria.

Il pescatore di Ponza, proveniente dall’area Vesuviana e più in particolare dalle marinerie di Bacoli, Pozzuoli, Castellammare di Stabia, Torre del Greco, Ischia e Procida ha portato con sé quel carattere taciturno e tenace e tanta forza di volontà, che gli hanno permesso di costruire e migliorare le attrezzature per la cattura dei pesci, selezionare le aree marine destinate al lavoro e utilizzare tipologie di natanti che potessero resistere alla forza delle onde. In una parola applicare l’esperienza che si portava dietro nei mari del comprensorio delle isole ponziane (Ponza, Palmarola e Zannone) e oltre.

Fu anche un pescatore che volle arricchire la propria professionalità impegnandosi nelle nuove aree di lavoro della pesca alle aragoste, spostandosi prima a La Galite (di fronte la Tunisia) e successivamente in Sardegna (a Teulada, Cabras, Carloforte, Stintino, Porto Torres, la Maddalena, Olbia, Golfo Aranci, Arbatax e Villasimius), ritenendo che  le aragoste, trasportate a Marsiglia (esempio vivaio Sandolo) e commercializzate successivamente sul mercato di Parigi, potessero garantire i mezzi di sostentamento alle proprie famiglie.
Grazie alla pesca delle aragoste i ponzesi scoprirono straordinari banchi di corallo rosso, prima a La Galite e poi in Sardegna (a Villasimius, Arbatax, Stintino, Carloforte, Sant’ Antioco, Teulada, etc.), luoghi ove ancora oggi si pratica la raccolta del corallo.

Molti abitanti di Ponza considerano ancora il mare un’ importante fonte di lavoro e di reddito alla stregua del passato senza dimenticare come sia stato anche teatro di storie, vicende ed eventi di lavoro, sofferenze e lutti che hanno segnato la vita di molte famiglie, di tanti lavoratori e di proprietari di barche grandi e piccole.

Un pescatore, che tra i mestieri del mare, ha praticato la pesca alle acciughe e non solo con la cianciola, la pesca al merluzzo in inverno e quella del pesce spada in estate, con la tecnica del palangaro.

Oggi la pesca in questo segmento di mare, definito agglomerato ponziano, si esercita in funzione della diversità delle specie, delle quantità ittiche pregiate che vi domiciliano stabilmente, dei periodi stagionali nei quali è consentito operare, dei ridossi, dei fondali e dei pascoli vegetazionali presenti nelle aree sottomarine, e non ultimo, di quelle specie ittiche (tonni, pesce spada ed altri) che transitano nel  circondario dell’isola, su fondali marini tra i 40 e i 90 metri di profondità, detta demersale di medio fondale, mentre un’altra categoria di pesci, che vive e transita unicamente in superfice, detta demersale di superfice, costituisce il cibo essenziale alla categoria precedente ed è composta, di acciughe, sarde, sgombri, alalonghe, tonnarelli, calamari, etc., che vivono e transitano in abbondanza nei periodi di alta stagione, nelle vicinanze dell’isola.

Entriamo nel merito della  Direttiva europea 2014/ 89/UE

Per le ragioni sopra espresse e per quelle che hanno reso obbligatoria la “Pianificazione delle aree Marittime”,  intendiamo segnalare che l’agglomerato ponziano, in virtù  della ricchezza dei pascoli marini che lo circondano, delle varietà e della ricchezza delle specie ittiche che vi domiciliano, della diversità delle attrezzature che si utilizzano per la cattura, ed ancora per le caratteristiche ambientali dei pascoli e la presenza di molte specie ittiche pregiate, merita particolare attenzione.
Di conseguenza consigliamo che la “Pianificazione delle Aree Marittime” sia incardinata su due grosse branche:                                                           

a)-  Pianificazione delle Aree Stanziali (sotto-costa e intorno all’isola)
b)-  Pianificazione delle Aree Demersali (nelle vicinanze dell’isola)

1)- Le Aree Stanziali  comprendono quelle del sotto-costa e quelle viciniore all’isola utilizzate per la pesca delle aragoste, delle cicale e delle granceole, dei fragolini, delle pezzogne, degli zerri (rotondi), degli scorfani, delle triglie, del mollame (calamari, totani, polipi) ed altre ancora.

2)- Le Aree Demersali  sono quelle zone di mare leggermente elevate rispetto al fondo marino ove vivono, si riproducono e si alimentano molte specie ittiche, e tra queste i merluzzi, il pesce spada, i tonni, le verdesche, le acciughe e le sarde, le occhiate, gli sgombri ed ancora altre, nei periodi della primavera, dell’estate e dell’autunno.

Breve nota sugli habitat

Da qualche anno la società civile e le Direttive della Comunità Europea pongono in evidenza la ridotta attenzione dei cittadini e delle Istituzioni verso la tutela degli habitat naturali marini e terrestri.

La direttiva 2008/56/CE del Parlamento Europeo, nell’intento di favorire uno sviluppo sostenibile dei mari “attraverso un processo decisionale coordinato, coerente e trasparente” ha formulato alcuni suggerimenti sulla eco-sostenibilità degli habitat marini e terrestri.

Appartiene ai cittadini tutti promuovere ed pore in essere azioni concrete perché questi habitat siano effettivamente tutelati e messi al riparo da inquinamenti irrazionali e alquanto aggressivi, siano esclusi dalla immissione di sostanze tossico-nocive e non subiscano inquinamenti acustici eccessivi nel sotto- costa.

Regolamentare una “fascia di attenzione” potrà essere la risposta idonea per garantire al “ciclo della vita” che abita negli spazi di mare di essere tutelata nelle diverse specie ittiche che vivono e si riproducono in queste acque.

all. A Direttiva-Europea-2014-89-UE.-GU.L-257-del-28-08-2014.-1
all. B Bleu-Economy-Delibera-Regione-Lazio-1

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