di Giuseppe Mazzella
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E’ passato Natale e l’anno sta per finire. L’inverno e il freddo spingono alla malinconia e acuiscono le criticità. Anche il Covid, che malauguratamente sta guadagnando posizioni giorno dopo giorno, fa temere per il prossimo futuro.
L’inverno sembra entrato anche nei nostri cuori e nei nostri orizzonti.
Di questa stagione non molto amata ci parla con sottile sensibilità Emily Dickinson nella sua composizione tradotta da Silverio Lamonica (leggi qui); Franco De Luca, nelle sue “dirette dall’isola” (leggi qui), racconta non solo lo scenario ambientale, ma i moti dell’animo isolano che inclina alla tristezza e alla perdita di speranza.
Delle difficoltà di vivere in un’isola scrive ancora Vincenzo Ambrosino, sottolineando in una “Lettera aperta” i gravi disagi ai quali vanno incontro i malati d’urgenza e le loro famiglie e lamentando il mancato collegamento via elicottero tra Ponza e Formia, luogo di primo approdo di quasi tutti gli isolani, città nella quale fra l’altro di recente è stata inaugurata una elisuperfice proprio per questa finalità.
In questo clima accorato Paolo Iannuccelli rievoca la figura di Giuseppe Tricoli (leggi qui), prematuramente scomparso nove anni fa. Affabile, impegnato a collaborare nella soluzione dei tanti problemi dell’isola, era sempre in prima fila. Nel corso degli anni, nei vari incontri che ho avuto con lui nel suo studio di Sant’Antonio, appena entravo, lasciava perdere il lavoro di commercialista, per mostrarmi con entusiasmo le sue ultime “scoperte” in libri e in immagini della nostra terra. Conversazioni nutrite dal nostro comune sentire di conoscere di più di Ponza. Quando, nel 2008, organizzammo la mostra storica-iconografica “Ri-conoscere Ponza”, regalò una bellissima foto dell’Amerigo Vespucci, da lui scattata al largo di Palmarola, che andò ad arricchire la manifestazione.
La cura della memoria e delle nostre tradizioni – lui era particolarmente preparato nel settore mare e imbarcazioni d’epoca, delle quali aveva un catalogo meticoloso e sempre aggiornato – era il tratto saliente del suo carattere, un modello a cui guardare in questi tempi di grande confusione e di smemoratezza
Cura della memoria e del territorio. Un bell’esempio ci viene dal Presepio di Sant’Antonio (leggi qui) descritto da Martina Carannante, per il quale due “volontarie” e tanta passione hanno saputo ingentilire un angolo del centro, con i suoi alberi ultrasettantenni, che una preziosa nota storica di Rosanna Conte ci fa meglio conoscere e ammirare.
Tra le belle notizie della settimana la laurea magistrale di Marika Caruso in Biotecnologie cellulari e molecolari all’Università di Trento, con una tesi sullo “Sviluppo di mini organi in 3D per lo studio del tumore al seno” (leggi qui). Auguri e complimenti ancora.
Tra quelle negative la scomparsa proprio ieri a Natale di Lucia Scotti, madre del dottor Biagio Vitiello (leggi qui).
Ho avuto modo di frequentare la sua casa al tempo in cui, assieme al marito Filippo che aveva dismesso l’attività di fanalista ed era andato in pensione, si dedicava ad una sobria attività di ricezione turistica con una signorilità che l’ha sempre contraddistinta. Mi unisco al dolore della famiglia, e al rimpianto per la perdita di una delle ultime ponzesi che hanno contribuito a far conoscere e amare Ponza.
Nostalgia del “buon tempo antico” ci viene, poi, dagli auguri di Maria Conte da Padova e dalla poesia dall’Africa di Dante Taddia (leggi qui) e dalle musiche e parole struggenti e piene di fascino regalateci da Tonino Esposito (leggi qui), nonché dai ricordi letterari e politici di Ischia di Giuseppe Mazzella di Rurillo (leggi qui).
Ci solleva un poco da questo grigiore invernale il reportage fotografico del bravissimo Dimitri Scripnic, (leggi qui) che racconta il nostro mare d’inverno, non solo come ulteriore invito alla bellezza, ma come suggerimento da offrire al turismo in cerca di sempre nuove emozioni.
In ultimo lascio il pezzo di Pasquale Scarpati (leggi qui), che ci parla in questa puntata di ricordi d’infanzia, ma mettendo il dito sulla piaga di una delle calamità naturali dell’isola: il dissesto idro-geologico. Fenomeno che è direttamente proporzionale alla mancanza di cura e di protezione dell’ambiente, un argomento oggi sulla bocca di tutti, ma che i nostri antenati risolvevano quotidianamente con impegno, in silenzio e senza stucchevoli e interessate propagande. Interessate perché tali propagande vengono sostenute da contributi che non sempre producono gli effetti desiderati.
A Ponza, diciamolo chiaramente, la situazione della mancanza di cura sta stravolgendo tutto. Non solo la tenuta del territorio, ma lo stesso vivere civile. Un fenomeno che con l’avvicinarsi della scadenza elettorale di primavera non fa che accentuarsi.
Come appare anche dai contributi sul nostro sito, aumentano i mugugni, le lamentele, le sorde rivalità, i programmi di impossessarsi della guida politica, senza proporre un possibile programma.
I problemi ai quali siamo chiamati sono enormi, a cominciare proprio dalla tutela e valorizzazione delle nostre bellezze naturali. Non abbiamo più tempo per continuare a dividerci. Già siamo pochi e contiamo pochissimo; occorre unire le forze, individuare gli obiettivi possibili e impegnarci tutti assieme per realizzarli.
Per far questo è necessaria una condivisione in uno scambio produttivo di opinioni e pareri, dai quali trarre fuori il meglio. Questo non è un programma, ma una necessità ineludibile. A questo è indispensabile aggiungere una collaborazione con la vicina Ventotene, che sembra invece ancora così distante, non essendoci fino ad oggi un collegamento regolare tra le nostre due isole.
E ancora è essenziale armonizzare le politiche sociali e turistiche con tutti i centri della costa antistante. Quello che appare molto probabile è che se continuiamo ad andare avanti così, la nostra isola si aggiungerà purtroppo ai tanti paesi semi-abbandonati che in Italia aumentano anno dopo anno e non essere più una comunità con una storia e delle tradizioni, ma uno dei tanti banali villaggi turistici.
Per tutte queste ragioni mi auguro che questo inverno, con la maggiore disponibilità di tempo da parte di tanti, si possa dare inizio ad un dialogo costruttivo. Che l’inverno ci porti consiglio!
