di Silveria Aroma
– Avevo sei anni, mi sono perso in un bosco. Vi ho trascorso tutta la notte e all’alba, mentre percorrevo un sentiero alla ricerca della via di casa, sono inciampato in uno gnomo…-
Poche parole, quasi da fiaba, per aprire la breve intervista al mio caro amico (e un tempo professore) Gianni, al secolo Giovanni Netto.
Il mio maestro di Interpretazione ambientale ed io ci siamo incontrati a Ponza, ai tempi del corso di formazione per guida naturalistica legato al Parco Nazionale del Circeo…
In un secondo tempo ho continuato a seguire le sue lezioni fra i boschi e i monti d’Abruzzo.
L’articolo di Assoguide prosegue e cita l’opera di Gianni, Interpretazione Ambientale. Un approccio sistemico alla gestione ed educazione per la tutela del patrimonio naturale e culturale, libro che ho avuto il beneficio di leggere prima che venisse pubblicato; scoprendo molto più tardi, e con grande sorpresa, il mio nome nell’elenco dei ringraziamenti.
Cosa intende Gianni con interpretazione ambientale?
In estrema sintesi tutto quel che riguarda il patrimonio naturale, culturale e storico; dalla natura selvaggia a quella “addomesticata”, dai paesi ai siti archeologici, dalle tradizioni popolari alla storia sia quella scritta ufficiale sia quella narrata dalla gente.
– Giovanni Netto, socio di Assoguide, racconta, alla sua inconfondibile maniera, lo sbocciare del suo amore per la natura. Amore che ha poi trasfuso nella sua professione, iniziata nei primi anni ’80 prima come istruttore di alpinismo e membro della commissione nazionale per la tutela dell’ambiente montano del Club Alpino Italiano, poi come guida e operatore del turismo ambientale. Le sue pionieristiche sperimentazioni di accompagnamento ed educazione ambientale le svolge nel Parco Nazionale del Circeo, dove fonda la cooperativa Melacotogna. Si laurea in Scienze Agrarie, poi va negli Stati Uniti per perfezionarsi in interpretazione ambientale.
Tornato in Italia comincia a muovere i suoi passi nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise dove contribuisce alla nascita del Servizio Educazione e Interpretazione Ambientale. Qui dirige anche il Centro di Esperienze per la Natura che diventa presto un punto di riferimento per la formazione e l’aggiornamento di moltissime guide provenienti da tutta Italia. Nel 1998 fonda l’INEA (Associazione Italiana Interpreti Naturalistici Educatori Ambientali) di cui è presidente e con cui realizza oltre 30 piani di interpretazione, seminari di formazione.
Nel 2019 pubblica ‘Interpretazione Ambientale. Un approccio sistemico alla gestione ed educazione per la tutela del patrimonio naturale e culturale’, un manuale rivolto alle guide, ai tecnici e ai semplici appassionati che, per mestiere o per passione, vogliano mettersi in relazione profonda e significativa con il proprio patrimonio naturale e culturale.
Dal 2009 è responsabile del Servizio Educazione del Parco Nazionale del Circeo dove, tra le altre cose, da oltre dieci anni sperimenta, in collaborazione con la ASL di Latina, attività in natura di riabilitazione rivolte a bambini e bambine con problemi relazionali dovuti all’eccessivo uso di tecnologia e spazi chiusi. “Ciò che mi ha accompagnato per tutta la mia professione – afferma Giovanni quando ripercorre la sua lunga e intensa carriera – è una visione di sistema, ovvero la ricerca e condivisione gioiosa delle relazioni che tengono insieme la vita e ne fanno la sua vera sostanza”.
Oggi, a 62 anni, con immutata energia ha fondato con alcuni giovani un ecovillaggio in Basilicata che sarà anche centro di formazione, aggiornamento e sperimentazione per attività di educazione e interpretazione ambientale. –
Del libro di Gianni ho scelto di proporre uno dei piccoli passaggi a margine, un tratto di scrittura meno tecnica e meno per addetti ai lavori, uno di quelli che l’autore racchiude nella definizione: BOX, le mie esperienze.
L’odore delle pietre
Non dimenticherò mai quell’anziano che intervistai a Civitella Alfedena, un paesino antico, di quattrocento anime, arroccato sulla cresta dei monti del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Era seduto a prendere il sole sulla panchina, in piazza; mi sedetti affianco a lui e gli parlai del mio lavoro, chiedendogli cortesemente di raccontarmi cosa faceva e cosa aveva fatto lì nel paese, per capire, dalle sue parole, quali esperienze potessi proporre ai visitatori. Mi raccontò un po’ della sua vita. Mi disse che era emigrato in Scozia per lavorare e che lì era rimasto per molti anni senza poter far ritorno al suo paese natio.
Di tutto il suo racconto e delle risposte che diede alle mie domande, la frase che è rimasta impressa in maniera indelebile nella mia mente, e che ha profondamente cambiato il mio modo di vedere il paesino, e non solo, è stata questa: “La cosa che più mi mancava quando ero in Scozia era l’odore delle pietre del mio paese dopo una pioggia”.
Da allora mi sono reso conto di quanto sia potente ed evocativo il paesaggio aromatico dei luoghi e, soprattutto, ho imparato a trarre da queste esperienze olfattive informazioni, ispirazioni, sensazioni da rivivere e trasmettere alle persone che guido.
Ho vissuto venti anni a Civitella Alfedena, lavorando come Guida Interprete e Formatore per il Parco Nazionale d’Abruzzo e, ora che non ci vivo più da dieci anni, se chiudo gli occhi emergono, dal profondo della mia anima, meravigliose esperienze di foreste, orsi, vette e visitatori da me accompagnati e, sopra e dentro tutto questo, il profumo d’inverno di Civitella Alfedena, fatto di pietre bagnate e legna al camino.
E ancora, si legge nelle prime pagine:
Le chiese, i templi greci sono simulazioni di boschi antichi dove avvenivano i riti; le grandi colonne rappresentano gli alberi con i loro capitelli/chiome, le grandi volte il cielo con il sole e le stelle. Tutto questo giunge fino a noi e ci appartiene, come interpreti/sciamani di natura e cultura.
Ringrazio Gianni per avermi fatto dono del suo prezioso libro (come di molti altri) e per le foto inviate per completare l’articolo. A ciascuno il proprio modello ideale…