Ricorrenze

Per l’otto dicembre (3). I giovani dell’Immacolata

di Francesco De Luca

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Chi sono? A chi si riferisce l’espressione? Giovani poi… e dove sono?
Fermi… fermi tutti. Faccio chiarezza, per quello che posso.

L’ espressione ‘i giovani dell’Immacolata’ (i giuvene d’a ’Mmaculata) l’ho data nel libro ‘Chiena ’i mare’ con la poesia Nuie d’a ’Mmaculata, appunto.

Nella poesia ho riproposto la frase coniata per identificare il gruppo di bambini, ragazzi, giovani (rigorosamente maschi, come esigeva quella prassi) che, dopo la morte di don Luigi Dies (1973), perseguì le sue modalità liturgiche.
Da quell’anno fu nominato parroco don Michele Colaguori. Che trovò la parrocchia piantata sulla struttura organizzativa e gestionale datale da don Luigi.

Quella struttura aveva scarsa propensione alla trasformazione.
a) – perché operava in parrocchia l’Istituto delle Suore del Preziosissimo Sangue, che dirigeva l’Azione Cattolica femminile. Il suo fare seguiva le direttive di don Luigi.
b) – A Santa Maria, nella parrocchia di san Giuseppe, officiava don Salvatore Tagliamonte. Il quale era cresciuto in corpo e fede sotto l’ala di don Luigi.

Non c’era possibilità di cambiamento. Don Michele non doveva che seguire il già segnato percorso della catechesi, della liturgia e della pastorale. Tutto l’anno liturgico era cadenzato dalle ricorrenze religiose che trovavano riti, celebrazioni, ma anche supporti e attrezzi nel mondo secolare. Ma soprattutto operava la motivazione del corpo dei fedeli, che anticipava e seguiva le direttive parrocchiali.

Tutto bene allora? No, in questo disegno idilliaco strideva il malumore di don Michele. Che trovò nei ragazzi e nei giovani dell’Azione Cattolica un organismo organizzato. Nel senso che era stato irreggimentato intorno ad un ideale di gioventù, estraneo al suo pensiero. Ugualmente distante gli era la visione della vita parrocchiana.

Si ebbero malumori, contrasti e da lì… i giuvene d’a ’Mmaculata solidificarono l’identità, la rafforzarono, diventando una ‘presenza’ fisica e culturale. In loro forte era il richiamo della tradizione nei riti, nei canti, nelle rappresentazioni liturgiche. Ancorché separati, perché nel frattempo si era cresciuti, lontani dall’isola, perché anche questo era accaduto, la spinta a ritrovarsi rimase salda. E si concretizzava specialmente nel giorno dell’otto di dicembre, per l’Immacolata.

La sua carica ha superato la prova da quegli anni fino ad oggi. Senza riuscire a generare un ricambio generazionale. Che non c’è stato, lo dico con rammarico. E si vede!

Oggi di quei giovani rimangono quattro – cinque soggetti, tutti ammaccati.
Attestano una ‘fede’ questo sì. La presenza non è di parata, e non vantano meriti. Sono testimoni di un fervore, gettato nel loro cuore, e lì ancorato. Canta spedito, questo fervore, affinché la devozione possa trovare in ogni animo il suo alimento, e l’aspirazione alla purezza alimenti un sentimento appagante come un eterno sospiro.

Nota
Isola di Ponza, parrocchia dei santi Silverio e Domitilla; parroco don Luigi Maria Dies n. a Gaeta, 1912, m. a Roma, 1973 ).

Eterno sospir (con coro):

Eterno Sospiro

Con l’angelo del cielo
Innanzi a te
Sussurro il mio saluto – Ave
L’affido ai venticelli
Dell’innocenza
L’affido all’uragano
Della potenza

Te lo ripete il sole
Che indora il mondo
Te lo ripete il vespro
Calmo e profondo
Delle onde sulle corde
L’uomo di mare
Quando gli arrivi o Stella
Lo vuol cantare

E chi di fango in terra
Pur ti somiglia
Piangendo ti ripete
Ave di Dio o figlia

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