Turismo

Un turismo sostenibile per Ponza: ne parliamo con Marco Di Folco (2)

di Rosanna Conte

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Per la prima parte, leggi qui

La prima parte dell’intervista a Marco ha messo in evidenza le ragioni della sua tesi di laurea in Economia sul tema del turismo a Ponza. Continuiamo il colloquio sulla sua esperienza.

Domanda: Ma come si è sviluppato il turismo a Ponza?
Risposta: Come è emerso dalle diverse testimonianze che ho raccolto, non sono stati i ponzesi a scegliere di fare turismo. Se lo sono ritrovato in casa come un fenomeno naturale: è stata la bellezza dell’isola che ha generato l’attrazione turistica. I ponzesi, piuttosto impreparati, hanno dovuto improvvisare un’offerta con una scarsa organizzazione espressa per lo più a livello individuale. L’assenza di un’offerta delineata e organizzata ha costituito un problema che si è ripercosso negli anni, tant’è che ancora oggi, la criticità principale che emerge è proprio l’individualismo.

D: Perché l’individualismo costituisce un problema e non una risorsa?
R: Perché l’individualismo genera un’assenza di collaborazione e organizzazione collettiva che pesa enormemente sulla creazione di un proposta turistica in linea con quelle che sono le potenzialità e le possibilità dell’isola.

D: Chi hai intervistato?
R: Albergatori, affittacamere, agenzie immobiliari, agenzie di viaggio, gestori di ristoranti, bar, negozi, noleggio barche e noleggio motorini, in tutto una ventina

D: E da loro sono venute proposte per superare questa situazione?
R: Tra le varie proposte ricevute, c’è quella dell’associazionismo. Sarebbe un’idea valida creare un’associazione dei noleggiatori, una dei ristoratori, una dei pontilisti. Esiste già quella degli albergatori. Questo sicuramente aiuterebbe a collaborare e ad unire le forze per promuovere novità, idee. Aiuterebbe, ad esempio, ad impostare un certo standard dell’offerta che vada rispettato. E, cosa da non trascurare, aiuterebbe ad avere un rapporto più forte e diretto con l’amministrazione.


Cooperativa Barcaioli Ponzesi

D: Quali altri aspetti macroscopici caratterizzano l’attività turistica a Ponza?
R: Il turismo a Ponza è stagionale, si concentra nei mesi di giugno luglio e agosto, con qualche eccezione a maggio e a settembre, ma effettivamente il periodo di maggiore affluenza turistica è concentrato tra la seconda metà di luglio e il mese di agosto. Questa stagionalità porta al fenomeno dell’esodo invernale, che ha sempre caratterizzato Ponza, in quanto al termine della stagione estiva tutte le attività, eccetto quelle essenziali, chiudono, generando una vera e propria desolazione sull’isola.

D: La stagionalità e l’individualismo  possono rendere precario lo sviluppo delle attività turistiche?
R: Sì, perché impediscono di fare sistema e riducono i margini di profitto.

D: Un turismo unidirezionale, come quello ponzese, che è solo balneare e che è caratterizzato dalla limitazione temporale della stagionalità e dall’azione autonoma dell’individualismo potrebbe andare in crisi oppure le bellezze di Ponza possono essere sempre una garanzia?
R: No, non direi. Pensiamo a cosa è successo con il Piano di Assetto Idrogeologico del 2011, che ha portato alla chiusura del 90% delle coste dell’isola, impedendone la fruizione e limitando così le possibilità turistiche dell’isola. Chiaia di Luna ne è l’esempio lampante, una delle spiagge più belle d’Italia, che non è più agibile ormai da vent’anni per via del pericolo frane. Diciamo che non possiamo affidarci alla sola bellezza, perché la natura, tradita da noi, potrebbe tradirci.

D: Indubbiamente il PAI ha ridotto di molto le possibilità di accedere alle spiagge
R: E  rappresenta un grande limite per Ponza perché ad oggi le spiagge accessibili sull’isola sono solamente due, mentre tutto il resto della costa è esplorabile esclusivamente via mare, con il divieto di approdo agli arenili; quindi le possibilità del turista di esplorare l’isola sono vincolate dalla necessità di avere una barca che, nel periodo di alta stagione (quindi dalla seconda metà di luglio alla fine di agosto) è praticamente impossibile trovare se non la si prenota con ampio anticipo. Uno dei problemi più grandi è rappresentato proprio dal fatto che quando non hai la barca e non puoi andare per mare, non vi sono attività alternative.

D: Probabilmente, tutti ritengono che sia solo il mare ad attirare i turisti.
R: Infatti. Tutti gli operatori sono concordi nell’affermare che il mare e le risorse naturali-paesaggistiche siano i veri motivi che spingono a preferire le nostre isole ad altre mete turistiche. Però non si pongono il problema di come preservare la variabile ambientale. Attualmente Ponza si ritrova ad essere al centro di un’oasi naturale, come Palmarola, di un Parco, quello del Circeo con Zannone, di riserve marine presenti a Ventotene e Santo Stefano. Con un po’ d’intelligenza si potrebbe razionalizzare la grande offerta ambientale che nel suo insieme le isole Ponziane possono dare. E’ una risorsa di inestimabile valore che potrebbe creare sicuramente nuova occupazione

D: Fra gli operatori che hai intervistato c’è la percezione di un calo turistico oppure no?
R: Dall’analisi fatta dagli operatori turistici, la tipologia del turista che viene a Ponza è peggiorata ed è diminuito il flusso turistico negli ultimi venti anni.

D: Quali sono i punti dolenti secondo loro?
R: Un problema sentito è la sporcizia e la scarsa organizzazione nella raccolta dei rifiuti, i collegamenti interni e quelli con la terraferma.

D: Sono problemi che attengono alle responsabilità dell’amministrazione
R: Sì. Tra l’altro lamentano di non sentirsi coinvolti dall’amministrazione nella pianificazione degli interventi e delle attività.

D:  Se sono abituati all’azione individuale, è difficile farsi ascoltare
R: Ed è anche difficile che si organizzino.


Nota
Immagine di copertina e qui sopra: cartelli di attenzione all’ambiente, che utilizzano la famosa frase:
“Leaving nothing, but footprints…
Taking nothing, but memories…”

“Non lasciare nulla… solo le tue impronte
Non portar via nulla… solo ricordi”

[Un turismo sostenibile per Ponza (2) – Continua]

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