Ambiente e Natura

Parco, daini e alieni

di Piero Vigorelli

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 A proposito della “questione  daini”, Piero Vigorelli ci invia due suoi recenti testi. Il primo, sul fatto che il Parco agisce fuorilegge. Il secondo, più sinteticamente, di cronistoria.
La Redazione

PER FARE CHIAREZZA…. IL PARCO E’ FUORILEGGE SE UCCIDE I DAINI
di Piero Vigorelli

I moltissimi amici dei daini ci chiedono: il Parco può uccidere i daini? Le leggi glielo consentono?

Vediamo insieme come stanno le cose.

  • La legge n. 394 del 6 dicembre 1991 (è la legge quadro sulle aree protette) stabilisce che nei Parchi è vietata la cattura e l’abbattimento della fauna. Questo è il principio generale. Tuttavia sono consentiti prelievi della fauna e abbattimenti selettivi, – se adeguatamente motivati per ricomporre accertati squilibri ecologici.
  • La deroga è consentita, – se è prevista nel Piano del Parco e nel Regolamento del Parco.
  • Per capire meglio, il Piano del Parco è un po’ come i Dieci Comandamenti, perché stabilisce cosa s’intende fare nel territorio per tutelare i valori naturali, ambientali, storici, culturali e antropologici.
  • Se il Piano e il Regolamento non sono in vigore, il Ministero dell’Ambiente (oggi della Transizione Ecologica) può approvare un piano di controllo della fauna come “regolamento stralcio”.

L’Ente Parco Nazionale del Circeo è in regola con quanto prevede la legge?

  • L’Ente PNC è stato istituito con legge n. 179/2002 e con DPR (decreto Presidente della Repubblica) nel 2005.
  • La già citata legge 394/1991 stabilisce che il Piano del Parco deve essere adottato entro 18 mesi dalla costituzione dell’Ente Parco e il Regolamento entro sei mesi dall’approvazione del Piano del Parco.

E’ invece un fatto che…

  • Alla data odierna, il Piano del Parco non è stato ancora adottato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. I testi sono pronti, la procedura è stata fatta, ma non c’è ancora l’approvazione definitiva.
  • Quindi l’Ente PNC non ha in vigore il Piano del Parco e, tanto meno, il Regolamento del Parco (anche se il testo è stato già predisposto).

Il fatto che l’Ente PNC non abbia il Piano del Parco e il relativo Regolamento, la dice lunga sulla mala gestio del PNC. Sono infatti trascorsi 16 anni, e non i previsti 18 mesi per l’approvazione del Piano del Parco, che è stato adottato dalla Regione Lazio solo nel luglio 2017 (ma non basta).

Ed allora, per attuare e rendere operativo il Piano di Controllo del Daino (alias mattanza) il Ministero dell’Ambiente ha, almeno, approvato il “Regolamento stralcio”?

Il Parco del Circeo si vanta a squarciagola di aver avuto l’OK dal Ministero dell’Ambiente.

In verità, esiste una lettera del Dott. Antonio Maturani, dirigente delle Aree Protette del Ministero, in data 13 aprile 2017, nella quale “si invita codesto Parco a voler operare il previsto controllo del daino con la massima efficacia”.
Tutto qui.

La lettera, infatti, ha più la forma (e la sostanza) di un “invito”, di un “sollecito”, piuttosto che di un’approvazione del “Regolamento stralcio”, sostitutivo dell’assenza del Piano del Parco e del Regolamento del Parco del Circeo.

Un regolamento stralcio, nelle dovute forme, era stato ad esempio approvato dal Ministero per le operazioni di controllo del cinghiale nel Parco Nazionale del Gran Sasso o per il controllo del cervo nel Parco Nazionale dello Stelvio.

Ne consegue, a mio avviso, che il Parco è fuorilegge se intende fucilare i daini, non avendo un Piano del Parco e un Regolamento interno, che gli consentirebbero di operare per il controllo del daino, e non avendo neppure un “Regolamento stralcio” sostitutivo delle sue annose manchevolezze nella gestione.

CHI SONO I RESPONSABILI IRRESPONSABILI? NON PUO’ AUTOASSOLVERSI CHI HA CREATO I DANNI
di Piero Vigorelli

Il Parco del Circeo sostiene che i daini ormai sono troppi e che fanno danni alla biodiversità.
Quindi, per risolvere il problema, si pone mano ai fucili e se ne ammazzano 500 l’anno. Così, tanto per gradire.

PRIMA QUESTIONE: si sa esattamente quanti siano i daini?
No, non si sa.ì

Dal 1953, quando sono stati introdotti circa 350 o 400 daini nel Parco – nessuno sa quanti erano –, non è mai stato fatto un  censimento dei capi. In questi ben 68 anni, i molti responsabili del Parco hanno ragionato (forse) a capocchia (sicuramente) sul numero dei daini.

Il famigerato “Piano Gestionale di Controllo del daino” afferma che nel 2015 la “popolazione stimata” era di 1.268 daini… Poi, il 26 novembre 2020 un comunicato del Parco ha elevato la cifra a 1.767 capi. Infine, il 22 ottobre 2021, sempre per il Parco i daini sono quasi 1.800… Siamo ai numeri del Lotto.

SECONDA QUESTIONE: chi, nel passato, avrebbe dovuto controllare e gestire i daini?
Questo si sa, non sono stime campate in aria.

Andando alle origini del Parco, nato nel lontano 1934, la gestione era dell’ASFD (Azienda di Stato per le Foreste Demaniali) e il controllo era della “Milizia Fascista Forestale”.

All’epoca i daini non c’erano, ma comunque la legge 285/1934 poneva il divieto di caccia e pesca nel territorio del Parco, – salvo concessioni a pagamento. All’epoca, nel Parco i “privilegiati” sparavano agli animali. Il Parco organizzava anche battute di caccia, contro i cinghiali, le volpi e gli “animali nocivi” (così recitava una relazione dell’ASFD).

E’ tuttavia molto interessante notare che la Commissione (organo direttivo del Parco) era composta da un prof. di zoologia, un prof. di botanica, un prof. di geologia, un delegato del Ministero per l’Educazione, il comandante della Milizia, un delegato dell’Ente nazionale delle industrie turistiche, un delegato del Touring Club.

Il Parco aveva quindi due missioni: tutela dell’ambiente (con i prof.) e vocazione anche turistica… Non era un museo chiuso, come invece lo è adesso.

Di seguito, nel corso degli anni, la gestione del Parco del Circeo è stata affidata a vari Enti, come ad esempio il CNR (Centro Nazionale della Ricerca) o ad alcuni Commissari ad hoc.

La gestione era piuttosto “alla carlona” e imbarazzante. Nel 1972, in una mia inchiesta sui Parchi pubblicata dal settimanale “Tempo Illustrato”, due Maestri dell’ambientalismo, Fulco Pratesi e Antonio Cederna, hanno testimoniato che nel Parco si sparava, che venivano gettate esche avvelenate e che sarebbe stata cosa buona e giusta abolire il Parco del Circeo.

Nel 1953 sono arrivati i daini, a scopo di tutela e di allevamento della specie.

Sono stati rinchiusi in un’area recintata di circa 400 ettari e poi – è scritto nel famigerato “Piano di Controllo” -, “intorno agli anni ’90 del secolo scorso, si è cercato di restringere i daini verso una metà di quello che oggi viene comunemente chiamato “Parco daini”, facendo supporre che probabilmente la specie fosse già fuoriuscita dal recinto di contenimento qualche anno prima”… Ecco un’altra supposizione!

Sempre il famigerato “Piano” ammette che, in quel periodo, “verosimilmente ogni anno potrebbero essere stati prelevati circa 40-60 daini, destinati ad allevamenti esterni all’area protetta. La rimozione dei daini avveniva prevalentemente tramite cattura ed è continuata per circa un ventennio fino al biennio 2008-2009”.
In quel periodo, quindi, i daini sono fuggiti dal recinto che avrà avuto bei buchi mai sistemati. Nel frattempo, un po’ di daini sono stati prelevati e portati altrove.
Insomma, il passato remoto ha poche luci e molte ombre.

TERZA QUESTIONE: chi, negli anni recenti, avrebbe dovuto controllare e gestire i daini?
Adesso è tutto molto chiaro.

Prima c’era l’ASFD, poi il CNR, poi il Parco, che negli ultimi anni è stato guidato dal gen. Salvatore Armando Bellassai, ex Sindaco di Sabaudia, che ne ha rette le sorti fino al 2007.

Nel 2007, infatti, termina l’iter per passare da Parco a “Ente PN del Circeo”.

Il primo presidente dell’Ente PNC è Gaetano Benedetto, che è rimasto in carica per 11 anni e 7 mesi, dal 2007 al 2019, come presidente, poi come commissario e di nuovo presidente. Oggi è il direttore generale del WWF.

Quasi 12 anni nei quali Benedetto ha fatto il bello e il cattivo tempo, prima insieme con il direttore Giuliano Tallone, poi con un interim a un ufficiale della Forestale, infine con quel Paolo Cassola che ha iniziato a rendere operativo il famigerato Piano di Controllo del Daino.

Sia durante la gestione commissariale del gen. Bellassai e sia nei primi anni del presidente Benedetto, il problema dei daini, della loro fuga dal recinto, del loro soprannumero, del controllo della specie, è stato in sostanza bellamente ignorato.

Solo nel 2015 l’Ente PNC si sveglia dal lungo letargo e pone il problema dei daini. Nel gennaio 2017 il Consiglio Direttivo dell’Ente, ridotto ai minimi termini, approva il famigerato “Piano di Controllo” (tre voti a favore e uno contro, il mio).

Poi arriva un nuovo Consiglio Direttivo, arriva un nuovo presidente (il gen. Antonio Ricciardi) che si dimette (schifato) dopo un annetto e un paio di mesi fa arriva il nuovo presidente, Giuseppe Marzano.
Nello stesso tempo, è ormai quasi un anno che il PNC non ha un direttore ed ha nella dirigente Ester Del Bove un direttore ad interim.
Costei avrebbe poteri limitati all’ordinaria amministrazione, ma in realtà va ben oltre e combina parecchi guai. Infatti, è lei che predispone i tre ipocriti bandi di gara per le adozioni dei daini che sono stati fallimentari, ed è sempre lei che ha predisposto i tre avvisi pubblici per la ricerca del nuovo direttore del Parco, che il Ministero della Transizione Ecologica (ex Ambiente) ha bocciato perché non conformi alle leggi… Siamo alla farsa!

Quanto ai membri del Direttivo, quattro rappresentano i Comuni dell’area Parco (Latina, Sabaudia, San Felice Circeo e Ponza), e altri quattro sono stati indicati dal Ministero dell’Ambiente, da quello delle Politiche Agricole, dalle Associazioni ambientaliste e dall’ISPRA (Istituto Superiore per la protezione e la Ricerca Ambientale).

Essendo stato membro del Direttivo quando ero Sindaco di Ponza, posso testimoniare che quest’organo è stato sempre concepito come mero “ratificatore” delle decisioni prese dai vertici del Parco, cioè dal Presidente e dal Direttore.
Anche chi era arrivato con le migliori intenzioni, come i rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e delle Politiche Agricole, via via si è disilluso, ha iniziato a non partecipare alle riunioni e si lamentava di non aver ascolto nel Ministero che pure li aveva designati per quell’incarico.
Di solito era silente il delegato dell’ISPRA, cioè dell’Ente pubblico che la dirigenza del Parco utilizza come “scudo” per giustificare la mattanza dei daini, nonostante l’ISPRA abbia semplicemente un ruolo di consulenza, certamente importante, ma non assolutistico o vincolante.
L’ISPRA non è la Guida Suprema (ﺭﻫﺒﺮﻱ ﻣﻌﻈﻢrahbar-e moʿaem) dietro la quale il Parco del Circeo è tenuto ad accucciarsi. E non può essere neppure un alibi.

Infine e da ultimo, c’è il ruolo avuto nella vicenda daini dell’Istituto Oikos, che ha redatto (ben pagato) il famigerato Piano di Controllo del daino. E come se non bastasse, il Parco ha affidato proprio all’estensore del Piano, Daniele Paoloni, il compito (ben pagato) di gestire le fasi operative della mattanza e di promuovere una campagna di persuasione dell’opinione pubblica sulla necessità di uccidere i daini.

Siamo al Minculpop mussoliniano o al Glavit staliniano.

Stando così le cose, la dirigenza del Parco non può fare spallucce, non può auto-assolversi per i suoi errori.

 Il Parco è un Ente pubblico, è finanziato dai contribuenti, ha speso male i soldi ricevuti, è colpevole di non aver controllato la popolazione dei daini, – arrecando danni alla biodiversità in una Foresta Demaniale la cui cosiddetta “naturalità” era già stata tragicamente compromessa da iniziative scellerate dell’ASFD ed è continuata impunita con l’incuria e l’ignavia dei successori al vertice del Parco.

 Sul banco degli imputati non ci devono essere i daini, ma chi negli anni ha così mal gestito il Parco del Circeo.

 

 

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