Ambiente e Natura

Halloween o “Cicci muorti”?

proposto da Alfredo Scotti

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Riceviamo in redazione da Alfredo che ha piacere di partecipare ai lettori di Ponzaracconta le sue interessanti letture, e volentieri pubblichiamo.

Halloween a Napoli…
di Antonio Montuori [Da “Campania svelata” (Gruppo Facebook)]

Dovete sapere che Halloween, la festa più spaventosa dell’anno, era conosciuta a Napoli già nel dopoguerra.
Va subito detto che non si festeggiava il 31 ottobre come avviene oggi, bensì nel giorno di Ognissanti.
All’epoca bambini e ragazzi si aggiravano mascherati per i quartieri popolari chiedendo dolci e caramelle.
Ma al posto del tipico “Dolcetto o scherzetto?”, accompagnati da strumenti musicali (spesso di fortuna) gridavano: “Cicci muorti”

Per i diversamente “anziani” ricordo che i “Cicci” altro non erano che i chicchi di grano. Questi venivano fatti bollire e poi ripassati nel miele e nello zucchero, creando di fatto un ottimo dolce. Ma decisamente povero! Inoltre, era usanza camminare per le strade della città con una cassetta di cartone a forma di bara, chiamato: “o tavutiello”.
In essa venivano stipate le leccornie ricevute in dono, che potevano essere: caramelle, fichi secchi, uva passa, biscotti e ovviamente i cicci muorti.
Durante il loro cammino per attirare l’attenzione delle massaie non mancavano le invocazioni, che recitavano pressappoco così:
“Famme bene pe’ li muorte: dint’a ’sta péttula che ce puórte? Passer’ e ficusecche ’nce puórte? E famme bene pe’ li muorte”
Traduzione: “Fammi del bene per i morti: in questo grembiule che ci porti? Uva passa e fichi secchi porti? E fammi del bene per i morti.

Ma vi siete ma chiesto perché ci si scambiano dolci nel periodo di Ognissanti?
Secondo antiche tradizioni, la festa di Ognissanti era il giorno ideale per ricordarsi dei propri cari defunti.
Essi a loro volta, secondo una vecchia credenza popolare, verrebbero a trovarci nelle nostre abitazioni, e quindi occorre confortare e placare le loro anime con delle offerte.
Con dolci per l’appunto!
Chissà, forse invece era semplicemente un modo per esorcizzare la paura dell’ignoto e della morte.

Ad ogni modo, tutt’oggi in molte località della Campania ma soprattutto a Napoli, la tradizione di preparare biscotti e torroni dalla vaga forma di ossa o addirittura con la forma di una cassa da morto è sempre molto attiva.
Dunque, buona festa di Ognissanti a tutti, e mi raccomando dopo aver gustato i “morticini” ..
“Fate bene ai Santi morti”.

Pubblichiamo qui di seguito, i primi cinque commenti (dei 133 ricevuti sulla pagina Fb) (a cura della Redazione)

Mariarosa B.
Io ricordo gli scugnizzi con la cascettella dei morti che chiedevano l’elemosina. E papà ci portava sempre il cartoccio con il torrone dei morti. Poi si andava al cimitero e si restava a far compagnia ai morti quasi tutta la giornata

Michelina G.
È bello conoscere tradizioni del popolo e che dovremmo portare avanti per mantenere vivo il ricordo. Grazie!

Raffaele G.
Me lo raccontavano i miei genitori. Mia madre peró mi diceva, che se si ricevevano soldi, andavano portati in chiesa come offerta per le Anime del Purgatorio.

Luciana F.
E’ vero io abitavo a Napoli e precisamente a Capodimonte e da bambina il giorno di ogni santi giravamo con un lenzuolo sulla testa per spaventare i passanti , di sera mettevamo delle zucche con lumini dentro negli androni dei palazzi per spaventare le persone e di giorno andavamo in giro con una piccola cassetta dicendo: ‘e murticiell

Michela D. M.
Mio padre napoletano mi raccontava tante di queste storie addirittura che poi nel giorno della loro festa di notte tutti i defunti uscivano in processione. Credenze popolari

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