Ambiente e Natura

Epicrisi 344. Spunti di riflessione e qualche amarezza

di Enzo Di Fazio

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Comincio dalle amarezze.
Sono tornato a Ponza in questi giorni e, come d’abitudine, la prima cosa che ho fatto sono andato al Camposanto per la doverosa visita ai defunti e soprattutto ai miei genitori che lì riposano.

Ponza mi ha accolto con i suoi colori autunnali eppur vivi e con la quiete che la pervade in questo periodo dell’anno. La confusione è circoscritta al porto, più precisamente agli spazi intorno ai quali con l’attracco della nave si muove la vita di chi arriva e di chi parte con gli immancabili automezzi che sembrano essere, in alcune circostanze, più dei passeggeri.
Lasciato il porto, la banchina Di Fazio e il corso Pisacane ti si aprono davanti nella loro compostezza inusuale mentre il levantuolo fresco ti conforta nella scelta fatta di avere indossato il giubbino più pesante.

La visita al Cimitero è una visita che in genere faccio quasi sempre quando ritorno sull’isola e confesso che mi piace andarci soprattutto quando non c’è confusione come ho cercato di fare anche in questa occasione, anticipandomi rispetto ai momenti di maggiore afflusso. Perché penso che il silenzio e la pace di quel luogo e i tanti volti custoditi tra le lapidi, con le storie che vi sono dietro, possano aiutare ognuno di noi a guardarsi dentro e a riconciliarsi con il prossimo, ponendo le giuste distanze dalle esagerazioni della vita e dalle cattiverie di questo mondo.

Questa volta salgo per la via della Madonna con uno spirito diverso ed i motivi sono intuibili.
Mi accoglie un Cimitero dimesso, con tanti fiori secchi dappertutto (anche quelli che ho lasciato io l’ultima volta lo sono).
All’ingresso incrocio Davide, il custode, che mi raccomanda di camminare evitando le parti dove sta dando la calce che è ancora fresca.

Durante il tempo che sto lì, forse un’oretta, incontro solo altre tre persone. Mai così poca gente, colpa forse anche del levante come racconta Franco restituendomi l’esatta copia di quanto ho visto io.

Come non mai, quest’anno, quel piccolo villaggio, orgoglio della nostra comunità fin da quando i primi coloni ne sentirono la necessità per dare una degna sepoltura ai propri congiunti e l’acume di Antonio Winspeare seppe intercettare quell’esigenza, scegliendo quella punta dell’isola come ultima dimora; come non mai – dicevo – quel piccolo villaggio sta vedendo calpestata la propria sacralità per essere al centro di polemiche e discussioni.
Ne abbiamo dato conto sul sito nei giorni scorsi, prima con la denuncia dei rappresentanti dell’opposizione, poi con latto di difesa della Amministrazione, poi ancora con tutti gli articoli di giornale che amplificano ogni notizia raccogliendo l’eco dei contrasti e l’umore della gente. E come se non bastasse della questione si sta interessando la Guardia di Finanza e, da ieri, con un’interrogazione parlamentare a firma di due senatori della Lega, anche una delle massime istituzioni del paese.

Cosa sia veramente successo non è ancora chiaro. Con la visita al cimitero speravo di avere delle risposte agli interrogativi miei, come tante altre persone, ma niente. L’accesso alla zona interessata è interdetto per lavori in corso ma non sembra sia sottoposta a sequestro. All’interno lo spazio è abbastanza pulito e lapidi e marmi sono appoggiati alla parete. Non si notano rifiuti abbandonati ma non è dato di sapere dove e come sono custodite le salme esumate (la chiesa della Salvazione è chiusa). Davide, il custode, visibilmente stanco, è di poche parole.
Speriamo di venirne a capo presto per darci pace e dare pace ai defunti interessati e ai loro congiunti.

Non posso però esimermi dal fare qualche considerazione.
Quello che sta interessando l’isola è una brutta storia e i fatti, intendendo per tali i lavori che sono stati effettuati, frutto di un’iniziativa ritenuta lodevole anche dall’opposizione, potevano essere raccontati in maniera diversa. Nel senso che sarebbe bastato fornirne alla cittadinanza un’informativa prima dell’esecuzione, valutando l’opportunità della partecipazione di un elemento della polizia locale come rappresentante super partes. Mostrare di avere ragione e giustificarsi a cose fatte diventa molto più difficile e alla fine ne va di mezzo sempre la fiducia (Franco De Luca ne traccia una sua analisi) tra chi amministra e chi è amministrato con un ampliamento delle distanze tra i due.


E questo allontanamento ha due effetti negativi: l’irresponsabile disinteresse dei più verso la politica di cui una manifestazione è l’astensionismo e l’illusione (presunzione?) da parte di chi amministra di poter fare senza comunicare, senza informare. Atteggiamenti l’uno e l’altro le cui spese, nel tempo, le pagano il territorio e la comunità.

Quali siano le conseguenze di un modo di amministrare non in simbiosi con la propria comunità, non stando vicino ad essa, non tenendo conto delle relative istanze, le possiamo desumere da tante cose.
Per esempio, dal fatto che è la stampa ad informarci del progetto di dotare Ponza della banda ultra larga per migliorare le connessioni esistenti, quando ci sarebbe piaciuto che la notizia ci fosse stata anticipata dall’Amministrazione, magari come esito dell’attenzione profusa verso un problema noto e dibattuto anche su queste pagine.

Altro esempio è l’approccio alla questione degli incendi (ne parla nella settimana ancora Silverio Lamonica), visto che quello accaduto qualche giorno fa è capitato in una giornata ventosa e le conseguenze potevano essere molto gravi se non ci fosse stato l’intervento tempestivo dei volontari della Protezione Civile e dei due Canadair. L’episodio, al di là dell’ordinanza che regola la materia, dovrebbe forse indurre a verificare cosa si fa per sensibilizzare la comunità al rispetto del territorio.

Altro esempio ancora: la mancanza di sforzi, azioni, programmi per promuovere una propria immagine identitaria, un proprio brand utilizzando gli input cha arrivano dalle nuove tecnologie ma soprattutto dai giovani, come dimostra l’interesse che ci ha partecipato Beatrice, una studentessa di un Corso di laurea Magistrale in Design, Comunicazione Visiva e Multimediale, che sta facendo ricerca sulla nostra isola per sviluppare un progetto di identità visiva che possa rispecchiare l’animo del luogo, progetto intorno al quale si stanno sviluppando idee e considerazioni anche per un turismo diverso e alternativo a quello estivo. Il pensiero va alle cisterne che sono chiuse, ai siti archeologici che sono abbandonati, ai sentieri che andrebbero rivalutati. Finora ne ha scritto Sandro Russo (leggi qui, qui e qui) ma altri contributi ne verranno.

Interpretare le esigenze altrui non è cosa semplice. Figuriamoci quelle di una comunità. Lo sperimentiamo tutti i giorni. Vedi l’episodio capitato a Silverio al porto di Formia dove sarebbero bastati un po’ di buon senso e maggiore vicinanza al prossimo per raggiungere due risultati: la soddisfazione di Silverio e la gratificazione del comandante dell’aliscafo per aver reso efficiente il servizio del suo mezzo.

C’è la sensazione invece che più si va avanti (ma questo è un fenomeno comune a tante realtà sociali) e più aumentano le distanze e le incomprensioni tra il cittadino-utente e l’erogatore di un servizio, sia esso di derivazione pubblica che di derivazione privata.
Non c’è ascolto alle lamentale e oggi per coprire la distanza Ponza-Formia o viceversa ci vogliono, con la nave, ancora tre ore come cinquant’anni fa.


Insomma c’è tanto da lavorare e speriamo che non venga mai meno la voglia di fare.
Fin qui gli scritti e i fatti intono ai quali ho costruito questo mio ritorno all’epicrisi. Ma il sito ha riservato altre cose interessanti

Per il cinema che, grazie a Sandro e amici, non manca mai sul sito, è stata proposta la genesi di La classe operaia va in paradisodi Elio Petri con il contributo di Tano Pirrone alla comprensione del film attraverso il racconto delle proprie esperienze lavorative  in fabbrica durante gli anni 70.
Il film mi ha riportato indietro nel tempo. In quegli anni ero a Milano per vivere la mia prima esperienza lavorativa. Lo vidi appena uscito e ricordo bene quel periodo caratterizzato dalle lotte sindacali spesso sostenute dal movimento studentesco guidato da Mario Capanna.

Tornando sempre alle cose proposte nella settimana abbiamo  tre imperdibili articoli di Sandro Russo su Steve McCurry, le sue foto sui bambini  e il libro che le raccoglie e le racconta (Bambini del mondo, in foto, Le foto di Steve McCurry mostrano un (altro) mondo 1. Un dinosauro all’ONU (1) e ;Le foto di Steve McCurry mostrano un (altro) mondo (2))

Da appassionato di fotografia so quanto sia difficile fotografare i bambini ma so anche quanta forza, meraviglia ed espressività può trasmettere il loro sguardo.
A conferma ripropongo una foto che, scattata qualche anno fa a Maenza in occasione della rievocazione della passione di Cristo; fa parte della raccolta delle immagini che ho pubblicato su questo sito.

E ancora, proposto dalla Redazione “Latino, latino…” un simpatico pezzo con parole del dialetto siciliano che ci conferma, ove mai ancora si pensasse il contrario, la ricchezza dei dialetti e il valore culturale che costituiscono.

Ricordo, infine, la scomparsa di Adele Scotti nel pensiero affettuoso di Luisa e l’annuncio dell’ordinazione sacerdotale di Riccardo Spignesi.

Ne parla con stima e riconoscenza Franco De Luca. Riccardo è un figlio di Ponza  e non è vano sperare che in un futuro non molto lontano lo si possa vedere come  parroco della nostra isola. Lo auguriamo a lui e alla nostra comunità

Buona domenica

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