Archivio

Le professioni con “fini sociali”

di Silverio Guarino

 

Il riferimento è all’articolo di Francesco De Luca: L’ordinazione sacerdotale di Riccardo Spignesi

Caro Franco, non ci sto!
Quando ho scelto di fare il medico, non l’ho certo fatto per ricavare un onorario, così come tu, quando hai deciso di insegnare, non l’hai fatto per ricavare un onorario.
E così sicuramente vale per la maggior parte dei medici, insegnanti e docenti che conosciamo.

Le frasi estrapolate dall’articolo di Francesco De Luca che hanno suscitato la replica di Silverio (cliccare per ingrandire)

Avevamo ben altri ideali e obiettivi nel nostro cuore e nella nostra mente.
Che poi di sacro ne abbiamo molto anche noi nella nostra vita, per i sacrifici (sacrum facere = rendere sacro) che abbiamo sostenuto e sosteniamo ogni giorno per raggiungere e mantenere i nostri obiettivi.

Abbiamo entrambi scelto il servizio pubblico proprio per non farci pagare dai cittadini e se poi noi medici riceviamo i nostri onorari nel privato, è perché il paziente può e deve poter scegliere i suoi curanti. Con la differenza che, prima della riforma del Sistema Sanitario Nazionale i medici dovevano sempre assicurare una prestazione “pubblica” prima di essere scelti “a pagamento” privatamente, mentre oggi il cittadino è obbligato a pagare se vuole un particolare professionista o una sua particolare prestazione, perché nel pubblico gli toccherebbe uno “qualunque”, il primo disponibile.
Che poi anche io, come molti insegnanti, ho dato qualche ripetizione estiva a pagamento rigorosamente “in nero” per arrotondare il salario.
Personalmente sono stato tra i primi nel 1984 (quando ero all’ospedale “S.M. Goretti” di Latina) ad incentivare questa attività libero-professionale “intra-moenia” e l’ho fatto perché non si potevano scambiare tre bottiglie di liquore con un paio di scarpe; quello era il “baratto” e apparteneva all’era antecedente l’uso della moneta. E a me serviva un paio di scarpe, senza ubriacarmi dei doni alcolici dei pazienti.
Oggi l’attività libero-professionale “intra-moenia” viene incentivata dalle AUSL perché porta denaro liquido alle amministrazioni pubbliche.

Che poi il sacerdote un ricavo ce l’ha di sicuro dalla sua attività: la santità eterna.
E non è poco, in questo mondo di peccatori, destinati all’inferno. Per il suo sostentamento terreno l’obolo di S. Pietro, aiuto del Vaticano e dei parrocchiani. Esentasse, credo.
Ti pare poco?

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top