- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Trilogia del cambiamento

di Sandro Russo

.

Gli scritti del passato hanno questo di bello… che come una fotografia ti richiamano atmosfere e emozioni che credevi, se non perdute per sempre, almeno affievolite. Per un caso ho tirato fuori una cosa mia scritta quasi vent’anni fa e l’ho trovata molto attuale; soprattutto vivida e vera: almeno per me che l’avevo vissuta in diretta, scritta in differita e rileggo ora, a distanza.

Changes (Cambiamenti)

Volentes fata ducunt; nolentes tradunt
I fati conducono coloro che si lasciano guidare, trascinano quelli che si oppongono
[Proverbio latino]

E’ effettivamente un tema avvelenato, quello del cambiamento, per le resistenze che ciascuno vi oppone; e anche un argomento di cui tutti parlano, per eluderlo; quello che tutti dicono di voler affrontare, per allontanarsene il più possibile.
Cambiamento è nella natura del mondo, nell’essenza della vita; nel tempo e nelle stagioni. Cambiamento è nella morte.
Nella vita di tutti i giorni é una piccola morte.

Ma onestamente: chi mai vuole affrontare la morte, pur sapendo che esiste e che ci toccherà, prima o poi? Meglio poi, sperando che ci prenda all’improvviso, senza troppo dolore e magari senza che ce ne accorgiamo.

Così il cambiamento: resistiamo con tutte le nostre forze finché non ci travolge e trascina con sé. Poi, quando il vortice, nostro malgrado, ci ha presi, ci troviamo a dibatterci, ad annaspare. Solo allora, per non morire, riusciamo a- /ci troviamo a- / accettiamo di- / cambiare.

Un cambiamento non si fa per le chiacchiere o i consigli degli altri.
Quando si sentono degli esempi, si sa bene come verranno utilizzati: per dire – Mica riguarda me..! – oppure per pararsi anche su quel fronte, casomai fosse rimasto scoperto.

[1]

Al cinema il regista che più ha parlato di cambiamenti, tanto da poterlo considerare il tema centrale delle sue opere, credo sia stato Kieslowski. Forse per questo è tanto impegnativo, anche sgradevole a volte, vedere i suoi film.
Insopportabile è già l’episodio iniziale del Decalogo (..e pensare che gli episodi sono dieci..!).

In Decalogo 1: “Io sono il Signore dio tuo. Non avrai altro Dio all’infuori di me” – un padre razionale e positivista ha come unico amore nella vita il suo bambino. Vigila su di lui e pensa che la sua attenzione possa prevedere tutto; anche lo spessore del ghiaccio su cui il bambino gli chiede se può andare il giorno dopo a pattinare. Il padre controlla, calcola al computer e dà il suo parere favorevole.
Ma nella notte un barbone accende il suo fuoco proprio sul limitare del lago ghiacciato dove il bambino andrà l’indomani a pattinare…

In Decalogo 2: “Non nominare il nome di Dio invano” – c’è l’angosciante sequenza di una mosca invischiata nel miele, sul fondo di una tazza di thé; sul letto a fianco, un uomo ancor giovane, tra la vita e la morte. Entrambi hanno le stesse, minime possibilità di venirne fuori.
La mosca e l’uomo poi si salvano, ma niente sarà più uguale a prima…

Tranquilli… Non li devo raccontare tutti, gli episodi del ‘Decalogo’
Ma come non dire – sempre di Kieslowski, del 1991 – de ‘La doppia vita di Veronica’, a mio parere il più misterioso e intrigante dei suoi film, dove le vite speculari di due giovani donne (interpretate dalla stessa attrice, la brava e bella Irene Jacob) si differenziano proprio in base alla capacità di cambiamento, con esiti drammaticamente diversi…

[2]

E si continua così… ogni volta è identificabile nella trama – più a posteriori che al momento – un punto in cui una perdita, un’agnizione, una lettera, un evento inaspettato provocano una svolta, dopo la quale tutto sarà diverso. Sono film rigorosi ed essenziali, che nulla concedono al piacere dello spettatore; anzi egli si trova a lungo a disagio, fino a che non è entrato nel mondo e nel modo di raccontare del regista.

[3]

Ma torniamo al cambiamento…
Il cambiamento si rifugge come la peste; ma più che cercarli, i cambiamenti si subiscono.
Quando qualcuno dice di aver innescato di propria volontà un cambiamento, probabilmente si sopravvaluta, mente o dice solo parte della verità. Vuole dire che la situazione gli/le era diventata così insostenibile da non poterla più vivere; non poteva continuare se non al prezzo di morirne. Infatti il cambiamento è tanto doloroso da sentirsi disposti a pagare qualunque prezzo per allontanarlo da sé. Quelli che in nome di grandi motivazioni o ideali – ma più spesso per coercizione ineludibile – hanno fatto l’esperienza di un vero cambiamento, a volte ne restano attoniti. Sempre, comunque, si sceglie il male minore.

Tra l’altro, opporsi al cambiamento… si può?
A volte, come quando c’entra la Comare Secca, questa possibilità non è concessa. Ma anche senza tirare in ballo la morte, gli eventi che stanno dietro a un cambiamento sono di natura così assoluta, globale e distruttiva da somigliare ad essa un po’.
Diffidare sempre dei cambiamenti indolori, delle chiacchiere su di essi, delle apparenze esterne; molte volte, secondo una logica da ‘Gattopardo’ si fa finta di cambiare tutto per non cambiare in sostanza niente.
Chi è coinvolto in un ‘cambiamento’, mentre sta accadendo ne parla molto poco; come i malati veramente gravi, che non si lamentano mai…

[4]

Ora – quali che siano state le motivazioni e le modalità intercorse – il cambiamento si è determinato.
Ci si trova spaesati in questo nuovo mondo: cambiati i luoghi, i punti di riferimento, le persone… Il più delle volte, non potendo affidarsi a sicurezze esterne – tutte mutate – si riparte dal nucleo più interno e affidabile. Si ricomincia da se stessi.
E’ qui che a volte si trovano sorprese…

[1. Continua]

Tre storie, o meglio, una storia sola [ovvero: Chi metterà in scena le storie, ora che Kieslowski non c’è più?]

La storia di un progetto di gioventù, la realizzazione di un sogno. Ogni generazione ne ha uno ricorrente…
– Scappiamo da questo posto di merda e andiamo ad aprire un bar in Costarica, su una spiaggia!
– Questa vita piatta non fa per me: me ne vado in Brasile… In Finlandia… A Cuba!
Noi eravamo andati in Sri-Lanka.

Tre coppie. Molto diverse tra loro; messe insieme dal caso, un po’ per scherzo, un po’ per scommessa. Si danno appuntamento una sera – …per parlare di cose serie! – hanno preso alloggio tutti insieme in una guest-house di Madhiya (Matara – South-east Coast) sotto le palme, affacciata sul mare.
Quella sera ognuno provò a dichiarare – con la maggiore onestà di cui era capace (molto scarsa per tutti, in verità) – i motivi che lo/la spingevano a partecipare all’avventura Sri-Lanka.
Come succede, nessuno si rendeva conto al momento che stava facendo, nel suo piccolo, ‘la storia’; mettendo un punto cui si sarebbe fatto riferimento costante, negli anni successivi.
E nessuno neanche si sentiva – ovviamente – una farfalla trafitta da uno spillone sul tavolo dell’entomologo. Cosa che in realtà era, per uno di quegli strani scherzi del destino per cui si riesce a ritrovare un filo e a dare un nome alle cose, solo molto dopo che tutto è accaduto.

[5]

Erano lì, avevano mangiato la pasta con il sugo d’aragosta e bevevano birra fresca, nel capanno-cucina sotto i cocchi.
Quello che si disse quella sera, ognuno lo ricorderà a modo suo – come sempre succede, e sarebbe interessante fare i confronti, se solo si volesse provare un altro gioco – ma non é questo che ci interessa, ora.

Immaginiamo invece che un Angelo del Signore si trovasse a passare a volo sul capanno, proprio quella sera.
Ha sentito tutte quelle parole, quei progetti, e li ha registrati sul libro degli Angeli – quel librone su cui ‘Essi’ sono tenuti ad appuntare i progetti degli uomini (…e gli uomini con i progetti – con uno spillone, appunto).
Lo chiude sulle ultime parole di quella sera:
– Buonanotte… Buonanotte, a domani…

[2. continua]

Epilogo (Tentativo di-)

E il domani è già qui….
In termini soggettivi sembrerebbe che le farfalle si siano mosse tanto, a fronte della loro sostanziale, oggettiva immobilità.
Il mondo stesso, intorno, sembra essere cambiato più in fretta di loro.
Il vento del cambiamento ha imperversato, e ha sconvolto almeno la metà dei partecipanti all’incontro fatidico.

[6]Angeli e demoni, di Maurits Cornelis Escher (1960)

Due delle farfalle non volano più insieme; le loro linee avevano preso direzioni diverse. Hanno le ali a brandelli, hanno cambiato colore e dimenticato intere parti del passato. In cambio, credono di aver fatto grandi conquiste. Da un altro punto di vista, tutto quello che hanno ottenuto è che l’Angelo entomologo le ha appuntate in pagine separate…

Altre due sono sempre là. Si sono dimenate tanto – una delle due, almeno – nella loro boccia di vetro, da appannare di pigmento tutte le pareti intorno. Dicono che dalla boccia non si può uscire, per quanto ci si agiti ..e battono le nocche (le elitre) alle pareti dicendo (segnalando): – Vedete.. solido vetro… infrangibile!
Qualcuno dice loro che la boccia non ha il tappo; potrebbero provare a uscire dall’apertura…
Ma loro fanno tutto quel rumore contro il vetro… toc… TOC.. TOTOC… e non sentono.

Le ultime due farfalle sono forse le più turbolente. Dicono di avere i colori più belli e di essere le più rare e preziose. Una vola, ma vuole tornare. L’altra torna, ma vuole volare. Intanto…
Forse che il mondo e il tempo stanno fermi, sospesi ad aspettare quello che decideranno di fare? E saranno veramente loro a decidere?
Viste da lontano, sono anch’esse appuntate, fissate in un tempo e su una pagina particolare, che pian piano scolora, nella realtà e nella memoria…

[7]

Torniamo a parlare del cambiamento […di cosa, se no?]
C’è una direzione? Hanno un senso le parole: “in meglio” … “in peggio”?
Si possono tentare o no dei bilanci, a sette – otto anni dalla serata di Madhiya?
Vero che nel periodo lungo perdono tutti, al gioco della vita, ma per il tempo che restiamo vivi riusciamo ad imparare qualcosa dall’esperienza? Non da quella degli altri, certo, ma dalla nostra?

Come si esce da un cambiamento? (“…Dalla viva voce di uno dei sopravvissuti”)
Cambiamento è una diversa immagine di sé.
Trovi il te stesso di un tempo da qualche parte – nei pensieri, nei ricordi, nei sogni – come se incontrassi un amico perso di vista da tanto, che ha preso una strada diversa: – Come va? – gli chiedi – Sei felice? …Eri felice? …Pensi che lo sarai in futuro? –
– Ehi… Una domanda per volta – risponde lui – Sì, penso di stare bene adesso, ma chi può dirlo? Anche prima lo pensavo e riguardando indietro ora, mi accorgo che non lo ero per niente. Per il futuro… chissà… Chi sa niente, del futuro? Posso dirti di oggi.. Va bene fino a stasera?

[8]

Ci sono persone, luoghi, situazioni che ci allontanano da noi stessi; altre, specularmente, ci avvicinano, favoriscono il ricongiungimento con il nostro io profondo.
La storia dei cambiamenti è un’Odissea; il racconto di
un lungo,
difficile,
doloroso
ritorno a casa.

[9]

[3. fine]