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Vita e morte di una Mata Hari antifascista

di Fabio Lambertucci
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La storia di Laura D’Oriano, l’unica spia donna fucilata dal fascismo nel 1943: controllava navi e sommergibili per gli Alleati. E a proposito di sommergibili, non potevamo non ricordare il diario di Aldo Mazzella (1), che sicuramente quella base di sommergibili a Bordeaux, di cui si parla nel testo, conosceva (2).
La Redazione

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Nel 2004 lo storico Mimmo Franzinelli (Cedegolo, Brescia, 1954) dedicò due pagine del suo saggio Guerra di spie. I servizi segreti fascisti, nazisti e alleati. 1939-1943 (Mondadori) a Laura D’Oriano, l’unica donna condannata a morte nel 1943 per spionaggio militare con sentenza eseguita dallo Stato fascista italiano. Sei anni dopo la pubblicazione del libro il regista Andrea Bettinelli ne raccontò la vicenda nel documentario Il caso Laura D’Oriano. Fascicolo 11936″ destinato a La Grande Storia di Rai3. Nel film, costruito come un racconto a più voci con dieci intervistati fra storici e testimoni, la figlia sopravvissuta e i parenti di spie e militari coinvolti nel caso, la spia D’Oriano è interpretata da Valentina Carnelutti (Milano, 1973).

[3]Laura D’Oriano

Laura D’Oriano nacque a Istanbul il 27 settembre 1911, da Policarpo, suonatore di mandolino, e Aida Caruana, pianista. Una famiglia sempre in tournée, dalla Turchia alla Russia, dalla Grecia all’Italia, finché non si stabilisce a Marsiglia, dove il padre avvia un commercio di strumenti musicali. Nel 1928, a 17 anni, Laura va a Parigi per diventare cantante. Nel 1930 incontra lo svizzero Emil Fraunholz e l’anno dopo si sposa. Cittadina svizzera per matrimonio, si trasferisce in Provenza e apre una piccola drogheria. Nascono due figlie: Renée e Anne. Il matrimonio però va male. Nel 1935, a 23 anni, Laura di notte scompare. Abbandona tutto e tutti. Le sue tracce si ritrovano a Parigi nel 1938: fa la rappresentante di cappelli da donna e la dattilografa. Nell’estate del 1940, dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini alla Francia, si trasferisce a Nizza. Forse è già una spia o lo diventa in Costa Azzurra, assoldata dagli inglesi. Al capitano dei Reali Carabinieri Ettore Saraco, capo del controspionaggio italiano per il Piemonte e la Liguria, che la interrogherà nel dicembre 1941 dirà: “Tengo solo a dichiarare che se ho agito male non l’ho fatto per odio dell’Italia ma solo perché trascinata dalla vita che conducevo”

[4]Laura D’Oriano e il marito Emil Fraunholz nel giorno del matrimonio

Dall’inverno 1940 Laura raccoglie informazioni per i Servizi segreti britannici. La prima missione ufficiale è a Bordeaux nella primavera del 1941: deve segnalare il movimento dei sommergibili italiani di stanza nella base fluviale Betasom. 

Lo storico della Marina militare italiana ed esperto di sommergibili italiani della II Guerra mondiale Andrea Giattini (Civitavecchia, 1981) della Capitaneria di porto-Guardia costiera di Civitavecchia (è autore del bel saggio del 2020 Caesarem Vehis. La Capitaneria di porto nel monumentale porto di Civitavecchia) nell’Introduzione al suo libro del 2018 Regio Sommergibile Barbarigo. Par Animo Gloria spiega: “Al momento dell’entrata in guerra l’Italia disponeva una delle più grandi flotte di sommergibili al mondo, composta da 113 scafi di 27 tipi diversi, di cui una settantina erano destinati a svolgere la propria attività nel Mediterraneo mentre circa trenta avrebbero dovuto dare la caccia ai convogli nemici nell’Atlantico. Questi numeri ponevano la flotta sottomarina italiana al secondo posto al mondo dopo quella statunitense per tonnellaggio complessivo e a quella sovietica per numero di scafi. I sommergibili italiani avevano essenzialmente due obiettivi: distruggere le navi nemiche, i mercantili e in particolare, le petroliere che avrebbero fornito al nemico il carburante necessario a far funzionare i propri mezzi militari e a proteggere i convogli che trasportavano le risorse fondamentali per la guerra in Africa.
Nel giugno 1939 il Capo di Stato Maggiore della Regia Marina ed il Comandante della Kriegsmarine (1) si accordarono per un impiego dei sommergibili italiani nell’Atlantico, garantendo la più ampia libertà d’azione ai sommergibili italiani ed una totale autonomia dalla Kriegsmarine.

La base situata a Bordeaux venne chiamata dagli italiani Betasom (2) e il comando venne inizialmente affidato all’ammiraglio Angelo Parona. Gli accordi relativi al funzionamento della base prevedevano che spettasse alla Germania il compito di fissare le strategie per le operazioni dei sommergibili in Atlantico, mentre il Comando di Betasom restava affidato agli italiani. Dei trentadue sommergibili italiani impegnati in Atlantico sedici andarono perduti in missione di guerra, cinque furono catturati dagli ex alleati al momento dell’armistizio, uno si consegnò agli inglesi e dieci rientrarono in Italia durante il conflitto”.

[5]Il “Barbarigo”, il più famoso sommergibile oceanico italiano della II Guerra mondiale, nel giorno del varo nel 1938. Fu uno dei sommergibili spiati da Laura D’Oriano a Bordeaux

Laura si presenta come Lulù, cantante e ballerina, e riesce con il suo fascino ad avere informazioni sugli spostamenti dei sommergibili da tre marinai italiani che frequentavano una piscina. Spedisce le notizie con cartoline in codice a Tolosa. Non si è mai potuto quantificare i danni causati alla Regia Marina italiana da tali informazioni passate al nemico.

A ottobre è nuovamente a Nizza come Laura Fantini, viaggiatrice di commercio. Riceve l’incarico di spiare l’attività dei cantieri navali di Genova e Napoli. La notte dell’11 dicembre attraversa il confine. Arriva a Genova e, dopo due giorni, prende il treno per Napoli. Il controspionaggio italiano, però, è sulle sue tracce. Non conoscono ancora  la sua vera identità ma la sorvegliano. Le sue lettere sono intercettate.

Quando si sposta a Roma per far visita alla madre che non vede da sei anni, è identificata. Il 26 dicembre, mentre sta rientrando a Napoli, è arrestata sul treno. Fatta scendere a Littoria (oggi Latina), è subito trasferita a Torino. Laura rimase in carcere un anno in attesa del processo. Il padre non può permettersi un bravo avvocato. Scrive al genero Emil, al Consiglio federale svizzero e al consolato pregando di intervenire: in fondo sua figlia è cittadina elvetica. Nessuna risposta. Cala il silenzio. Il 15 gennaio 1943 si celebra finalmente il processo davanti al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato presieduto dal gerarca fascista Antonino Tringali Casanuova (1888- 30 ottobre 1943), che concorda ogni sentenza con Benito Mussolini. Il processo è una farsa che dura solo poche ore. Con Laura vengono processati anche i capi della cellula spionistica ma Emilio Brayda e Eugenio Rey sono assolti e Aldo Rossetti condannato a 15 anni. Solo Laura viene condannata a morte.

[6]L’attrice Valentina Carnelutti interpreta Laura D’Oriano nel documentario di Andrea Bettinetti per Rai3

Lo storico Mimmo Franzinelli ha raccontato la storia del Tribunale speciale nel suo saggio Il Tribunale del duce. La giustizia fascista e le sue vittime. 1927-1943 (Mondadori, 2017).
Scrive Franzinelli: “L’aspetto sconcertante nel caso D’Oriano è il totale controllo del controspionaggio sulla sua missione, dall’ingresso in Italia fino all’arresto: la si lasciò agire indisturbata fino al momento ritenuto più opportuno per troncare l’attività”

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All’alba del 16 gennaio 1943, nel Forte Bravetta di Roma, Laura D’Oriano viene condotta davanti al plotone di esecuzione. “Vivevamo lì e sentivamo gli spari” raccontano nel documentario le figlie del responsabile del Forte. “Mio padre ci diceva che uccidevano le spie. Ma quella mattina era strano che fosse una donna. Non era mai successo. Aveva i capelli sciolti, o forse erano corti. Fumava una sigaretta. Volle essere fucilata con il petto in avanti. Era spavalda e dignitosa”.
Laura è sepolta nel Cimitero del Verano di Roma.

I giornali del 17 gennaio titolano: “Suddita svizzera giustiziata per spionaggio militare”.
Nel giugno del 1944 una pattuglia americana si presenta a Roma nello studio del difensore d’ufficio di Laura e sequestra le carte del processo: sparite per sempre.
A difenderne la memoria rimase soltanto il padre, Policarpo. Fino alla morte, nel 1962, ripete che sua figlia era una combattente per la libertà e per questo era stata uccisa. Di sicuro Laura D’Oriano ebbe una doppia vita, un bel po’ di incoscienza e l’avventura nel sangue e chissà quali sogni e ideali, qualche colpa e molti segreti.

 

Note

(1) – Sul sito, digitare: Il diario del nonno – nel riquadro “Cerca nel sito” per accedere alla trascrizione (in otto puntate) del diario del nonno di Martina Carannante (giugno-agosto 2012), Aldo Mazzella “Diario di una missione”, imbarcato durante la Seconda Guerra Mondiale sul sommergibile Iride

[8]La prima pagina del “Diario d’una Missione”

(2) – Betasom era l’acronimo di Bordeaux Sommergibile (ottenuto dall’unione della prima lettera della parola «Bordeaux» -espressa con il nome della lettera dell’alfabeto greco e la prima sillaba della parola «sommergibile»), la base navale dei sottomarini della Regia Marina a Bordeaux (costa atlantica meridionale francese) durante la seconda guerra mondiale. La base accolse una trentina di battelli della Regia Marina dall’autunno 1940 all’8 settembre 1943. La base era anche una delle cinque basi navali di U-Boot della Kriegsmarine in Francia durante la seconda guerra mondiale. Attualmente la base ospita uno spazio culturale (fonte: Wikipedia)

[9]La base sousmarine di Bordeaux, che ospitava sottomarini italiani e tedeschi 

 

(3) – Kriegsmarine (in tedesco: Marina da Guerra) era il nome della Marina militare tedesca durante la seconda guerra mondiale, erede della Kaiserliche Marine