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L’Italia vista dalla Francia in tempo di Covid

di Nazzareno Tomassini
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L’abbiamo già notato negli anni passati: la stampa francese non riesce a fare a meno di parlare ogni tanto dell’Italia. E dal momento che sono stati celebrati un po’ ovunque i 700 anni dalla morte di Dante, non c’è da stupirsi se La Croix, ad esempio, ha pensato bene di informare i lettori sull’esistenza di un percorso munito si segnalazioni per fare a piedi o in bicicletta il viaggio che fece Dante quando fu costretto a lasciare Firenze e arrivò a Ravenna. Cheminer sur le routes de Dante si intitola l’articolo, che sottolinea come l’iniziativa, nata nel 2016, abbia già avuto un grande successo soprattutto perché il Covid-19 ha spinto gli italiani a privilegiare la “mobilità dolce”, l’immersione nella natura e gli incontri. Il percorso è lungo 395 km e si può fare in una ventina di giorni, attraversando ogni volta foreste di castagni, campi di oliveti, vigne e borghi pittoreschi. Chi volesse avere maggiori notizie, può sempre andare sul sito internet camminodante.com o viedidante.it/fr.

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A completare questa informazione c’è stata poi una trasmissione televisiva che ha voluto fare il punto sulle illustrazioni che, un secolo e mezzo dopo la morte di Dante, un suo celebre compatriota, Sandro Botticelli, fece della Divina Commedia e in particolare dell’Inferno, su iniziativa del banchiere Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici. Incredibile è che le novanta pergamene ancora esistenti, dopo essere passate per l’Inghilterra e la Francia, si trovino ora a Berlino, ad eccezione delle sette conservate a Roma, nella Biblioteca Apostolica Vaticana.

A proposito di Botticelli, non bisogna dimenticare la mostra che gli ha dedicato il Museo parigino Jacquemart André e che resterà aperta fino al 24 gennaio 2022. Da considerare come il seguito della mostra al Louvre Le Corps et l’Ame sulle sculture italiane del Rinascimento, con particolare riferimento a Donatello e Michelangelo, ma che purtroppo ha chiuso il 21 giugno.

[3]Alessandro Filipepi, comunemente detto Botticelli (1445-1510 circa), Afigura legorica, conosciuto anche come La Bella Simonetta, 1485 circa – La mostra Botticelli. Artiste et designer è ospitata fino al 24 gennaio 2022 al Musée Jacquemart-André di Parigi

Risalendo ai nostri tempi o quasi, la stampa ha già cominciato a parlare della discutibile “commemorazione” che l’anno prossimo si farà per i cento anni della Marcia su Roma, che significò l’arrivo al potere del fascismo. Questo anticipo è dovuto comunque al fatto che quest’anno sono già usciti in libreria, tradotti in francese, due libri di notevole consistenza: M, l’homme de la Providence, di Antonio Scurati (Ed. Le Arènes, 660 pagine, 24,90 euro) e Le Mystère Mussolini, di Maurizio Serra (Ed. Perrin, 500 pagine, 25 euro).
I due volumi sono stati criticati per il fatto di essere meno comprensibili per i lettori francesi, dal momento che danno per scontato tutta una serie di situazioni tipicamente italiane. A chi è interessato, si consiglia allora di andare a vedere, sul sito di France-Culture, il podcast del programma Grande Traversée: Benito Mussolini, cinque ottime trasmissioni realizzate dalla scrittrice Simonetta Greggio e già uscite nel mese di luglio.

Dopo la televisione si può anche andare al cinema o a teatro, visto che Parigi fa proposte interessanti. La Cinémathèque della capitale francese, ad esempio, presenta una ricca retrospettiva dei film di Dino Risi, per celebrare la satira del regista milanese capace come pochi altri di mostrare i difetti della società italiana attraverso un cinema francamente popolare ma che si concilia con una visione eminentemente personale.
I film già proiettati, o che lo saranno fino al 27 ottobre, sono più di cinquanta e fra questi non manca ovviamente Il Sorpasso (Le Fanfaron per i francesi), realizzato nel 1962 e mai dimenticato, anche perché i protagonisti erano due celebrità del cinema italiano (Vittorio Gassman) e di quello francese (Jean-Louis Trintignant).

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Al Teatro dell’Odeon è invece in programma (fino al 9 ottobre) una commedia di Luigi Pirandello: Come tu mi vuoi. Opera tra le meno note dell’autore siciliano, riesce comunque ad attrarre gli spettatori nella misura in cui mescola con grande sottigliezza simulazioni e drammi storici. La vicenda narra infatti dei tentativi di una donna di ricostruire la propria identità durante l’occupazione del Veneto dal parte dell’esercito austro-ungarico nel biennio 1917-18.

Le Monde ci riporta di nuovo al cinema con una divertente intervista a Isabella Rossellini, attrice e indossatrice, ma ricordata piuttosto come la figlia di un altro celebre regista italiano, Roberto Rossellini, e della grande attrice svedese Ingrid Bergman. Ha ora 69 anni, ma è ancora più che mai attiva, dal momento che a 55 anni si era iscritta all’Università per studiare l’etologia – la scienza del comportamento degli animali – e ora produce e interpreta numerose serie di film sull’argomento. “La vita mi ama e mi piace” dichiara ottimisticamente Isabella. Per curiosa coincidenza, un viaggio nell’universo di Roberto Rossellini viene presentato da Focus In, una delle riviste di cultura italiana pubblicate in Francia da emigrati italiani. E così scopriamo che durante il 49° Festival Internazionale del cinema de La Rochelle (tenutosi dal 25 giugno al 4 luglio) sono stati proiettati ben nove film del cineasta italiano, tra cui il più famoso Roma città aperta.

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Tornando alla televisione, su Arte è stato possibile vedere (anche se un po’ tardi) un documentario su Roma: Voyage au but de la Ville éternelle. Il giudizio che ne è stato dato non è comunque positivo, perché ci si sarebbe soffermati troppo su alcuni aspetti buffi ma secondari sulla vita romana, come il ricordo di quando cominciarono i lavori per la prima linea metropolitana ed ad ogni scavo che si faceva bisognava subito fermarsi perché si incontravano sempre resti dell’antichità.

Più accettabile sarebbe stato il documentario della serie Echappées belles sulla regione delle Puglie, il tallone dello stivale. L’unica cosa curiosa resta il fatto che gli abitanti di questa regione, in Italia da sempre chiamati pugliesi, qui vengono chiamati “apuliani”, con un chiaro ma discutibile riferimento all’antica denominazione latina.

Vengono infine ancora segnalate le Cinque Terre, ma per un motivo molto attuale. “Bisogna andarci ora – si dichiara – ora che la folla si è diradata”. Questo tratto di costa ligure è stato in effetti un vero paradosso fino al 2019: 4.000 abitanti durante tutto l’anno (cani e gatti compresi) contro circa tre milioni di visitatori durante l’estate, tutti accalcati lungo gli stretti sentieri del pendio ed i vicoli cittadini. Ma da quando c’è la pandemia le Cinque Terre respirano di nuovo e la natura non è mai stata così bella, soprattutto dopo la vendemmia, quando le viti arrossiscono. Per lo stesso motivo, si invitano i francesi ad andare a Venezia, perché l’atmosfera è tornata quella tranquilla e nostalgica di un tempo.

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Per i turisti in cerca di novità, Le Monde sorprende con un bel reportage sul Parco dei Mostri di Bomarzo, luogo assolutamente originale ad una ottantina di km a nord di Roma. Realizzato nel XVI secolo dal nobile romano Pier Francesco Orsini, fu abbandonato alla sua morte e riscoperto soltanto nel 1950 [sul sito, leggi qui [7]]. Ora ci si può inoltrare tranquillamente alla scoperta delle mostruose sculture nascoste fra gli alberi, messe lì per far paura e divertire allo stesso tempo, l’esempio più stravagante dei giardini manieristi (andare sul sito per il massimo di foto e capire meglio di che si tratta).

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Ma anche l’OBS non è da meno, quando invita a fare un’escursione in Toscana e più precisamente nella valle del Chianti, tra vigne e dolci colline, alla ricerca del vino migliore, dei villaggi più caratteristici e degli alberghi più belli (e costosi…), per ripartire con due scatole di bottiglie, una di vino e l’altra di olio extravergine di oliva.

Per concludere, le ultime notizie riguardano inaspettatamente Milano, dove è stato inaugurato comunque il salone del Mobile, anche se condizionato fortemente dal Covid. Era stato aperto ogni anno, da sessant’anni, fino al 2019, quando era stato frequentato da 300 mila visitatori su una superficie espositiva di 205 mila mq. Quest’anno, dopo diciassette mesi di chiusura, è stato piazzato fuori città, in un pugno di edifici che si visitano in mezza giornata. In compenso, nella capitale lombarda, è stata inaugurata in alternativa la Design Week, durante la quale hanno esposto, nella misura del possibile, negozi, gallerie, musei e perfino giardini pubblici.

E il Covid non ha impedito nemmeno all’Emporio Armani di festeggiare i suoi quarant’anni, con una mostra riccamente documentata che resterà aperta fino a febbraio 2022.