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Quei piccoli draghi del mare

Segnalato da Sandro Russo
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Da sempre affascinato dai cavallucci marini, da quando bambino se ne trovavano poco oltre ’u summariell’ della spiaggia di Sant’Antonio, non potevo non segnalare questo articolo letto su repubblica-on-line (Green&Blue [2]) del 24 settembre 2021, che qui riporto integralmente. Con una nota a fondo pagina sulla gravidanza maschile di questi esserini che sembrano usciti da una favola!

BIODIVERSITÀ
La pesca illegale sta decimando la ‘culla’ di cavallucci marini del Mar Piccolo di Taranto
di Andrea Barchiesi

Il terzo nucleo di popolazione nel Mediterraneo, che ospitava più di 500mila esemplari, è messo a rischio dalla richiesta dei mercati orientali, dove questo simbolo dei mari è usato come cibo e medicinale

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È il terzo nucleo della popolazione di cavallucci marini del Mediterraneo. Nel Mar Piccolo di Taranto ormai Cnr ed Università di Bari stanno monitorando da diverso tempo questo pesce protetto e unico senza che la notizia sia stata diffusa. E la sua rilevanza è ancor maggiore se si considera che ha un’altissima densità, alla pari delle popolazioni esistenti nel Mar Menor in Spagna e di Rio Formosa in Portogallo. Ma le sorprese non finiscono qui: Taranto negli ultimi anni ha raggiunto per le dolorose vicissitudini di cui è stata protagonista un alto tasso d’inquinamento generato dall’Ilva. Come è possibile che proprio a ridosso di un  mostro del genere che ha provocato vittime e lutti, uno dei simboli dei mari si riproduca in dimensioni così importanti da attirare le attenzioni di ricercatori e studiosi?

“È stata una sorpresa anche per noi – ricorda Michele Gristina, ricercatore dello Ias Cnr -, questo animale resiste anche all’inquinamento ed è una novità in assoluto. L’unico pericolo che teme è quello della sovrappesca”. Tra le caratteristiche principali di questa specie c’è quella di mimetizzarsi di fronte agli attacchi dei predatori. Non si muove agilmente in acqua e gli resta solo questa difesa. Non può nulla di fronte alla pesca illegale che purtroppo in questi ultimi tempi ha sfoltito il numero delle presenze in questo lembo di mare.

“Quando siamo intervenuti – ricorda Gristina – avevo subito notato un’altissima densità anche in acque poco profonde, a non più di un metro. Intere famiglie con piccoli che seguivano i più grandi. Un numero inestimabile”. Si parla addirittura di circa 500.000 esemplari che crescevano e si moltiplicavano in uno degli specchi d’acqua inquinatissimi italiani. Nel giro di due, tre anni la situazione è precipitata tanto da contare appena poche decine di migliaia di animali.

[4]Un piccolo cavalluccio marino dell’estuario, Hippocampus kuda, si fa trasportare dalle acque inquinate vicino a Sumbawa Besar, sull’isola di Sumbawa, in Indonesia. Fotografia di Justin Hofman, Wildlife Photographer of the Year

[5]L’immagine dell’ippocampo con la mascherina è stata immortalata dal fotografo greco Nicholas Samaras che con questo scatto ha partecipato agli Ocean Photography Awards

Nota (a cura della Redazione)
Riproduzione. La femmina depone le uova in una speciale sacca incubatrice nel ventre del maschio, situata vicino all’apertura anale. Alla schiusa, il maschio espelle gli avannotti con delle contrazioni dolci-violente addominali simili al parto femminile, evento piuttosto insolito in natura, chiamato gravidanza maschile. I piccoli vengono partoriti in numero di circa 1800, da qui il modo di dire “essere generosi come un cavalluccio marino” (fonte Wikipedia).

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Commento di Luciano Bernardo all’articolo sugli Hippocampus (2 + 2 foto)

Sandro, non ho molto da aggiungere all’articolo. È vero che i cavallucci marini sono ormai molto rari a causa di inquinamento, riduzione delle praterie di posidonia e pesca. Proprio a settembre sono stato a Sibari e lì c’è una nutrita popolazione di Hippocampus hippocampus una delle due specie presenti nel Mediterraneo (l’altra è Hippocampus guttulatus).
Allego due foto – nell’articolo di base [7] – ndr – che ho fatto su un fondale di appena un paio di metri; nella seconda spuntano anche gli occhi periscopici di un rombo di rena.

P.S. – A Sibari era presente anche il cugino del cavalluccio marino, il pesce ago (Syngnathus spp.). Due foto

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