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Maurizio De Benedictis. La perdita di un Maestro

Sandro Russo raccoglie una testimonianza di Laura Viti
[1]

 .

La notizia non ha avuto grande risonanza mediatica, in questi tempi ingorgati di (brutte) notizie e sarebbe passata non rimarcata, se non avessi ricevuto un messaggio e poi una lunga telefonata da Laura, mia vecchia amica (…da 30, 40 anni? Ho perso il conto)

– Sandro, è morto Maurizio De Benedictis!
– Ah!
Conoscevo la stima e la reverenza di Laura per questo suo maestro dell’Università che l’aveva introdotta con pazienza, perseveranza e soprattutto condividendo con gli allievi la sua grande passione – al mondo del cinema.

La notizia non è stata riportata da tutti i giornali. Qui sull’Avvenire, del 25 agosto scorso
(cliccare per ingrandire; anche file .pdf in fondo all’articolo)

– Vorrei ricordarlo, in qualche modo. Che so… mi fa impressione che tutto quello che ha fatto, scritto e detto finisca così.
– Ho capito: “…Che tutti quei momenti vadano perduti nel tempo… come lacrime nella pioggia”.
– Aspetta, aspè’… Ch’hai detto? Io ’sta frase l’ho già sentita!
– E certo che l’hai sentita! E’ una delle frasi più citate al mondo! È il monologo di Roy, il replicante interpretato da Rutger Hauer nel sottofinale di Blade runner. Se ti vuoi rivedere la scena, così te la ricordi meglio, la trovi qui, nel sito [2].
– Ah! Volevo di’..!

Laura – bisogna conoscerla – è una tosta, che ha fatto tutta la vita in salita.
Messa fuori di casa giovanissima dal padre militare per essere rimasta incinta – cosa a quel tempo e in quell’ambiente (familiari provenienti dal frusinate) – assolutamente imperdonabile, ha dovuto abbandonare gli studi, e cominciare a lavorare nel mondo della moda per crescere da single la bambina (…Katia, te ricordi? Il nome è importante).

Di lavoro in lavoro, si è poi stabilizzata per anni come impiegata all’Ispettorato del Lavoro. Ma l’interruzione degli studi è stato da sempre il suo cruccio. Schietta e senza fronzoli lo diceva, quando entrava in un gruppo che non conosceva, quasi come biglietto da visita, per mettere le mani avanti prima che la giudicassero un’incolta.
Di suo ha cercato di ovviare come poteva… Leggeva molto, andava spesso al cinema, ascoltava “musica”, ma riconosceva che le mancava qualcosa.

– Nun c’era niente da fa… me mancavano “le basi”.
Ti ricordi quando mi cazziavi perché dicevo che un certo film mi era piaciuto… o non mi era piaciuto?

E come se mi ricordavo… Le dicevo che doveva andare oltre, leggere, capire come e perché; ma poi non avevo voglia né tempo da dedicarle…
Condizionata sempre da questo limite, in età adulta con le scuole serali aveva preso il diploma di ragioneria. Appena andata in pensione poi, si è iscritta all’Università.
Scelta non casuale della Facoltà: “Lettere e Filosofia”.
Corso: “Letteratura, cinema e spettacolo”
Ed è stato qui, per la preparazione dell’esame di Storia del cinema che ha incontrato il prof. Maurizio De Benedictis.

– A Sa’, sempre al primo banco, non me perdevo ’na virgola, prendevo appunti al buio, come ’na matta… ho gli appunti quasi stenografati di tutte le sue lezioni! Tre ore, du’ vorte a settimana e poi lo studio a casa sul libro del prof.

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– E dopo due messi di studio “matto e disperatissimo” ho fatto l’esame e ho preso trenta. Ahò! …me lo so’ meritato, eh!
Così lezione dopo lezione s’è stabilita, come di’… ’na certa confidenza. Quella con l’allievo più attento che ricorda cosa avevamo fatto la volta scorsa, e dopo una pausa dov’eravamo restati…
Ma mi si sono aperti mondi. Mi è rimasta la fissa per i film del Neorealismo, come li sapeva spiegare lui… La trama vabbè, ma anche il contesto, il periodo storico, il significato e il confronto con gli altri film dello stesso regista.
E poi gli aspetti tecnici, l’inquadratura, la fotografia, il colore…
A Sa’…che scialo! …altro che “me piace e nu’ mme piace!”.

[4]Foto di scena da Ladri di Biciclette (De Sica, 1948)

Va bene Laura, ho capito… Mi puoi fare qualche esempio? Qualche film che ti è restato impresso?
– Film… tanti, per come li raccontava lui, ti ci faceva entrare dentro… Stavi seduta sul marciapiede co’ padre e figlio di Ladri di biciclette, col lampione da una parte che divideva la scena… Te spiegava com’era nata in Roma città aperta la corsa de Anna Magnani dietro la camionetta dei tedeschi che se sta a porta’ via il promesso sposo …che poi glie sparano, no!? …E il confronto delle composizioni di Pasolini per il film La ricotta co’ un quadro del Pontormo o altre sue citazioni da Mantegna! …Capisci che voglio di’..?

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– Uh hu! Ma perché mi hai detto, prima, che il nome di tua figlia, Katia, era importante?
– Ah, quando siamo arrivati a fa’ Il dottor Zivago, di coso… coso…
– David Lean?
– Sì, quello llà. Gli ho detto… Ma lo sai che ’sto film è stato galeotto? Perché? ha chiesto lui. Perché quand’è uscito il film erano proprio i tempi del mio grande amore – che poi è andato com’è andato, vabbè – ma la piccola l’abbiamo chiamata Katia come uno dei personaggi del film.
– Perché non Lara, Julie Christie, o Tonia, Geraldine Chaplin? Io questa Katia nel film non me la ricordo.
– Ce sta… ce sta pure Katia, fidate! È la figlia di Zivago e Lara!      

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Laura mi ragguaglia poi del successivo iter dei suoi studi universitari. Del primo Corso ha dato solo l’esame di Storia del cinema, per passare poi al Corso di Scienze della moda e del costume, di cui ha dato sette esami (per quei miei trascorsi… come sarta d’alta moda, pensa!).
– Ma nun me volevano fa’ da’ n’altra volta l’esame de Storia del Cinema che avevo già fatto co’ De Benedictis, perché per qualche inghippo non me l’hanno convalidato?
– E tu? Bene no? …sempre di imparare cose si tratta!
– Macché! Gli altri due prof che ho trovato, du’ pischelli, ci hanno la fissa del cinema americano, che a ne nun me va né su né giù!

Laura è un fiume in piena, non si riesce ad arrestarla. Le faccio qualche domanda sugli ultimi anni del suo prof preferito.

– A sì! Beh, era dimagrito tanto! Dal 2019 a adesso aveva perso più di 10 chili. Poi c’era stato il Covid de mezzo e ci eravamo persi di vista. Era un tipo particolare. Completamente inadatto a risolvere i problemi pratici, per trovare un medico e fare gli esami giusti ci ha messo tanto tempo… Troppo! Insomma gli ho dato un po’ di consigli, perché mi sembrava così sprovveduto. Gli ho detto qualche volta per scuoterlo: Tu sarai pure maestro de Cinema, ma io so’ maestra de vita!
Gli ultimi tempi stavamo pure organizzando dei turni di assistenza tra noi della cerchia del vecchio Corso, quelli più vicini a lui… Non c’è stato tempo. È stato tutto così veloce. Ma m’è rimasta ’na curiosità…
– Dimmi
– Ho parlato col bidello della Facoltà… M’ha detto di essere stato incaricato dal prof di cercarmi, de dimme se lo chiamavo… Secondo te, co’ tutta quella gente che conosceva, il prof… ma perché aveva cercato proprio me?

 

Immagine di copertina. La famosa scena di Anna Magnani in Roma città aperta (Rossellini, 1945).
Il .pdf della notizia su Avvenire: De Benedictis. Avvenire. 25 agosto 2021 [7]

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Appendice del 7 settembre 2021 (Cfr. Commento Nuovo Cinema Aquila – Fb)

Maurizio De Benedictis

[8]Uno dei film preferiti da De Benedictis. “L’armata a cavallo” di Miklos Jancso (1968)