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Zoo umano. C’è del rancore in quel di Ponza

di Francesco De Luca
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Il caldo opprimente di questi giorni ha stanato dal suo sereno rifugio zi’ ’Ntunino. Torvo, scuro in volto, rancoroso. Verso chi? Verso tutti. Come se una inquietudine lo logorasse.
In verità, in questo ultimo spezzone d’agosto i Ponzesi appaiono agitati nell’animo. Insoddisfatti.

Non mi è congeniale quest’atmosfera tesa e ho cercato di tenermi lontano dalle parole dell’amico ’Ntunino. Ma non sono riuscito, condizionato dalla inclinazione alla scrittura, a non trattenere per iscritto il profilo delineato da ’Ntunino di una persona scolpita come omme senz’ombra.

L’ho lasciato nelle pagine e ve lo presento. Con un’avvertenza: scacciamo, per quanto possibile, il risentimento dalle nostre menti. È più salutare in questa cappa di calura.

“ Ha età matura e da questa concomitanza trae l’opportunità per sciorinare una familiarità bonaria. Un isolano stanziale, oggi in pensione, che si dedica a riflettere sulle tematiche sociali ponzesi.

E dunque, quando incontra conoscenti tenta ognora di allacciare un rapporto di vicinanza. L’argomento? È quello consueto: l’Amministrazione comunale e le sue carenze. È un dato scontato: mette subito tutti d’accordo, allineati sul fronte della critica. Tuttavia l’amico, lo chimerò così per comodità, sa bene che questa Amministrazione è salita col favore popolare e che negli anni ha perso consenso pur rimanendo un baluardo per chi tentava di insediare sull’isola una filiale affaristica romana alla quale i ponzesi avrebbero dovuto fare da lacchè.

L’amico tutto questo lo intuisce anche se stenta a discernere le sottigliezze (quelle che contano). Forse lo fa per incapacità o per rimanere in una posizione accomodante. Alla maniera democristiana.

Questo giudizio è ormai superato ma quel modello comportamentale (democristiano) sembra ancora presente, e in taluni soggetti, è imperante. Come appunto in questo amico.
Il quale assume questo atteggiamento per compiacimento: fratello minore della sudditanza ma, appunto, fratello minore e perciò inconsapevole, non ancora maturo.

In dialetto potrebbe essere etichettato come fottacumpagno, perché si adegua, per rimanere nelle vicinanze, per non perdere un’occasione eventuale, per non mischiarsi con coloro che si qualificano con nome e cognome, per una posizione precisa e decisa.

Sfuggente quanto basta, concorde quanto non guasta, presente ma pronto a defilarsi, l’amico. Manco a dirlo aspira a incarichi politici. Non ha sèguito perché il suo trasformismo è tollerato, e ben evidente. Dà ragione a tutti perché da nessuno vuole essere osteggiato. Ha mille idee, ha proposte risolutive: ardite, altisonanti, poco legate alla realtà di fatto.

N’omme senz’ombra direbbero i nostri vecchi, perché privo di spessore, poco utile a fini sociali perché questi fini non li individua, non li coltiva, preferisce i fatti propri ”.

Immagine di copertina. Un’opera di Keith Haring