Ambiente e Natura

Colpi di sole

di Francesco De Luca

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Forse sarebbe più opportuno parlare di ‘colpi di caldo’. Che appannano la mente e la fanno deviare. Verso cosa? Le direzioni sono tante. Riporto le mie.

A ferragosto Ponza è stata affollata. C’è chi considera questo una benedizione, mentre per altri la presenza turistica ha superato la possibilità di ricezione da parte delle strutture cittadine: viabilità, trasporti, fogne, acqua, elettricità, immondizia, salubrità cittadina.
E’ rischioso non concordare con la prima opinione ma è superficiale tifare per la seconda.

Lo stato di fatto dell’isola è tale che le aspettative di resa economica si sono elevate in modo abnorme, tant’è che gli esercizi commerciali aumentano di anno in anno. Con innalzamento dei costi e disinvoltura nella gestione.

E’ logicamente coerente chi auspica un sovraffollamento continuo, giacché la macchina economica messa in funzione dagli isolani abbisogna di un continuo pienone. Anche se tutto questo impone prezzi alti, rapporti frettolosi, rara cordialità, soggiorno non rilassante.

Non voglio dare voce a disguidi e mugugni vari. Sono da ritenersi normali per un pubblico di fruitori tanto vario e pressante. Il superaffollamento fa collassare ogni struttura. Aggravato dal fatto che tutto si struttura da sé, nell’autonomia degli esercenti e dei fruitori. Per cui prevale la volontà di chi gestisce  le attività commerciali, volte a massimizzare i proventi. A danno di chi?

C’è qualcuno che viene danneggiato da tale affarismo? Certamente, e sono coloro che non sono implicati nella macchina produttiva turistica. Sono residenti e turisti che vorrebbero usufruire di spazi e servizi ‘normali’, per trascorrere in pace il periodo estivo. A costoro l’isola si mostra negata (senza approdi, caotica, cara).

Viene danneggiato il territorio!

Più impegnativa è la domanda: è possibile un punto di saldatura fra i richiami ad un uso sostenibile del territorio, ed un clima di relazioni sostenibili con la richiesta dei giovani di entrare nel giro d’affari turistico, con la domanda di sostenibile dignità di vita per gli anziani?
La domanda non trova una immediata risposta. Essa va ponderata. Il che implica che andrebbe fatta oggetto di attenzione, per poi programmarne l’esecuzione.

Difficile è trovare il bandolo della matassa, ma proprio per questo occorre il contributo di coloro che hanno a cuore le sorti di Ponza.

Lo stato in cui si è attualmente è facile oggetto di sarcasmo o di arroccamento ad oltranza e di indifferenza servile. Lo stato in cui è Ponza è da analizzare, ciascuno per sé, con spirito di crescita.

3 Comments

3 Comments

  1. arturogallia

    18 Agosto 2021 at 09:45

    Le perplessità e le domande che pone e si pone sono ampiamente condivisibili e condivise.
    Il turismo a Ponza è sempre stato alla ricerca della quantità, seguendo lo schema più persone = più soldi.
    Eppure, tale visione non può essere illimitata, c’è un punto di equilibrio, superato il quale si sfocia nel caos e nell’abbassamento del servizio offerto, a danno del territorio tutto, inteso come ambiente terrestre, ambiente marino e società, sia ponzese che forestiera, a danno, in sintesi del turismo stesso.
    FORSE bisognerebbe cambiare paradigma e puntare su un turismo di qualità.
    Il motto di una corrente architettonica era “Less is more”, meno è più, meno è meglio.
    È chiaro, però, che per gestire qualcosa di simile, e soprattutto il processo che porta a, servirebbe un governo del territorio presente e attivo, ma questo mi sembra manchi proprio…
    Uno spunto potrebbe essere quello di cercare di comprendere meglio le qualità di Ponza e al contempo cercare esempi virtuosi di altre isole da imitare e fare propri, magari anche con l’aiuto di qualche forestiero che, amando l’isola ma sapendola osservare dall’esterno, possono essere di grande aiuto.
    Se poi ci sta bene fare lo slalom tra gli escrementi di cane, tra i sacchetti di spazzatura o tra le barche distanziate di appena un metro (!), è un altro discorso.

  2. silverio lamonica1

    18 Agosto 2021 at 10:17

    Per non parlare di certi soggetti che usano espedienti vari per non pagare il ristorante: il capello nel piatto (messo da loro) o l’affittacamere: il granello di polvere o la macchiolina sulle lenzuola (artatamente provocati da loro). Si tratta di casi limite, poco frequenti, ma purtroppo accadono in questo tipo di turismo “mordi e fuggi”, promosso da certa mentalità isolana: “Accà i pezze e accà u sapone”.

  3. Enzo Di Giovanni

    19 Agosto 2021 at 13:34

    Lo schema più persone = più soldi è uno schema stantio e decisamente non in linea con i tempi: siamo nel bel mezzo di una crisi internazionale senza precedenti e concetti come biodiversità, sviluppo sostenibile ed economia circolare sono ormai universalmente noti, anche in un ambito socio-economico poco dinamico come quello ponzese.
    Del resto, sono ormai anni che si parla – si parla solo, eh! – di destagionalizzazione, che è al polo opposto del “tutto e subito”.
    Il punto vero è che un’economia turistica che mira ad incassi vertiginosi in poco tempo potrebbe forse soddisfare chi ha un’impresa in grado di espandersi all’infinito, ma dal momento che a Ponza, tranne forse poche eccezioni, l’economia è parcellizzata in tante piccole attività di stampo familiare, dovrebbe essere evidente a tutti che solo l’allungamento della stagione potrebbe permettere guadagni in grado di garantire stabilità economica a tutte le famiglie.
    Cosa impedisce allora, se questi concetti sono noti, che venga messo a sistema un modello alternativo di sviluppo turistico che in parte è già presente nel territorio, ma solo a livello individuale?
    Perchè l’allargare qualità, varietà e durata del flusso turistico attraverso una piena valorizzazione delle tante risorse territoriali (storiche, ambientali, culturali) non è mai stato nell’agenda politico-amministrativa?
    Il nocciolo della questione è in queste due semplici domande, e già il cominciare a porsele sarebbe una buona base di partenza.

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