di Francesco De Luca
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Ponza ha la fortuna di avere un porto che è un gioiello. Inventato dal genio di Winspeare, il porto ingegneristicamente racchiude in un cerchio l’anima istituzionale dell’isola, architettonicamente dà un’ impronta stilistica all’agglomerato urbano, ma anche sonoramente amplifica il suo respiro, e visivamente esalta i colori, le luminescenze, gli scuri. Il porto borbonico, se visto con quest’occhio, appare un naturale palcoscenico.
Ieri sera (1° agosto) è diventato luogo di esibizione di un piovane pianista.
Nel Corso Pisacane, da via Roma alla Punta Bianca, echeggiavano le note di un pianoforte.
“Dov’è? Dov’è?”
Marco Fiorenzano troneggiava sull’alto del ponte della barca del Diving Center, ormeggiata alla banchina Di Fazio, illuminato da un improvvisato ‘occhio di bue’.
Erano musiche di Morricone, di Pino Daniele, di Astor Piazzolla, erano le eterne melodie napoletane. Un leggero vento di maestrale spingeva le note e riempiva l’area che dal Lanternino si raccoglie sotto il Municipio, per poi allargarsi verso Punta Bianca e sperdersi a Sant’Antonio.
Un’idea coltivata da Gennaro Di Fazio (sudato artefice di questo Festival 2021), realizzata con Luigi Pellegrini, con l’ausilio del Diving Center.
Chi scrive ha sentito nella lontana fanciullezza echeggiare in quell’area i canti di Ciccillo ‘i Maistà e Giulio Morsella ‘ncoppe na lanzetella, poi le canzoni dei Duri dalle terrazze del Mariroc, e ieri sera le note del pianoforte di Marco Fiorenzano.
Atmosfere diverse e ‘magie’ diverse, ma pur sempre di magia si tratta. Cambia ed è cambiato il pubblico in ascolto, ma l’anfiteatro mostrava tutta la sua grazia, e la musica il suo effetto, e noi, agitati nell’animo dal Libertango di Piazzolla.