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Le due epoche

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

Sono stato “un uomo pubblico” in due epoche diverse. Il giornalista – locale o nazionale a seconda che scriva sui giornali a diffusione locale o a quella nazionale – è per mestiere un uomo o una donna pubblico. Quello che scrive è sottoposto al giudizio del lettore che può gradire o meno ciò che scrive.

La mia generazione – la stessa di Domenico Di Meglio e di Gianni Vuoso con i quali ho avuto rapporti intensi ed indimenticabili – è stata fondamentalmente influenzata dalla Politica o meglio dalle convinzioni politiche nell’età formativa che va da 15 a 25 anni ma noi siamo stati precoci.
Fummo accusati infatti da un potente uomo politico degli anni ‘80 del ‘900 di essere politici mancati piuttosto che giornalisti politici quali eravamo, lontani dal giornalismo neutro all’inglese. Sprezzante il giudizio ma non aveva tutti i torti quel politico perché la Politica per noi è stata un richiamo costante. Quindi sentivamo la sirena incantatrice per la diretta partecipazione nei consigli comunali (questo era il nostro livello “locale”) non per ambizione di potere ma per la passione congiunta con il giornalismo militante non avendo ambizione di fare una carriera in giornali “nazionali”. Una passione civile per fare qualcosa di concreto e dimostrare che non solo eravamo predicatori del giardino dell’Eden ma uomini d’azione capaci di realizzare le cose che proponevamo. Azione, non solo parola.

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Il clima civile degli anni ‘70 favoriva questo difficile connubio perché la società umana era politicizzata fortemente con partiti solidi come la DC, il PCI, il PSI, il MSI ma anche piccoli come il PLI e il PRI, molto partecipati e articolati in sezioni che erano i luoghi fisici dove c’era il dibattito, il confronto di idee e progetti ed anche lo scontro. Il personalismo, le antipatie e le simpatie, gli interessi personali, l’appartenenza sociale, il differente livello di istruzione, certamente erano presenti anche nelle sezioni ma la dialettica doveva avere una base logica di una presa di posizione fondata su ragioni sensate. Il clima civile era favorito dalla “svolta di centro-sinistra”. Il peso dei socialisti al Governo si avvertiva. Cambiava una “mentalità collettiva”.

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Quell’epoca – diciamo del ventennio 1970/1990 – rendeva necessario una diffusione di idee e progetti attraverso la stampa. Anzi la stampa diventava la strada obbligata per veicolare il dibattito. Chi aveva quindi responsabilità di livello a tutti i livelli (sindaci, consiglieri, deputati, senatori, ministri) teneva in conto le indicazioni della base. Se si impegnava un deputato su una battaglia era l’intero partito impegnato. Se si avviava una campagna di stampa su un problema il sistema dei partiti non era indifferente. Si poteva anche vincere. Quando con  Il giornale d’Ischia nel 1973 promuovemmo la campagna politica per l’ esproprio delle pinete private nel Comune di Ischia raccogliemmo 6mila firme anche con l’adesione di politici ed intellettuali. Sette anni dopo quella campagna le pinete libere divennero una realtà con l’esproprio per pubblica utilità avviato e concluso dal sindaco d’Ischia Enzo Mazzella.

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Enzo Mazzella

Quando raccogliemmo nel 1978 la proposta del sindaco di Lacco Ameno, Vincenzo Mennella, di acquistare la settecentesca Villa Arbusto per costituire il Museo della Magna Grecia ne facemmo una grande e costante battaglia civile e “politica” fino a raggiungere l’obiettivo della relativa acquisizione pubblica. La Villa Arbusto era stata venduta dall’erede di Angelo Rizzoli, la figlia Giuseppina “Pinuccia” Rizzoli Carraro, ad una società privata per farne un albergo ed appena 3 anni dopo nel 1981 l’esproprio venne raggiunto con il concorso finanziario della Provincia di Napoli e della Regione Campania e senza che il piccolo Comune di Lacco Ameno cacciasse una lira.

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Villa Arbusto 

Queste due grandi opere pubbliche – credo le due realizzazioni più importanti degli anni ‘80 –  sostenute da campagne di stampa hanno avuto due protagonisti: il prof. Vincenzo Mennella, sindaco di Lacco Ameno, “cavallo di razza” della DC fin dal dopoguerra, ed il dottor Enzo Mazzella, sindaco d’ Ischia, che era il “cavallo di razza” della seconda generazione della DC purtroppo precocemente scomparso nel 1990 quando veniva indicato quale futuro Presidente della Regione Campania. Senza questi due personaggi gli obiettivi non sarebbero stati raggiunti. Le “pinete libere” divennero parchi pubblici nel 1980 mentre per diventare Museo, Villa Arbusto dovrà aspettare circa 20 anni e solo nel 1999 fu inaugurato quando Vincenzo Mennella, consigliere di minoranza a Lacco Ameno, era morto già da 4 anni nel 1995 a 72 anni.

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Una sala del Museo di Villa Arbusto

In quell’epoca i leader politici avevano la capacità di coinvolgere i decisori politici di sfere più alte per il raggiungimento degli obiettivi. Avevano rapporti con parlamentari e ministri. Contavano non solo nei loro Comuni ma sul Continente e nelle “stanze dei bottoni”.

Molte altre campagne di stampa con necessaria caratura politica non ebbero successo. Ne cito alcune: il piano regolatore generale per tutta l’isola d’ Ischia; un sol Comune in luogo di sei; l’esproprio dell’ ex-Palazzo Reale e stabilimento termale militare per una destinazione pubblica nella sanità e nel turismo; l’acquisizione del monumentale complesso del Pio Monte della Misericordia per una “cittadella termale” a Casamicciola; il ripristino dell’Osservatorio Geofisico chiuso dal 1923. Ma questi insuccessi del martellamento della stampa politica testimoniano la caratura diversa dei personaggi politici. Il Comune di Ischia non ha più avuto un sindaco come Enzo Mazzella. Lacco Ameno come Vincenzo Mennella. Casamicciola non ha avuto un sindaco né come Mazzella né come Mennella ed ha cambiato almeno 10 sindaci in 20 anni.

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La seconda epoca, la Ricostruzione in mano ai 5 Stelle

Questa nostra seconda epoca – che dura dal 1994 dopo la dissoluzione dei partiti solidi causata da  tangentopoli sostituiti dai partiti liquidi e personali senza sostanza e denominazione di una idea o ideologia –  è stata contrassegnata dal ricorso storico del liberismo o dell’ economia del lasciar fare lasciar passare oltre ogni limite spostando le lancette dell’orologio della Storia di 100 anni. L’avvento di Internet e dei social ha fatto nascere la figura del “rivoluzionario da tastiera” ed il comico Grillo e l’informatico Casaleggio hanno cavalcato l’onda di protesta creando il Movimento 5 stelle e raggiungendo nelle elezioni politiche del 2018 il 32,7%, primo partito nazionale e maggioranza relativa alla Camera ed al Senato. Il vento di destra, della destra populista e qualunquista, è diventato un uragano.

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Il “Movimento” senza nemmeno una sede fisica di assoluta protesta e antisistema si è trovato non solo con un esercito di parlamentari impreparati ed improvvisati ma con la responsabilità di Governo del “sistema” per il quale non si era preparato. Quello che Sebastiano Messina definisce un “maledetto  imbroglio” della propagandata con cosmica ignoranza della “democrazia diretta” attraverso un click si è drammaticamente rivelato perché i pentastellati investiti di cariche pubbliche non sapevano come si governa un “sistema” pubblico, costituzionale, articolato in enti locali, burocratizzato. Il caso emblematico dell’ “impreparazione” del M5S al Governo del sistema Italia è quello della Ricostruzione di Casamicciola e Lacco Ameno dopo il terremoto del 21 agosto 2017. Ministri,  sottosegretari, deputati, senatori, commissioni parlamentari, fanno detto e fatto di tutto. Investiti dal make up di Beppe Grillo di Ischia attraverso l’architetto Caterina Iacono hanno ricevuto di tutto: proposte, osservazioni, documenti. Non hanno deciso nulla. Ha continuato a funzionare il “sistema burocratico” del quale non conoscono nulla. Roba da follia collettiva e da assegnare per la comprensione alla psichiatria piuttosto che alla politologia.

In questa seconda epoca siamo – per fortuna  – ancora in grado di scrivere e di combattere, perché è necessaria una “terza epoca” per ritornare meglio e più consapevoli alla “prima” saltando ovviamente una o due generazioni da rottamare. Largo ai giovani ventenni. Posti di responsabilità ai settantenni. Come dire Mattarella, 80 anni, Draghi, 74 anni, Bassolino, 74 anni. Sono i più saggi, i più bravi, i più giovani.

Di Giuseppe Mazzella di Rurillo, direttore de Il Continente
Casamicciola, 18 luglio 2021