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Ventotene, un servizio da Il Messaggero

Segnalato della Redazione
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Ventotene. L’isola dell’Europa, con Ulisse e le sirene
di Valeria Arnaldi

– In queste acque, oggi nella provincia di Latina, l’episodio più celebre dell’Odissea. E nel 1941 Altiero Spinelli scrisse qui il Manifesto alle basi dell’Unione Europea
– A Punta Eolo si possono visitare i resti della villa fatta costruire da Augusto come residenza di lusso

Gli itinerari
C’è la seduzione delle sirene che secondo il mito avrebbero tentato di ammaliare con il loro canto anche Ulisse, nel suo viaggio per tornare a Itaca: «Affascinan chiunque i lidi lor / Con la sua prora veleggiando tocca», è l’avvertimento di Omero nell’Odissea, tradotta da Ippolito Pindemonte.
E c’è la storia. Quella antica, nella grande villa, dove fu esiliata Giulia, figlia di Augusto, colpevole di non aver rispettato la legge a tutela della morale della famiglia. E come lei, dopo, altre figure femminili.
E c’è la storia più recente, che vide inviati sull’isola forzati ed ex cortigiane, secondo una visione che, nel 1795, portò alla costruzione del carcere sulla vicina isola di Santo Stefano, tra i primissimi edifici costruiti secondo i principi del Panopticon, per la visione di tutti i detenuti, enunciati dal filosofo Jeremy Bentham.

Il processo
E poi, c’è l’ideale. Qui, infatti, ottant’anni fa, nel 1941, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, confinati, hanno scritto “Per un’Europa libera e unita”, più noto come Manifesto di Ventotene, cui si è successivamente ispirato il processo che ha portato alla nascita dell’Unione Europea. Sono più storie e leggende, anche memorie a “disegnare” l’orizzonte dell’isola di Ventotene, in provincia di Latina, abitata sin dal neolitico ma divenuta “di moda” proprio con Augusto che scelse Punta Eolo per far costruire una residenza di lusso per la famiglia imperiale, lunga trecento metri e larga cento, esposta a oriente per godere pienamente del sole mattutino, in una fuga di stanze, cortili, ambienti destinati a vari utilizzi nonché cisterne, terme, giardini, ninfei e una discesa scavata nella roccia per giungere direttamente al mare. Un luogo dove “isolarsi” e immergersi nella natura – l’architettura ne segue linee” e bellezze – che poi sarebbe, invece, stato destinato a esiliare.

La villa
Consumata dal tempo e in parte distrutta da salsedine e agenti atmosferici, la Villa è stata depredata in epoca borbonica e saccheggiata per i materiali da costruzione. Alcuni dei suoi tesori si possono ammirare al museo Archeologico, che ha sede nel Castello, sulla piazza principale, nato come fortificazione per difendere l’isola e i suoi abitanti dai pirati, poi impiegato come carcere. La Villa, però, affascina ancora con la suggestione del punto di vista. Senza trascurare lo “sguardo” rivolto al paesaggio, in parte anche in termini di conservazione, nel tentativo di modificarlo, sì, con la costruzione, ma senza alternarne la magia, anzi sfruttandone gli andamenti per creare una sorta di “scenografia”. Il viaggio nel tempo continua con le cisterne d’epoca romana per la raccolta dell’acqua piovana e la peschiera, serie di vasche artificiali.

Il Borgo
II passo si allunga poi al borgo borbonico, costruzione settecentesca che domina il porto romano e anche qui, “ritaglia” speciali scorci tra vicoli stretti, scale e più livelli di costruzione. Settecentesco, pure il Carcere sulla vicina isola minore, con le celle dei detenuti disposte a semicerchio in modo che potessero essere tutte controllate da un solo guardiano, collocato in una postazione centrale. La struttura era progettata in modo tale che i detenuti non sapessero quando qualcuno li stava osservando, ad alimentare così un sentimento di inquietudine diffusa, una prigionia non solo fisica ma anche mentale. Ecco il cuore della filosofia architettonica carceraria di Bentham: forzare i soggetti a non fare il male per il timore di essere visti. Una strategia basata sull’angoscia, che aveva però, come manifestazione, una architettura imponente. Vale la pena vederla, pure per comprendere la storia dell’isola, fortemente legata a quella dei confinati.

Le rivolte
Qui, fu imprigionato pure l’anarchico Gaetano Bresci, che assassinò re Umberto I di Savoia. Tra confinamenti, prigionia, rivolte, Ventotene non dimentica altre prospettive. Sono nel suo mare cristallino, ideale anche per le immersioni. E nella riserva naturale statale Isole di Ventotene e Santo Stefano e nell’area marina protetta delle due isole. In anfratti e insenature dalle atmosfere fiabesche, che sembrano richiamare scenari senza tempo da Cala Nave a Cala Battaglia, ad altre meno note ma non meno suggestive. Ecco, forse è qui l’incanto delle “sirene”, tra scorci tufacei, grotte e fondali da esplorare. Seguendo la storia, anzi le storie, dell’isola.

Appunti
DOVE DORMIRE
Hotel Isolabella
Immerso nella macchia mediterranea, l’hotel a conduzione familiare, si trova proprio davanti al mare, con balconi affacciati sulla piccola Cala Rossano. Ottimo per il relax. ►via Cala Rossano 2, Ventotene, Tel 0771-85027, www.hotelisolabella.com [2]

DOVE MANGIARE
Mast’Aniello
Una terrazza con vista sull’isola di Santo Stefano, per gustare piatti della tradizione culinaria isolana ma anche nuove creazioni. Grande protagonista, ovviamente, il pesce.
►Spiaggia di Cala Nave, Ventotene 0771-854007, www.mastaniello.it [3]

COSA VISITARE
Museo Archeologico
Ci sono anche molti reperti ritrovati nei fondali dell’isola, oltre a quelli provenienti dai siti archeologici come gli stucchi decorativi della Villa Giulia, tra i tesori custoditi nelle sale del museo Archeologico.
►Piazza Castello 1, Ventotene Tel. 0771-85345, www.comune.ventotene.lt.it [4]

[Di Valeria Arnaldi – da Il Messaggero di giovedì 15 luglio 2021]

In file .pdf: Ventotene. Da Il Messaggero del 15 luglio 2021 [5]