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L’Appennino, spartiacque dei dialetti italiani

a cura di Tano Pirrone [1]

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Abbiamo avuto padri che hanno inventato o costruito quantità immense di capolavori, di opere d’ingegno, che ancora oggi sono vive e producono a loro volta bellezza, creatività, forza. Fra essi antesignano c’è Dante, al quale si deve, fra tanto altro il primo tentativo di classificazione dei Dialetti italiani.

Nel De Vulgari Eloquentia I, 5 e segg. con mirabile intuizione anticipò lo schema, adottato molti secoli più tardi dai linguisti, di una distinzione tra i Dialetti posti alla destra e quelli alla sinistra dell’Appennino. Questa distinzione non ebbe per l’Alighieri alcun valore filologico, ma di schema pratico, entro il quale poter operare la scelta del “volgare illustre” tra i quattordici individuati. L’opera di Dante è una testimonianza preziosa della situazione linguistica italiana tra i secc. XIII e XIV.

Bisogna scalare la catasta dei secoli e giungere nella prima parte del XIX per trovare una classificazione scientifica dei dialetti italiani: Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907) (5), fondatore della dialettologia italiana, distingue infatti fra i dialetti in base alla distanza dal toscano (considerato il più fedele continuatore della latinità), vale a dire nella maggiore o minore presenza in essi di elementi barbarici modificatori dell’originaria purezza latina; per la linguistica ascoliana era infatti fondamentale il concetto di “sostrato etnico”, cioè l’insieme di elementi “perturbatori” dello sviluppo lineare nel tempo della data lingua.

La classificazione dell’Ascoli rimane ancora valida, anche se nuove metodologie contribuiscono alle analisi ed alla comprensione dei fenomeni propri delle lingue e dei dialetti. Queste nuove metodologie partono dal presupposto che alla base la lingua latina non era uniforme sul territorio dell’Impero e non si è evoluta in modi analoghi e con la stessa facilità.

Senza avventurarci in un campo assai specializzato, complesso da trattare e di scarso interesse generale, ci soffermiamo invece sulla divisione dei dialetti italiani, che è poi quello che ci interessa in quest’ambito. Questi dialetti si dividono in sei grandi gruppi, dei quali due (gallo-italico e veneto) a settentrione dell’Appennino e quattro (toscano-còrso; marchigiano-umbro-romanesco; abruzzese-molisano-pugliese-campano-lucano; siculo-calabrese meridionale-salentino) a mezzogiorno dell’Appennino. Rimane fuori il sardo, che deve essere considerato a sé, come risultato di ondate di latinità di più lenta penetrazione.

Restano fuori dalla categoria “Dialetti italiani” le parlate delle propaggini (1) e delle isole alloglotte (2): provenzali nelle valli alpine tra il Col di Tenda e l’alta val di Susa; franco-provenzali fra la media val di Susa e il massiccio del monte Rosa; tedesche nelle valli intorno al monte Rosa e in val Formazza ecc.; slave (come in val di Resia); albanesi (in enclave siciliane, calabresi, foggiane e molisane); greche (Aspromonte e Salento). Si contano poi colonie linguistiche gallo-romanze e gallo-italiche. Alghero è catalana.

Questa breve nota ha preso a riferimento gli scritti illuminanti e chiarissimi del prof. Corrado Grassi (1925-2018), socio-linguista di gran valore, autore di opere fondamentali (8). Noi ci siamo limitati a contenere la lunghezza del testo, sintetizzando al massimo un argomento che ampia diffusione meriterebbe.

 

Note dell’Autore
(1) – Nello specifico: derivazione, diramazione, discendenza: le ultime propaggini di una famiglia, di un’antica popolazione.
(2) – Di lingua diversa da quella ufficiale (come in Alto Adige).

Note a cura della Redazione
Si segnalano, sul sito, le quattro puntate che Martina Carannante ha dedicato alla dialettologia, come “spigolature” in preparazione della tesi discussa il 14 novembre 2017 presso l’Università di Roma 3 proprio sulla dialettologia (relatore dr. Paolo D’Achille) dal titolo molto impegnativo: “Dialetto e poesia nel microcosmo ponzese” (3).

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(3) – https://www.ponzaracconta.it/2017/11/14/abbiamo-una-nuova-dottoressa/ [3]

(4) – https://www.ponzaracconta.it/2013/04/24/la-dialettologia-1-nozioni-di-base/ [4]

(5) – https://www.ponzaracconta.it/2013/05/20/la-dialettologia-2-i-mestieri-dei-primi-del-900/ [5]

(6) – https://www.ponzaracconta.it/2013/08/14/dialettologia-3-i-rapporti-tra-la-lingua-nazionale-e-i-dialetti/ [6]

(7) – https://www.ponzaracconta.it/2013/08/17/dialettologia-4-lonomastica/ [7]

(8) – Una delle opere citate nel testo, in particolare Introduzione alla dialettologia Italiana, di C. Grassi; A. A. Sombrero; T. Telmon – Laterza 2003 – V  ediz. 2010) è stata compulsata in profondità, per la preparazione della tesi

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