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Radici

di Pasquale Scarpati

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I bimbi, la luce del Signore

A me piace raccontare al nipotino più grande le storie dell’Isola e citare luoghi della mia infanzia ed adolescenza.
Un giorno esprime un desiderio: “Nonno, mi piacerebbe andare a Ponza”.
Detto, fatto.
Ovviamente si aggrega anche la figlia con le gemelle. Praticamente tutta la famiglia. Quanto tempo? Due giorni? Che ci facciamo con due giorni? No, meglio cinque perché c’è molto da vedere e non so se bastano. Essendo in dieci e con esigenze diverse ci vuole una barca tutta per noi. Mia figlia contatta, via Internet, Silverio (Cocò). Subito si capisce che è una persona oltremodo gentile e disponibile.

Sbarca la… truppa con una miriade di bagagli. Tant’è che un marinaio gentilmente ci aiuta, anche perché il Tetide deve ripartire subito.
Due appartamenti vista porto, a pochi passi dalla casa natale. Immediatamente i ricordi vanno a Gennar’i Tatill, mast’Arturo con i suoi gelati e la manovella azionata da me per avere alla fine un piccolo regalo (un assaggio di gelato alla crema e cioccolato da leccare in fretta) e all’odore di crema che si spandeva per tutta la stradina, la macelleria di cumpà Tatonno e Ciuffini e Maria ’a tabaccara e Giuvannina ’a Pannazzara e mastu’Ppaul’ e Vittorio ’u scarpar’, Bettina e Maria e Filomena. Come non ricordare e citare.

Giornate dense ci aspettano. Per prima si salutano le persone più care. Loro continuamente mi ripetono, mortificate, che a causa del periodo, non possono dedicarmi tanto tempo per gustare un po’ di… ciliegie insieme (fare quattro chiacchiere). Ma sono io a scusarmi con loro e continuo a ripetere che anche per me è il periodo sbagliato perché so che loro sono indaffaratissimi (anche e non solo per questo io preferisco le “stagioni calanti e/o morte stagioni”) ma è l’unico periodo per far vedere per mare le bellezze dell’Isola alla famiglia e soprattutto al nipotino. Così trascorre il primo giorno.

Il giorno successivo andiamo a prendere “possesso” della barca, bella, capiente.
Incontro colui che ci deve accompagnare.
La prima domanda d’obbligo: A chi appartieni?
Mi risponde: – I’ songh’ ’u nipote ’i Cummarella”.
Avverto un brivido. Ricordo bene il nonno perché nel “pellegrinare” di mio fratello nella consegna delle merce quella era la prima tappa. Accanto alla chiesa di S. Giuseppe a S. Maria. Spesso anch’io lo accompagnavo perché mi piaceva cavalcare il bolide “Moto Guzzi”. Sono felicissimo e ne faccio partecipe tutti, anche Cocò. E’ come se ci conoscessimo da sempre.

Questa volta c’è un risacca di ponente. Non importa, andiamo lo stesso. Ci avviamo con un’abbondante scorta di ottime pizze e focacce – …si sa, il mare stuzzica l’appetito – fornite da mio cugino Silverio ’i Bunaria, figlio di Eva.

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Chiedo di andare prima al Bagno Vecchio, luogo di vari ricordi, passando tra i Faraglioni della Madonna. Silverio ’i Cummarella non se lo fa dire due volte. Lì tutti “ assaggiano” il primo tuffo.

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Durante il tragitto vaghiamo, con Silverio, sull’onda dei ricordi e dell’attualità. Il nipotino è felicissimo. Dopo un primo tentennamento prende confidenza e giù tuffi a non finire. Tutti prendono confidenza con l’acqua limpida anche le gemelline, prima molto titubanti. La più piccola di tutti invece è un delfino: non ha paura di nulla e si diverte un mondo. “Vuoi vedere – penso – che queste imparano a nuotare?”. Prendo qualche rufolo e glielo mostro.

Dopo un po’ andiamo via ma, doppiato il faraglione della Guardia, la risacca si fa sentire.
Per non spaventare chi ha paura si decide di ammorrare nella spiaggia del Core. Ma come vogliono le disposizioni ci teniamo a distanza.
Non importa. L’acqua, come le sirene, ci invita. Chi resiste? Nessuno. Si passa sotto ’u Spaccapurp’ e tutti a bocca aperta. Anche a le Felci si ripetono le stesse scene, ma non si può andare oltre per via della risacca.

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Silverio ed io continuiamo a parlare senza quasi smettere mai; come l’onda: su e giù, avanti ed indietro nel tempo. Infine, per ironia della sorte, abbiamo trovato anche degli amici comuni sulla terraferma.
Il bimbo si diverte, osserva e chiede. Al ritorno chiediamo a Silverio i Cummarella se ci accompagna anche per il giovedì successivo. Risponde che non sa perché ha degli impegni. Con Cocò ci facciamo quattro risate rievocando tempi andati.

Mercoledì è dedicato a Frontone, ma nel pomeriggio noleggiamo due macchine elettriche per fare il giro dell’Isola via terra. Altre soste su paesaggi conosciuti da me ma sempre nuovi. Alla Calacaparra vedo un cartello che indica un sentiero pedonale per Punta Incenso. Il tempo è tiranno e non mi permette di andare. Penso: prima o poi ci andrò.

Marzia e Gino ci ospitano nella neonata “Banchina 23”. Ma la sorpresa è stata che ci ha fatto trovare tutta la famiglia paterna. I sapori di piatti raffinati e saporitissimi si mescolano alla dolce sensazione di trovarsi tutt’insieme. Pertanto si può dire che tra una portata ed un’altra non vi è soluzione di continuità perché nell’intervallo tra le portate si “gusta” la famiglia. Il nipotino è al centro dell’attenzione essendo stato lui “il gancio” per quest’evento così particolare.

Il giovedì abbiamo ritrovato, con grande sorpresa e con sommo piacere, Silverio ’i Cummarella quale nostro accompagnatore. I bambini oltremodo contenti.
Con le solite abbondanti e ottime pizze ed altre leccornie di Silverio ’i Bunaria abbiamo drizzato la prua per Palmarola. Abbiamo attraversato Cala Brigantino e ci siamo incuneati nella Grotta di Mezzogiorno.

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Dice Silverio: – Ora fatevi un bagno in quest’acqua ‘sporca’.
Gli risponde, di rimando, la piccola ed acuta Vanessa: – Ma quale acqua sporca: è pulitissima! E giù tuffi e nuotate.
La più piccola di tutti, Carlotta, di appena cinque anni, spinge il padre ad andare in una grotta. Si scopre così che da quella si esce da un’altra parte. Così anch’io scopro questa che per me è una novità (c’è sempre da imparare). Ma quando ci siamo messi tutti sulla barca, il motore non vuole partire. Silverio tenta in tutti modi: nulla. Un gommone ci traina nei pressi di una spiaggetta poco distante. Arriva un gommone portando degli attrezzi. Niente da fare. Il motore non ne vuole sapere: forse vuole riposarsi o forse vuole…
Intanto si alza un po’ di scirocco con qualche goccia di pioggia.
Ma si chiacchiera in attesa dei soccorsi. Arriva Umberto con un bel gozzo costruito da Silverio Parisi, altro cugino ed altri ricordi collegati al padre Gigino di cui ho narrato altre volte. Trasbordiamo e ci dispiace lasciare Silverio. Ci salutiamo ma siamo preoccupati per lui. Lui ci rincuora: tra poco verranno a trainare la barca. Vorrei andare a Lucia Rosa che il giorno prima avevamo visto dall’alto.

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Avevo raccontato la triste storia e tutti, anche i più piccini, erano rimasti attenti ed assorti. Ma il mare non ce lo consente per cui siamo rientrati nel porto.
Cocò, ancora una volta gentilissimo, si è dispiaciuto dell’inconveniente e ci ha detto che avrebbe messo la barca di nuovo a nostra disposizione il giorno successivo. Sorridendo gli ho detto che, purtroppo, saremmo dovuti andar via. Ma con una promessa…..

L’ultimo giorno è trascorso tra shopping vari: souvenir per se stessi e per il parentado della terraferma e con i saluti finali. Penso: “Ecco l’economia di… ritorno”.

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Il Tetide scioglie gli ormeggi in ritardo ma mentre faccio notare al nipotino ancora una volta tutte le meraviglie che ci circondano, una signora sconosciuta mi parla, quasi delusa, dell’Isola. Non posso tacere le sue bellezze, soprattutto quelle recondite, che vanno prima cercate e poi gustate piano piano, nel tempo. Lei, convinta, di rimando: – Ah sì?! Allora ci devo ritornare!
– Certamente, perché l’Isola è come un ottimo bicchiere di vino che non va tracannato tutto d’un fiato, ma va gustato piano piano, sorso dopo sorso – Ci salutiamo come già conoscenti. Potenza dell’Isola!

Il nipotino mi dice: – Nonno, è stata una vacanza bellissima, però dobbiamo andare a vedere la parte dell’Isola che non abbiamo visto e dobbiamo fare il giro di Palmarola. Anzi ci voglio stare per una settimana intera! – Non posso non pensare con la solita ironia: “ Ora capisco lo “ scherzo” fatto dal motore: pur’ iss ci’azzùpp’ ’u ppan! Che per caso anche Cocò e gli altri ci hanno messo lo… zampino!? Aggiungo: – Si può dire di no al nipotino? – E poi, sorridendo tra me stesso – Si può dire di no al… Nonno?

Voglio ringraziare tutte le persone gentilissime che ho incontrato nel breve tempo trascorso, anzi troppo breve. Una promessa è una…promessa.
In un mondo in cui l’apparenza la fa da padrone, qualcuno asserisce che le radici non servono a niente perché stanno al buio sotto terra e soprattutto non si vedono. Non sa, però, che da loro nascono tutte le specie vegetali tra cui anche gli alberi che, oltre ad essere belli ed efficienti, producono frutti!
Chissà!
Pasquale.

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Appendice del 14 luglio. Nota, foto e video  (materiale inviato in Redazione sempre da Pasquale):

Questa volta vi invio un piccolo assaggio di foto recenti ( così non dite che faccio sempre il….vecchio). Aprendo una piccola polemica: decantano tanto (ho visto un servizio della RAI)  la “grotta Azzurra di Caprii! Che ha soltanto quella! Ed un unico faraglione! Ma tant’è.  Un caro saluto e buon bagno a chi ci sta!
Pasquale

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E qui di seguito una foto e un breve video (2′ e 48″) della grotta azzurra di Palmarola.

 

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