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San Gennaro e… gli altri (3). Detti e protezioni

di Paolo Mennuni

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“Meluso, caruso, / miette ’a capa ’int’ ’o pertuso
Po’ vene ’o scarrafone / e te rosica ’o mellone!”
(Detto popolare)

Anche da ricordare
S. Pasquale Baylon, santo spagnolo ritenuto protettore delle donne ed al quale le stesse si rivolgono speranzose quando cercano marito. La giaculatoria è:
“S. Pasquale Bailonne, / protettore delle donne,
famme truva’ ’nu bellu marito / bianco, rosso e culurito
cumm’ a te, tale quale / o glorïoso S. Pasquale!
Il Santo, che era anche un confessore, alle giovani mogli che nel segreto del confessionale gli confidavano le negligenze dei mariti, dovute certamente all’eccesso di fatica, consigliava come rimedio, vino dolce con miele e tuorlo d’uovo, ben emulsionati ed amalgamati. Pertanto, in virtù di quest’ultima trovata, gli si attribuisce anche l’invenzione dello zabaione, ragion per cui, oltre che delle donne, è ritenuto anche protettore dei pasticcieri!

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Ricordiamo ancora, qui di seguito un personaggio particolare: S. Aspreno, primo vescovo di Neapolis, che ha lascito tracce indelebili nella storia anche recente.
Aspreno
Aspreno, era un cittadino romano del I secolo d.C. che viveva a Napoli ma soffriva di emicranie. Quando S. Pietro venne a Roma e passò da Napoli, la sorella, che si era già convertita, gli andò incontro e, con l’occasione, gli prospettò il caso del fratello; s. Pietro lo guarì e Aspreno, stupito per il miracolo compiuto dall’Apostolo e oltremodo riconoscente, si convertì a sua volta. S. Pietro, a questo punto, forse per la fretta e forse perché non aveva di meglio per le mani lo fece addirittura vescovo, prima di riprendere il viaggio per Roma! Fu, quindi, anche primo vescovo di Neapolis.
Quando poi fu santificato, a lui incominciarono a rivolgersi coloro che soffrivano di emicrania e, nella chiesa a lui dedicata, sotto l’altare fu praticato un foro nel quale i sofferenti introducevano la testa, non prima di averla debitamente rasata!
La cosa è ricordata in una divertente filastrocca messa in musica dal grande Renato Carosone, con un’aggiunta per fare metrica ma che non ha nulla di sacro, e che fa:
“Meluso, caruso, / miette ’a capa ’int’ ’o pertuso
Po’ vene ’o scarrafone / e te rosica ’o mellone!”
Cioè, mentre incoraggia a praticare il rituale dell’introduzione della testa dolorante nel ben noto pertugio, nel contempo mette in guardia dai pericoli che si possono nascondere in fondo al pertugio stesso!

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Comunque la storia di S. Aspreno continua: alle soglie del XX secolo, un chimico tedesco, un certo Felix Hoffmann, funzionario dell’industria chimica della Bayer, giunto a Napoli, viene a conoscenza della storia e la trova interessante, decide quindi di sfruttarla anche a fini commerciali denominando il prodotto di recente scoperta, il salicilato, con un nome mutuato dal Santo: nasce così l’Aspirina, ormai nota in tutto il mondo!
Per chi invece non vuole ricorrere all’antidolorifico c’è sempre la seguente giaculatoria:
“S. Aspreno assaje putente/ a ’sta capa tiene mente:
chesta capa sta malata / e ha dda essere sanata!”
…seguita, naturalmente, dall’introduzione del cranio ’nd’u pertuso!

[2]Cripta o sacello nell’ipogeo della chiesa di Sant’Aspreno al Porto

Il calendario dei santi.
Sappiamo che ogni giorno è legato ad un santo ma, alcuni santi, sono particolari perché contrassegnano delle festività o ricorrenze legate fin dall’antichità ad eventi stagionali o a pratiche agricole. Spesso queste ricorrenze sono ricordate con detti e proverbi spesso contraddittori, così come il tempo è capriccioso. Naturalmente i santi coinvolti non sono soltanto quelli legati ai patronati napoletani.

Cominciamo con il 14 febbraio: “a S. Valentino ’a primmavera sta vicina”;

Il 17 gennaio, giorno dedicato a S. Antuono, si dice: “S. Antuono lampe tuone!”. Cioè il tempo è ancora incerto però: “a S. Antuono ogne pollanchella fa’ ll’uovo” (a S. Antuono ogni pollastrella fa l’uovo!), per dire che la natura si sta risvegliando e riprende i suoi ritmi a dispetto della meteorologia! Ancora “a S. Antuono ogne puorco è bbuono!” (a S. Antuono ogni maiale è buono!) e questo, fin dall’antichità, voleva dire che ormai i maiali non possono più aspettare. Ovviamente eccetto il suo!

Il 23 febbraio, S. Biagio: “a S. Biase ’o sole p’ ’e case: ’o tristo n’esce e ’o bbuono trase!” (a S. Biagio il sole entra nelle case; il cattivo esce e il buono entra!) formula beneaugurante cioè con il sole entra anche la speranza!
Però si dice anche: “a S. Biase vierno trase” in netta antitesi con i detti precedenti.
È anche il tempo giusto per innestare: “a S. Biase ogne ’nzierto trase” cioè ogni innesto riesce, oppure: “a S. Biase ’nzerta prune e cerase” cioè puoi innestare pruni e ciliegi.
Ma a questo santo, patrono delle gole, si rivolgono anche i bevitori incalliti che sono soliti ingollare il primo bicchiere in suo onore con un: “a nomme’e san Biase chisto è ’o primmo che trase!” ossia, nel nome di S. Biagio, questo è il primo che va giù!

Siamo a marzo, c’è la primavera astronomica che si dovrebbe riflettere direttamente sulla natura, e gli uccelli di passo ritornano per cui: “a S. Giuseppe aucielle a sette a sette!” siamo al 19 del mese.
Il 25 marzo è la festa dell’Annunziata: “all’Annunziata ’a foglia ’e fico e ll’alice salata!”, il fico mette le foglie ed è anche il tempo della salagione. Ancora: “All’Annunziata ’a pezzotta ’int’ ’a fugliata” cioè è tempo di mette le caciotte nelle foglie di fico per farle stagionare. Le foglie di fico contengono un lattice che facilita la maturazione del formaggio
26 maggio ricorrenza di S. Filippo Neri: “Quanno chiove a s. Felippo, a ’o puveriello nun serve ’o ricco!” cioè l’acqua di maggio assicura al contadino povero un buon raccolto e non dovrà ricorrere ai presiti da chi è più ricco di lui
A giugno fa decisamente caldo, le donne si scoprono e gli uomini le guardano con interesse: che succede? Succede che il 15 a santu Vito ogne mugliera vatt’ ’o marito!” ossia ogni moglie picchia il proprio marito, perché si distrae e guarda le altre!

Dopo una lunga pausa e un caldo soffocante, siamo al 26 di luglio festa di S. Anna: “Si chiove a S. Anna l’acqua addeventa manna!” il terreno può essere lavorato e si dà inizio ai lavori preparatori.
Noi terminiamo qui questa disamina, ma i detti continuano.

[3]

Il secondo esilio di S. Gennaro
Come avevamo promesso, diamo qui qualche notizia più precisa sulla “diminutio capitis”, o addirittura dell’ostracismo dichiarato proprio dalla Chiesa romana nei confronti di S. Gennaro.
S. Gennaro nel corso delle revisioni agiografiche dell’ultimo Concilio fu ritenuto un santo mai esistito, o meglio, un santo creato dalla fantasia popolare come peraltro anche S. Giorgio ed altri che ora mi sfuggono. La circostanza che notizie storicamente documentate su S. Gennaro fossero carenti ha costituito un problema di non facile soluzione per la Chiesa stessa che decise di cancellare la sua festività dal calendario dei Santi con la riforma liturgica del 1969, appunto.
La decisione, però, non risultò gradita né ai fedeli napoletani, né alla stessa Curia napoletana che si oppose. Il Vaticano addivenne allora ad un compromesso per cui fu ripristinato il culto, ma limitatamente alla città di Napoli.

La reazione dei napoletani, però, non si fece attendere e fu anche abbastanza variegata e colorita perché, per una questione concordataria, fu salvaguardata la festa patronale dei Ss. Pietro e Paolo per la città di Roma!
I commenti non mancarono anche in seguito quando il Governo decise di sopprimere tutte le festività religiose e restarono solo quelle civili del 25 aprile e del 2 giugno e poiché il comunicato fu diffuso dall’ANSA le battute si appuntarono sul governo: “Alla fine questo Governo neanche i Santi in Cielo ha lasciato in pace. Il premier Berlusconi è arrivato dove neanche i comunisti avevano osato: lasciare in piedi soltanto le festività laiche e abolire le ricorrenze patronali care alla Chiesa cattolica ma anche, e soprattutto, alla tradizione storica e culturale di tutta l’Italia. Forse è il primo passo per introdurre un’unica celebrazione su scala nazionale dedicata a s. Silvio da Arcore primo santo nominato in vita per i miracoli fatti e per i martìri subìti?” e con promessa di iniziative da promuovere per salvaguardare la tradizione.

Per concludere, invece, sul nostro Santo per antonomasia, ricordiamo un episodio avvenuto negli anni ’70 quando S. Gennaro fu, come già detto, ridimensionato per cui la sua ricorrenza da festa di precetto passò a semplice solennità locale anche per i napoletani.
Nell’occasione a Napoli, episodio riportato anche dalla stampa, al ponte dei Francesi, dove troneggia un busto di S. Gennaro, sotto al simulacro del Santo apparve una scritta a caratteri cubitali:
SAN GENNA’ FOTTATENNE!

[San Gennaro e… gli altri (3). Detti e protezioni – Fine]

Per la prima parte, leggi qui [4]
Per la seconda parte, leggi qui [5]