Ambiente e Natura

Villeggiatura o vacanze?

di Patrizia Maccotta

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– Che noia! Che noia!
Seduta sul muretto, Valeria, sette anni circa, non è contenta. Malgrado il profumo della menta di fine agosto, il canto delle cicale e l’ombra della grande quercia. L’acqua della piscina gonfiabile è immobile mentre l’amaca dondola dolcemente. La casetta dove vivevano un tempo le galline, ridipinta e sistemata, accoglie solo le sue bambole. Siamo nell’ormai lontano 2009.
– Questa non è una vacanza! Siamo troppo vicini a Roma, nonna! Non c’è il mare.

Il casale in Sabina (leggi qui)

E’ vero. Il mare non c’è. Siamo in Sabina, alle pendici dei Monti Lucretili. Mi viene in mente Serena Dandini, in una trasmissione di satira di molti anni fa: imitava un politico che, in un comizio elettorale, prometteva il mare agli abitanti di Orvieto. Non potevo, onestamente, promettere il mare a mia nipote. Mi aiutarono Pietro Citati e un vecchio articolo del quotidiano la Repubblica che spiegavano cosa era una “villeggiatura” , modo ormai desueto di passare l’estate.
– Hai ragione Valeria. Sei stata in vacanza prima. Ora ti stai godendo qualcosa di diverso: una villeggiatura!

Le spiegai allora che la villeggiatura si svolge in un luogo del cuore, una casa che conosciamo, dove ritorniamo ogni anno per ritrovare i posti e gli oggetti che amiamo, con dei rituali che danno sicurezza e solidità alle nostre esistenze. In villeggiatura il tempo scorre più lento e ci concede, ma è un privilegio e un’occasione, dei momenti di noia. Le dissi che potevamo sperimentarlo insieme questo nuovo tempo, rallentando i nostri ritmi, osservando il microcosmo intorno a noi, i fiori, le erbe, gli insetti.
Alla fine del suo soggiorno, Valeria mi abbracciò contenta: – Avevi ragione nonna! E’ stato bello stare in villeggiatura.

Certo, villeggiatura ed, in seguito, vacanze, sono state per secoli dei privilegi. Ma questo non glielo potevo ancora spiegare.

La villeggiatura nacque, in fondo, con l’impero romano. Gli imperatori ed i patrizi amavano lasciare Roma e la sua moltitudine per recarsi, l’estate, in posti più salubri come la campagna ed il mare. Inventarono loro, in certo senso, l’usanza di andare al mare. Furono costruite grandi dimore sulle coste della Campania: Stabia, Campi Flegrei, Pozzuoli, Posillipo, Capo Miseno e, soprattutto, Baia divennero delle vere e proprie stazioni balneari con ville, terme, peschiere ed una vita mondana lussuosa. Lì possedevano le loro residenze estive Cesare, Pompeo, Crasso, Cicerone, Seneca, Caligola e Nerone. Nerone possedeva anche un enorme palazzo sul mare, dove era nato, ad Anzio e una villa a Subiaco. Tiberio possedeva una magnifica dimora a Capri (leggi qui), la villa di Giove (villa Jovis), da dove volle governare l’impero, alla fine della sua vita, per undici anni.
Sua madre, Livia Drusilla, moglie di Augusto, aveva fatto costruire sulla via Flaminia, in campagna, una villa con giardino esterno naturale e un giardino interno affrescato (ora protetto al Museo di Palazzo Massimo a Roma). In Sabina, dove Valeria aveva scoperto la sua prima villeggiatura, si trovano ancora i resti di numerose ville rustiche e anche di ville d’ozio, come la villa di Orazio a Licenza, tutta restaurata, e la grandiosa villa dell’imperatore Adriano, vicino a Tivoli (Villa Adriana, in lizza con Ponza per Visit Lazio 2020: leggi qui).

Villa Adriana. Ricostruzione

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente scompare il concetto di villeggiatura. Nel lungo periodo chiamato Medioevo ci si sposta, si lascia la propria abitazione, ma per fare una guerra o un pellegrinaggio. È uno spostamento, appunto, un andare non un restare in un luogo che ci è caro e che ci appartiene.

In Italia, paese nel quale il Medioevo dura meno a lungo, il concetto di villeggiatura rinasce nella metà del XIV secolo in quelli che vengono chiamati “luoghi di delizie “. Boccaccio descrive uno di questi luoghi nel suo Decamerone.
Sono passati molti secoli dalla caduta dell’impero ed in Toscana nascono le ville medicee legate ai poderi agricoli della famiglia Medici. All’inizio la villa viene concepita come luogo di rifugio di fronte ai pericoli che possono minacciare Firenze: la peste del 1348 per esempio, come viene raccontato nel Decamerone. Luogo di rifugio concepito pure come luogo di svago, di delizie; intorno alla Villa nascono dei giardini con fontane e giochi d’acqua. Separato, si trova il Barco, rimasto selvaggio, dove si può cacciare.

Le lunette che Giusto Utens – pittore fiammingo che viveva a Carrara, dipinse per il salone delle feste della villa di Artimino (si trovano ora nel Museo Tipografico “Firenze com’era”, a Firenze appunto) – descrivono con molti dettagli la tipologia di queste dimore. Tutte le ville sono illustrate.

La villa di Artimino, oggi

Villa Medicea. Pratolino. Lunetta di Giusto Utensili (Utens)

Villa La Peggio

Nella rappresentazione della Villa La Peggio, situata a sud di Firenze, si possono osservare dei gentiluomini che giocano a pallacorda (1) su un prato. Possiamo ammirare la scenografia di Pratolino, acquistata da Francesco Medici nel 1562. Infatti, durante il XV, il XVI ed il XVII secolo, numerose altre ville vennero costruite.
Pratolino, con i suoi giardini, fu subito considerata una delle meraviglie d’Europa. Montaigne la visitò nel 1580, durante il suo viaggio in Italia, e da buon francese la descrisse così: “La maison s’appelle Pratellino. Le bâtiment (…) de près est très beau, mais non des plus beaux de nostre France…” Si riscatta dopo osservando che “La beauté et la richesse de ce lieu ne se peut représenter par le menu”.

Villa Pratolino. Dettaglio

Ovunque in Europa fioriscono le residenze di campagna. Per restare in Francia, nel romanzo “La Princesse de Clèves” di Mme de La Fayette (1634 – 1693), la cui trama si svolge nell’ultima parte del XVI secolo, la principessa, per sfuggire al sentimento che prova per il Duca di Nemours, chiede al marito, il Principe di Clèves, di rifugiarsi nella loro residenza estiva a Coulommiers“une belle maison à une journée de Paris”.

In Sabina, a Tivoli, nel 1572, il cardinale Ippolito d’Este, figlio di Lucrezia Borgia e di Alfonso d’Este, termina la costruzione della sua residenza estiva abbellita da un scenografico giardino e da numerose fontane (leggi Giardini d’acque, di Sandro Russo, su Mag O di Omero per il racconto di tante ville storiche).

All’inizio del XVII secolo, nascono alle porte di Roma, le ville estive suburbane, come il Casino Nobile fatto edificare dal cardinale Scipione Borghese nel 1606.

Villa Borghese a Roma

Anche la famiglia Pamphilj crea una sua residenza per l’estate nella sua tenuta di 184 ettari acquistando e trasformando la Villa Vecchia.

In Veneto, fin dal XVI secolo, l’aristocrazia veneto-veneziana affianca ai propri possedimenti agricoli delle ville che avevano una doppia funzione: la gestione della tenuta e lo svago. Le ville del Palladio e la villa Pisani nel XVIII secolo ne sono degli splendidi esempi.

Goldoni nella sua “Trilogia della villeggiatura” (1756) introduce un nuovo elemento nell’abitudine di villeggiare: il desiderio della borghesia di emulare il modo di vivere dell’aristocrazia. Ma un altro motivo spingerà i borghesi a volere lasciare le città: con la rivoluzione industriale, l’utilizzo di nuovi fonti energetiche inquinanti come i combustibili fossili e la nascita delle fabbriche cambiano i paesaggi urbani e rurali. Nasce la periferia che prenderà il posto delle cinte murarie, spesso demolite. In queste periferie verranno collocate le fabbriche e sorgeranno dei quartieri popolari abitati da una nuova classe sociale, la classe operaia.

La rivoluzione industriale inaugura, in primo luogo in Gran Bretagna, un altro tipo di villeggiare: recarsi in una stazione termale. Questa moda durerà per tutto il secolo successivo e possiamo osservare che, forse, dura ancora oggi (certo solo per gli anziani!).
Dopo la celebre stazione di Bath diventata presto lo scenario di numerosi romanzi britannici – Jane Austen vi ambienta “L’Abbazia di Northanger” (1817) e “Persuasion” (1818) – nasceranno numerose stazioni termali in tutta Europa: Baden Baden, Plombières-les-Bains, Aix-les-Bains , Marienbad , Karlsbad, Montecatini, Salsomaggiore.

Aix-les-Bains. Piscina dello stabilimento termale progettato da Charles Pellegrini (aa. 1857-62)

Nell’Ottocento, accanto al soggiorno termale, permane l’abitudine di recarsi in villa. Ma a partire della seconda metà del secolo, il mare, che i romani avevano un tempo scelto per i loro momenti di svago, entrerà di nuovo in scena e con lui un altro luogo per soggiornare: l’albergo.

Marcello Dudovich, nato a Trieste, pubblicitario, pittore e illustratore italiano (1878-1962). Al mare

La nascita della vacanza, che condurrà al turismo moderno e internazionale, si definisce con il passaggio dalla villa di proprietà al “Grand Hotel” (per il Grand Hotel, centro delle storie e di tutti gli incontri in Morte a Venezia di Visconti (1971,  leggi qui), dove si è ammessi non solo in base alla classe sociale (alta) ma in base al denaro che si è disposti a spendere. La ferrovia facilita questa trasformazione.

Silvana Mangano in Morte a Venezia

E’ interessante notare che, proprio grazie alla creazione di una linea ferroviaria, a Roma, dopo l’unità d’Italia, nel 1870, la borghesia e i burocrati piemontesi, prendono l’abitudine di recarsi al mare – solo la domenica a dire il vero – a Civitavecchia dove fu creato uno stabilimento balneare che rimase a lungo in funzione: il Pirgo.

Civitavecchia stabilimento balneare Pirgo

Anche se la villeggiatura si sta trasformando in vacanza, rimane sempre un privilegio. Sulla costa atlantica della Gran Bretagna, Brighton e il suo molo, il celebre Brighton Pier inaugurato nel 1899, è una stazione balneare di lusso dove la vita segue le regole sociali cittadine. Così come nelle stazioni balneari francesi, sull’altro lato dell’oceano, dove si costruiscono grandi alberghi, casinò e sale da ballo: Dieppe, Deauville, Trouville, Cabourg – frequentata e descritta da Marcel Proust – diventeranno presto delle città alla moda.

Sempre sull’Atlantico, più a Sud, Napoleone III farà costruire a Biarritz, per la moglie Eugenia de Montijo, un palazzo estivo che inaugurerà la fortuna della città. Santander e San Sebastian diventeranno presto le sue rivali spagnole.

Cabourg. Facciata del Grand Hotel. 1900 ca

Sul Mediterraneo, l’ottocento scopre la costa meridionale francese che è frequentata dall’aristocrazia russa e inglese, ma è solo nel 1887 che nascerà la denominazione di “Costa Azzurra”. Più tardi, la Promenade des Anglais si vanterà del prototipo degli alberghi di gran lusso: il Negresco, inaugurato nel 1913. Mentre il casinò di Montecarlo diventa il cuore del gioco d’azzardo e del lusso già 1880.

Nizza. Hotel Negresco

In Italia, il turismo balneare internazionale nasce nel corso del XIX secolo sulla riviera ligure, sicuramente per la sua vicinanza alla riviera francese. Sanremo, Ospedaletti, Rapallo, Bordighera, Alassio, hanno tutte i loro Grand Hotel. La Toscana non è da meno con la città di Viareggio ed il sud con Capri, Sorrento e Ravello. Per non parlare, ritornando a nord, di Venezia con il suo Lido.

Lungo la riva. (1914). Di Joseph Edward (1861-1944)

Marcello Dudovich (1922). Rimini

Marcello Dudovich (1933). L’eleganza per il mare

La campagna deve cedere il passo, dunque, davanti al mare, ma anche davanti al gusto per le vacanze in montagna.
Le vacanze estive nelle Alpi si svolgono, all’inizio, principalmente sulle rive dei laghi prealpini. A poco a poco, saranno scelte località in quota. La storia di “Heidi” , pubblicata nel 1880 da Johanna Spyri, inaugura il fascino esercitato dalle vette alpine. Predomina ancora la vita di lusso in stazioni come Interlaken, St. Morritz, Davos, Cortina d’Ampezzo con il suo Miramonti Majestic Gran Hotel e Madonna di Campiglio che ospita l’Imperatore Franz Joseph e sua moglie, la bella Sissi.

Marcello Dudovich. La slitta

Ma il tempo nel XX secolo ha accelerato il suo ritmo. Tutto è diventato veloce, molto veloce. Alla vita sociale si aggiunge lo sport ed i corpi si svestono sempre più per concedere libertà ai movimenti. Le vacanze si “democratizzano”.
Il Regno Unito, spesso all’avanguardia, aveva già introdotto con il Bank Holiday Act, nel 1871, alcuni – solo tre o quattro – giorni di ferie per i lavoratori. La Francia crea, più tardi, nel 1925, un sistema di ferie retribuito.
In Italia bisogna aspettare la Costituzione del 1948, anche se durante tutto l’ottocento esiste già – è quasi incredibile – la possibilità per i fanciulli poveri di andare in vacanza ospiti di alcune colonie estive. La prima di queste colonie nacque a Viareggio nel lontanissimo 1822, istituita dall’ospedale di Lucca per i bambini di strada. Il fascismo e l’Opera Nazionale Balilla per i fanciulli aumenterà il numero di queste colonie.

Così, da privilegio per la classe aristocratica, le vacanze diventeranno una possibilità. Ce le illustrano, in anni diversi, molti film degli anni cinquanta e sessanta e, più recentemente, nel 1996, “Ferie d’agosto” del bravo Paolo Virzì, ambientato a Ventotene.

Ora non si villeggia più e le ferie non si prendono più solo in agosto… Si parte in vacanza in qualsiasi mese e spesso in luoghi esotici e lontani.

E’ strano – mi viene in mente solo alla fine – il termine “villeggiatura” non esiste in francese e in inglese e che, ovunque, non viene quasi più scelto per parlare di soggiorni estivi.

E le vecchie dimore in campagna? Piene di ricordi, sperano sempre che qualcuno ritorni a farle vivere aprendo al sole e al profumo dell’erba le loro persiane.

Nota

(*) La Pallacorda o Jeu de Paume è un gioco antico, che presenta alcuni aspetti simili alla pallapugno, che nella sua evoluzione ha dato origine a pallone col bracciale, palla basca e tennis: il suo nome è dovuto al fatto che, in origine, la palla doveva essere lanciata con una mano nel campo avversario superando una corda tesa a metà campo. In seguito si adottarono bracciale e racchetta per imprimere un maggior rimbalzo alla palla. I francesi chiamarono questo gioco jeu de paume, ossia gioco di palmo (della mano), poiché inizialmente i giocatori colpivano la palla col palmo della mano protetta da un guanto apposito (fonte: Wikipedia – sintesi).

 

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