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Alla ricerca dei suoni perduti (2). Il putipù

di Franco Zecca
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Il secondo strumento che trasmette un suono (rumore?) ormai perso nei meandri dei ricordi si chiama putipù, ma tanti lo conoscono come caccavella.

Tecnicamente “Il putipù è uno strumento membranofono a frizione usato nella musica napoletana e, più in generale, nella musica popolare di gran parte del sud Italia. Non si tratta di uno strumento a percussione, piuttosto di un tamburo a frizione. Emette un suono dal tenore basso, oscuro, come un monotono tremolio. Si usa per produrre il suono facendo scivolare il palmo della mano, di solito umido, lungo la canna verso il basso e questa, frizionata, fa uscire dalla camera di risonanza, un suono che rassomiglia ad uno spernacchiamento, uno sberleffo” [da Wikipedia].

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Non ho un vero ricordo di questo strumento, ma posso elencare alcuni personaggi che hanno suonato il citato strumento.
In primis Pulcinella che come icona del teatro napoletano è stato sempre raffigurato con un mandolino. Ma a Napoli, a San Gregorio Armeno, è stato scolpito un Pulcinella da inserire nel Presepe con in mano un putipù. La statuina è molto realistica e a vederla sembra sentire il sentimento positivo della cultura partenopea.

Poi non posso non citare Totò, che ha interpretato ’o pazzariello nel film di De Sica “L’oro di Napoli”, vestito in modo singolare ed estroso, con a seguito una piccola orchestra di strumenti della tradizione popolare, come appunto il citato putipù, e che pubblicizzava i prodotti in vendita di  botteghe di nuova apertura o solo per intrattenere i passanti.
A Ponza negli anni ’50 c’era “Menicuccio ’a voccastorta”, ma usava una trombetta e per lo più stonata.

Da YouTube una scena del film (ma senza il putipu):

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Aggiungo al personaggio di Totò quello di Nino Taranto, che nel 1967 incise un 45 giri. Lato A: Ciccio Formaggio – Lato B: ‘A caccavella. Appunto questa “canzuncella” fu la significativa motivazione dell’acquisto da parte dell’artista, di una villa a Lucrino, frazione sul mare di Pozzuoli e che battezzò “La caccavella”.
“Ho comprato una caccavella per l’amore della mia bella”: questa frase del motivetto rimase impressa nella testa della gente semplice e popolana per molti anni ed il suono dello strumento si diffuse.

Anche a Ponza il personaggio su descritto fu ripreso in una rappresentazione teatrale di tipo amatoriale, niente di che, da zio Filippo Muratore, in arte Turill’ ’u sfizziuse. A suo tempo vidi una sua foto con in braccio un putipù, costruito alla buona da lui stesso. Era molto somigliante a Toto “macchiettista”. Per saperne di più di questo personaggio clicca sul post di Antonio Usai [3] anno 2013.

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Un’ultima annotazione: pare che lo strumento sia stato messo al bando dai moralisti-puristi (leggi bacchettoni), perché il movimento della mano per la produzione del suono, su e giù, ricorda un atto sessuale prettamente maschile… ma non solo.

Da YouTube, concerto per Nino Taranto(dal vivo) e putipù (caccavella)

Ho comprato la caccavella (C. Concina) – Nino Taranto

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