Ambiente e Natura

Il gioco dei ricordi (5). L’oro rosso

di Francesco De Luca

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Cosa possono fare tre ponzesi in navigazione alle 6 del mattino? Dormire? Sarebbe stato più logico, dopo la levataccia per la partenza alle cinque e mezza, ma l’età ha un rapporto difficile col sonno dei pensionati. Di cui due sono uomini di mare o, più rudemente, marinai. Del Mediterraneo e degli oceani.

L’inizio lo do io con una domanda innocua, banale quasi: “Avete navigato pure sulle motobarche da pesca?”
Uso il plurale perché i due che mi stanno vicino (a distanza Coronavirus) sono Francesco e Raffaele Vitiello, fratelli. Ciascuno con la propria storia e con un tratto comune che prende il sopravvento.

Anno 1982, Biagino Pagano (Crapone, per riconoscimento universale) ha terminato la campagna di pesca ad alici (acciughe, per i paesani), e sta per tirare a secco.
Una notizia sta rimbalzando fra i pescatori, e diventa appetitosa. In Marocco è stata trovata una secca ricca di corallo, intoccata.
Il corallo in Marocco ancora non è considerato un bene prezioso. Biagino, sulla spinta di altri che hanno fatto esperienza di pescate del genere e ne hanno tratto vantaggio, si infervora all’idea. Sbarca l’equipaggio con cui finora ha pescato e ne forma uno che possa affrontare le difficoltà della pesca e anche gli imprevisti che potranno insorgere. C’è Peppe ’u cafone, Silverio Pelé, Salvatore Centineo, i due fratelli Vitiello e altri. Una garanzia di perizia marinara.

Siamo a novembre e il viaggio di andata è comodo. Nel porto di Melilla (città autonoma spagnola in territorio del Marocco) fanno qualche sondaggio fra i pescatori del posto. “Coral? Es facil? Cuatro myclia… a quattro miglia c’è un seco lleno de coral… una secca piena di corallo!”

Loro non si sbilanciano… la loro secca la conoscono bene. È più distante ma… quanta ricchezza! La prima calata dell’ingegno (il marchingegno utilizzato per la pesca) è una autentica sorpresa. Tirano dal fondo schiante ’i curalle mai viste. Peppe ’u cafone è drastico: “Tagliamm’ ‘a rezza e mettimm’ tutto sotto cuperta”.
Hanno tre ingegni per cui mentre si aggiusta la rete di uno, un altro pesca.

La conversazione si accalora tanto che Antonio Califano, anche lui sulla nave Carloforte per un viaggio (tutto da scoprire) si unisce a noi. Conosce questa storia, che fa parte della memoria collettiva delle cronache di pesca, per i tanti sviluppi che ebbe. Ma, dopo ogni divagazione io riporto al fatto principale. Sono l’unico che sa pochissimo di quei fatti e voglio venirne a capo.

In verità le venute a capo sono tante perché la vicenda, a quanto pare, è intrecciata. Carichi di corallo come un otre, non possono non suscitare la curiosità delle barche in porto. La cianciola ponzese era stracolma anche di carburante perché Biagino aveva previsto di fermarsi lì qualche mese. Cosa che non apparve fattibile perché la stiva era piena, con finanche i fusti di benzina vuoti, riempiti di corallo.
“Beh, si poteva vendere il corallo in Marocco e continuare la pesca”.
“No, si sarebbe potuto vendere lì, ma il commerciante offriva un prezzo ridicolo !”
“Si doveva ritornare in Italia !”

Sì, ma le chiacchiere ormai fra i pescatori erano debordate e si diffondevano tanto che la Capitaneria di Porto convoca il capitano.
Biagino racconta balle a non finire: “La corrente mi ha portato lontano dal posto di pesca… Stiamo qui per poco. Ce ne andremo presto!”

Il Capitano del Porto capisce tutto e suggerisce: “Amigos, sentite… si aùn os quedas se rimanete ancora… llega la Guardia Nacional… viene la Guardia Nazionale… Andate via presto, vi sequestreranno tutto!”.
Perché diede loro quel consiglio… Lo esplicitò lui stesso: “Sono figlio di pescatori e so cosa significa trarre il pane dal lavoro sul mare. Andatevene subito…”.

Eh… una parola. Il mare stava montando male. Biagino decise che, nonostante la furia delle onde, bisognava allontanarsi. L’equipaggio era rodato per sfide del genere e Silverio Pelé propose di aiutare i motori con una vela.
“Una vela…? Proprio no… una tenda”.
Salire sull’albero e stendere la vela…. non era manovra facile. Nessuno sulla cianciola sapeva di vele… e il vento contrastava. La stesero ma… non furono solleciti a legarla cosicché il vento la dismise. Pelé, che aveva navigato su yacht a vela, diede i comandi giusti e la vela accelerò la corsa verso la Sardegna. Per stare sottovento.

Non fu risolutiva, la rotta non li salvò perché il maestrale rinforzò e per Ponza il tragitto non era agevole.
Dall’isola le notizie erano che il postale non era venuto e non sarebbe venuto nemmeno il giorno dopo. Biagino non sentì ragioni. Si era al 21 dicembre e per Natale, si sa, ognuno vuole stare a casa.
Arrivarono a Ponza con un maestrale in tempesta.

Rosso il corallo che ogni marinaio ricevette e che fu venduto a buon prezzo nei mesi successivi, ricavandone soddisfazione per i travagli patiti. Rossa era la brace nelle case, addobbate per festeggiare l’imminente Natale. Dove si raccontò di aver realizzato un’impresa di cui ancora si parla nei ritagli di tempo, sui moli e sulle navi. O quando si è in navigazione.

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