Ambiente e Natura

Alla ricerca dei suoni perduti (1). La troccola

di Franco Zecca

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La troccola è un idiofono a percussione diretta, un tipo di strumento musicale popolare composto da
una tavola di legno su cui sono installate delle “maniglie” in metallo.
Agitando la tavola, le maniglie metalliche percuotono il corpo in legno
e producono un suono caratteristico [da Wikipedia]

Ho trascorso gli anni della scuola elementare in un grande paese della Puglia, Conversano (BA), un centro che comprendeva diversi borghi e tante masserie.
A Conversano c’era una religiosità molto diffusa che veniva celebrata con feste popolari e singolari tradizioni. La manifestazione più sentita e partecipata era legata alla Settimana Santa. Esattamente mi hanno lasciato un ricordo molto significativo i riti del Venerdì Santo, con aspetti e figurazioni simili a quelli in uso a Ponza.

C’era la rappresentazione dell’Ultima Cena e i fedeli facevano la visita ai Sepolcri, ma nel contempo si teneva una processione in cui le due statue, quella del “Cristo Nero” (un antico crocifisso) e quella della Vergine Addolorata, vagavano per il paese cercandosi ed alla fine incontrandosi. Qui veniva messo in scena l’immaginario terremoto descritto nei sacri testi al momento della morte di Cristo.
Alla processione partecipavano varie congreghe cosiddette degli Incappucciati, dei Piedi Scalzi, e dei Troccolanti. Tutti i conversanesi venivano coinvolti, ma quello che rimaneva più impresso era il suono o rumore prodotto dalle troccole. Un rumore devastante, molto simile a quello prodotto da una scossa sismica.

Che io ricordi, una sola volta nella mia fanciullezza, ho trascorso il periodo pasquale a Ponza e ricordo perfettamente il suono della troccola di mio nonno Ciccillo che lui stesso utilizzava (suonava?) in chiesa durante il rito del Venerdì Santo. L’aveva costruita personalmente e la teneva conservata dietro la credenza in cucina; non voleva che la toccassero, diceva che era di cattivo augurio se veniva fatta battere fuori dal santo rito.
Lui la sapeva usare molto bene… nella chiesa quando il sacerdote dava la notizia della morte di Cristo sulla Croce si produceva un rumore impressionante perché con lui altri fedeli battevano i piedi sugli scranni o pugni sui banchi producendo un “effetto terremoto” ed un fascino di atmosfera “sinistra” che restava impresso per sempre nel ricordo dei credenti. Così è stato per me che all’epoca ero bambino.

Mio nonno Ciccillo è deceduto il giorno 4 aprile 1969. Era di Venerdì Santo.

Qui di seguito un breve video sui troccolanti, da YouTube: la tradizione a Giffoni Valle Piana in provincia di Salerno.

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2 Comments

2 Comments

  1. Francesco De Luca

    16 Giugno 2021 at 13:45

    Sono grato a Franco Zecca per aver corretto un mio inveterato errore. Inveterato sì perché è un errore che mi porto dietro da decenni, e finalmente ha trovato la corretta espressione grafica.
    Della troccola ho scritto sul Sito fin dal 2012 in Schizzi di salsedine a Ponza (18), poi in Considerazioni di Venerdì santo, del 5 aprile 2015, e infine nel Venerdì Santo al tempo del coronavirus (10 aprile 2020); ma sempre scrivendo trocciola e non troccola.
    Identico strumento musicale, identica funzione, identico il periodo in cui viene usato. A Conversano in Puglia come a Ponza.
    L’esperienza sonora della troccola è rimasta viva pure in me come in Franco Zecca. Tanto che, quando ne ho scritto, un dubbio si generò subito e me lo sono tenuto fino ad oggi. Perché ‘a trocciola in ponzese è la carrucola in cui scorreva la fune che teneva il secchio con cui si attingeva l’acqua dal pozzo. ‘A trocciola.
    Dello strumento musicale mi sovveniva un suono e un vocabolo simili e, per difetto di precisione, l’ho scritto in modo sbagliato.
    Perciò ringrazio vivamente Franco per la correzione offertami. Quel suono, già gracchiante di suo, agitava la mia coscienza dialettale. Adesso me ne sono liberato.

  2. Silverio Guarino

    16 Giugno 2021 at 15:49

    La “troccola” è un “strumento” che conosco bene anche io.
    A Sermoneta, dove ho vissuto la mia infanzia e fanciullezza, da buon “chierichetto”, insieme ad altri due-tre, andavamo per le strade del borgo antico il Venerdì Santo, nelle ore che precedevano i riti della Passione, per annunciare la “Messa secca”.

    Così gridavamo dopo aver sbattuto a lungo le “troccole” che avevamo con noi: “E’ l’ora della Messa secca!”.

    Le campane non suonavano in attesa della Resurrezione e noi annunciavamo al popolo i riti della Passione.

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