Ambiente e Natura

La finanza sussurrata, ovvero la tempesta sommersa

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

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Edilizia ma non solo
Abbiamo scritto di tutto sulla stampa locale per oltre 50 anni. Ne sono testimone vivente poiché faccio parte della generazione fondatrice della “stampa locale senza soluzione di continuità” dal 1970 (quella antecedente era episodica).
Da quando cioè Mario Cioffi con un gruppo di amici e ragazzi fondò La Tribuna Sportiva dell’isola d’Ischia, quindicinale, che durò circa 3 anni.
Fece da apripista ad Ischia Oggi di Giuseppe Valentino, mensile, a Il Giornale d’Ischia di Franco Conte e mio, quindicinale e settimanale dal 1971 al 1975 e poi a Lo sport isolano diventato Il settimanale d’Ischia e il quotidiano Il Golfo di Domenico Di Meglio (1949-2009) che è stato il grande protagonista dell’ affermazione definitiva della stampa locale.
Nacque nel 1980 La Rassegna d’Ischia di Raffaele Castagna, periodico di Cultura e Riflessione.

La stampa locale merita – adesso che abbiamo una Emeroteca per iniziativa di Benedetto ed Elio Valentino – una compiuta documentazione sugli ultimi 50 anni con una matura riflessione e faccio torto a molti altri amici e colleghi che non ho citato e chiedo scusa ma la mia è solo l’occasione per entrare in tema.

Abbiamo scritto di tutto soprattutto in tema di costume; abbiamo martellato sull’espansione edilizia privata e pubblica ed abbiamo invocato incessantemente un Piano Regolatore Generale seguendo passo dopo passo le modifiche semantiche e quindi legislative che il “Piano Regolatore”, ha avuto dal Piano Paesistico al Piano Strategico al Piano di dettaglio, con i nuovi eufemismi sulla tutela passiva e sulla tutela attiva per dire che non si può costruire con la tutela passiva mentre si può con la “ tutela attiva” ma è chiaro che se tutto è vietato dalla tutela passiva cioè il Piano Paesistico che si chiama Piano Urbanistico Territoriale non ha senso e praticabilità una tutela attiva.
Abbiamo dedicato fiumi di inchiostro all’ abusivismo edilizio. Il vincolismo assoluto alla prova della Storia ha prodotto più abusivismo.

Con il terremoto di Casamicciola e Lacco Ameno e marginalmente Forio del 21 agosto 2017 abbiamo subito, come isola d’Ischia nella sua interezza, un attacco mediatico senza precedenti dalla grande stampa nazionale ed internazionale sull’abusivismo edilizio per cui Ischia è stata presentata come l’isola degli abusivi. Come se il movimento tellurico di un’isola vulcanica fosse stato determinato dalle case abusive e non già dalla natura geologica che è nota da almeno cinque secoli e studiata scientificamente da almeno due secoli.

Per somma malafede l’abusivismo edilizio è entrato dalla finestra del Decreto Genova che nell’autunno del 2018 il primo Governo Conte approvò “salvo intese” infilandoci la ricostruzione del nostro terremoto con lo sciagurato art. 25 con il primo (1985), il secondo (1995) e il terzo condono edilizio (2003) mettendo benzina sul fuoco della non applicabilità del terzo condono.
Così il terremoto in un’isola di 46 Km2 ma con 100mila vani non ha avuto una legge “autonoma” per la sua particolarità e complessità naturalistica ed economica che invece avrebbe meritato per una riqualificazione ed un risanamento ambientale in linea con il suo assetto economico creato in maniera disordinata e vertiginosa negli ultimi 70 anni. Una legge “speciale”, con un adeguato assetto istituzionale unitario, senza alcun pregiudizio ideologico, ma improntata ad un sano realismo.
Così la Ricostruzione è passata in second’ordine e trasferita alle calende greche mentre le polemiche si sono ingigantite sulle “sanatorie edilizie”.

Gli aspetti finanziari della crescita
Forse non abbiamo dato abbastanza risalto agli aspetti finanziari della crescita senza pianificazione territoriale e senza programmazione economica.
Sono stati sì costruiti 100mila vani ma sono nate anche 3mila imprese con alberghi, parchi termali, commercio e servizi, con una forza lavoro disponibile di 14mila persone iscritte al Collocamento di cui circa 10mila stagionalmente occupati.
Questa crescita economica e sociale ha fatto aprire ventuno sportelli bancari fra cui quelli dei tre più grandi gruppi bancari italiani (Intesa San Paolo, MPS e Unicredit), sei uffici postali trasformati anche in Banche, promotori finanziari, Agenzie di Assicurazioni diventate anche Banche, Agenzie per i prestiti al consumo.

La segretezza del sistema bancario contrasta con le leggi sulla trasparenza e sulla democrazia economica e quindi non sappiamo a quanto ammonta il Risparmio degli ischitani e non conosciamo l’esposizione verso le imprese più significative che hanno le banche grandi e piccole.
La comunicazione – soprattutto in questo periodo di crisi determinato dalla pandemia del Covid 19 – dei grandi gruppi bancari si limita ai grandi numeri così come il Gruppo Intesa lancia una “Banca dei Territori” con una propria direzione e dotazione finanziaria ma non entra nel dettaglio (ANSA 08.06.1921) mentre la clientela del dettaglio protesta per la continua diminuzione degli sportelli e per come viene ascoltata dal personale che non risponde al telefono.
Tutto è affidato ormai alla intelligenza artificiale del computer. Ma cosa di concreto vogliono fare i grandi gruppi bancari per il nostro territorio con prestiti e mutui agevolati alle imprese ed alle famiglie non è reso noto.

C’è un chiacchiericcio da caffè sulle crisi finanziarie e di liquidità di alcuni gruppi alberghieri dell’isola d’Ischia che appaiono come una “tempesta sommersa” che in alcuni casi viene alla luce – la vicenda dei Bar Calise di Ischia Porto e Casamicciola è la più eclatante – ma senza le cifre esatte del default.
Alcuni alberghi che non riaprono a Casamicciola e Lacco Ameno anche con quattro o cinque stelle mentre altri – soprattutto a Piazza dei Bagni del Gurgitello a Casamicciola che sembra una città spenta mentre Piazza Majo è una “città morta” – danneggiati dal terremoto, sono fuori mercato anche da quello immobiliare. Anche al Fango un grande albergo è chiuso per i danni dal terremoto ed è improbabile una ricostruzione. Anche se per noi si tratta di grandi imprese con notevoli riflessi occupazionali per il “ villaggio globale” sono “ piccole imprese”.

Il Governo Draghi ha progettato una società pubblica – Patrimonio Rilancio – ma non è ancora operativa per la gestione delle crisi aziendali. Sarà gestita dalla Cassa Depositi e Prestiti ( CdP) con una dotazione di 44 miliardi di euro. Patrimonio Italia potrà entrare nel capitale di società con più di 50 milioni di fatturato. In Italia sono 3800 le aziende in crisi di questo tipo.

– Ma alle piccole imprese chi ci pensa? – si domanda Ferruccio De Bortoli sul Corriere-Economia di lunedì 7 giugno 2021.
Si potrebbe fare un “ fondo chiuso” come hanno fatto in Francia per le aziende in crisi con almeno 2 milioni di fatturato. In Italia sono 52 mila secondo i dati della Banca d’Italia. È comunque un forte intervento dello Stato che viene guardato con timore dalla grande finanza del “Corriere della Sera” poiché viene a galla la natura liberistica della grande imprese.
Nel caso dell’isola d’Ischia – insisto da anni ma ancor di più con questa pandemia -, occorre un intervento diretto nel capitale sociale da parte dello Stato e della Regione per salvare ciò che per noi sono grandi imprese e per farne nascere altre come a Casamicciola in un quadro di “riqualificazione e recupero economico” di un’intera comunità incentrato sul recupero dell’area del Pio Monte della Misericordia dalla Marina a Piazza dei Bagni.
Abbiamo visto che il “liberismo acritico” non può risolvere il problema dello sviluppo e dell’occupazione. Il nuovo modello di sviluppo è fondato sull’intervento diretto dello Stato o di chi per lo Stato.
Nel caso della dimensione economica di Ischia occorre l’ intervento diretto dell’ agenzia statale, Invitalia, e di quella regionale, Sviluppo Campania. Con tutto il rispetto per il Presidente Vincenzo De Luca è tempo che la Regione Campania non sia monocratica per il Covid-free – che è un pre-requisito – ma diventi direttamente attrice di interventi economici.

Su questi tempi dobbiamo insistere – e lo deve fare anche la Scuola perché abbiamo quattro Istituti superiori e 12mila studenti con 15 indirizzi di studio e licenziamo ogni anno almeno 600 diplomati dal Liceo all’Alberghiero ed ai giovani non si può offrire una “formazione eterna” senza dar loro occasioni di adeguato lavoro – massimizzando le possibilità dello “sviluppo locale” per l’ occupazione soprattutto giovanile.
Rilanciare un “Osservatorio Economico sullo Sviluppo” affinché i decisori pubblici e privati regolino il mercato mi pare oggi necessario più di ieri.

Casamicciola, 13 giugno 2021
Giuseppe Mazzella, direttore de “Il Continente”

 

Immagine di copertina. Dal film The Day After Tomorrow  (L’alba del giorno dopo), un film del 2004 diretto da Roland Emmerich.

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