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Si approssima il 20 giugno

di Francesco De Luca    

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Anche quest’anno, dopo l’infausto 2020, la festa del santo Patrono San Silverio, sarà in tono minore. Per quanto riguarda le manifestazioni mondane della celebrazione, perché quelle religiose, di culto personale, quelle rimarranno intoccate.
I ponzesi nutrono un sentimento di grande devozione. Cresciuta negli anni, nelle vicende, nelle tradizioni, nei ricordi.

Una prova ulteriore di quanto affermo sta in questa poesia di tale Cuono Donato, che nel 1912 la scrisse in onore di San Silverio.
La riproduco come l’ho trovata nelle carte di mio padre.

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Nessun accenno al Cuono, mio padre lo cita senza alcuna nota. Per me questo velo sull’autore vuol dire che la vicenda di San Silverio presso i ponzesi (ieri come oggi) è forte e sentita. Papa Silverio è il vicino di casa, paterno e potente quanto basta.

Affinché però la devozione non si fondi su millantate ‘bufale’ storiche faccio notare alcune ‘cadute’ in cui è incorso il Cuono. Travisamenti condivisi ancora oggi dalla credenza popolare, alla quale fa certamente bene conoscere la realtà storica e non quella ‘narrata’.
Per cui, sia chiaro che il 20 giugno è la data della proclamazione a Papa del diacono Silverio e non la data della sua morte.
Un altro distinguo va fatto a proposito della morte per mano di un sicario. Questo evento è attribuito al bieco Eugenio per ordine di Antonina moglie di Belisario, duce delle armate bizantine. Il fatto è riportato dallo storico Procopio che lo ha sentito dire.
Siamo nel bel mezzo di ipotesi. E qui un’altra ipotesi confligge con la prima, e cioè che papa Silverio, nel viaggio di ritorno dalla Licia, fosse dirottato sulle Isole Ponzie, dove morì di stenti.
Quale delle due ipotesi è quella più plausibile? Certamente la morte per stenti. Perché l’uccisione da arma bianca avrebbe contrastato con la volontà espressa dall’imperatore Giustiniano di voler rifare il processo, dal quale scaturì la condanna di papa Silverio all’esilio. A lui, forse, la moglie Teodora poteva tener testa ma non tanto da vanificarla.

La poesia è un inno di lode e di preghiera, che si confà appieno al sentimento dei ponzesi verso il loro santo Patrono.


A San Silverio Papa

Salve, o di Palmaria inclito Santo,
onore e gloria di Pontina gente.

Dal dì che l’empia bizantina donna
spedì celata la galea funesta,
ancor ne geme la marina tutta.
Dopo trascorsi diciassette secoli,
sussulta il monte e l’isola vetusta
oggi deplora il delitto infame
commesso dal pagato orrido servo
ad ore dieci del dì Venti giugno.

Salve, salve a te nobile Divo,
che ancor non cessi d’operar prodigi
sovra la gente che ti canta osanna.

Un giorno tutti i popoli adunati
corsero uniti sulla tomba tua
a togliere l’infermità mondane,
tutte le genti, sia profane e dotte,
ti collocaro nella santa rosa
tra i Santi eccelsi e le armonie felici.

La vecchia nonna ci afferma ancora
che un dì nel nostro cristallino mare
l’empia bocca ad un capitan chiudesti
con cecità perpetua e senza fine,
osò burlarti il vile, e disse infine:
“non lo conobbi nel novero dei santi”.

Noi volgiamo a Te la nostra mente,
che puoi dal santo seggio ove dimori
pregar quel Dio che t’elesse in terra
vero Pastore del suo amato gregge

                                                 (Cuono Donato – 17 giugno 1912)

 

Questo il documento originale (file .pdf):

A San Silverio Papa. Documento originale [2]