a cura della Redazione
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Riportiamo, in chiaro e in file .pdf a fondo pagina, una intervista di Latina Oggi (edizione odierna) ad Adriano Madonna. Nella stessa pagina – strettamente correlato – un report sul webinar in programma per oggi, Giornata mondiale degli Oceani
La piccola fauna costiera scompare
Ecosistema marino. Sono gli effetti del riscaldamento globale sulla biodiversità del mare del golfo di Gaeta
Abbiamo intervistato il professore Adriano Madonna, biologo marino, che sta effettuando studi approfonditi sugli effetti del riscaldamento globale sulla biodiversità del mare del golfo di Gaeta. Ecco quanto ci ha detto:
«Attualmente, la temperatura delle acque superficiali del nostro mare d’estate può raggiungere i 30 gradi centigradi e ciò sta producendo effetti negativi sulla criptofauna, quell’insieme di specie marine di piccola taglia che normalmente vivono nella fascia costiera del primo metro di profondità, nascoste tra gli anfratti rocciosi e per questo conosciuti come criptofauna, cioè fauna nascosta.
Come sappiamo, gli inconvenienti causati dal riscaldamento delle acque sono diversi e uno dei più importanti è la scarsa presenza di ossigeno. La fisica, infatti, ci insegna che la solubilizzazione dei gas nei liquidi è inversamente proporzionale alla temperatura di questi ultimi.
Ciò significa, parlando dell’ossigeno, che più l’acqua è calda meno ossigeno contiene. A tal proposito, si tenga conto che in condizioni normali un litro di acqua di mare contiene 10 millilitri di ossigeno, ma con le attuali temperature estive questa percentuale si può abbassare sino a circa 0.5 millilitri per litro».
In un ambiente ipossigenato, dunque, cioè con una bassa percentuale di ossigeno in soluzione – ha spiegato -, la respirazione da parte degli organismi marini diventa difficoltosa e molti di questi sono diventati rari mentre prima erano numerosissimi. Ad esempio, i ghiozzi, pesci della famiglia dei gobidi che annovera diverse specie (ghiozzo nero, ghiozzo rosso, ghiozzo geniporo, ghiozzo leopardo, ghiozzo dorato etc.), nel golfo di Gaeta e in acque limitrofe sono diventarti poco comuni mentre prima erano abbondantissimi.
«I blennidi, meglio conosciuti come bavose, risentono meno del problema ma si trovano certamente in numero inferiore rispetto a poco tempo fa. Questi pesci per trovare condizioni ambientali migliori migrano verso profondità maggiori, dove trovano acqua più fredda e più ossigenata».
Madonna parla di «paradosso mediterraneo», cioè di un altro fenomeno dovuto ai cambiamenti climatici è la cosiddetta tropicalizzazione del Mediterraneo, ben nota a tutti, «cioè la migrazione nelle nostre acque di specie provenienti da altri mari, di solito da mari tropicali. Ma nell’ambito di questo fenomeno di colonizzazione delle nostre acque da parte di specie non native avviene qualcosa di incredibile a cui vale la pena prestare attenzione.
Sappiamo che quando una specie passa da un ambiente ad un altro con caratteristiche diverse, se è destino che sopravviva deve adattarsi alle nuove condizioni, quindi il DNA le conferisce nuovi caratteri, chiamati caratteri derivati, in grado di soddisfare le esigenze di vita nel nuovo ambiente. Se il rimedio ha successo la specie sopravvive, se non ha successo la specie soccombe.
Attualmente, le specie di mari caldi che giungono qui da noi devono elaborare un adattamento di poco conto poiché trovano acque con temperature poco inferiori se non addirittura quasi uguali a quelle dei mari di provenienza.
Devono invece adattarsi le nostre specie, che, originatesi in un mare temperato, adesso si vedono esposte a temperature ben più alte. L’adattamento, dunque, non avviene nelle specie non native, come sarebbe ovvio pensare, bensì nelle nostre specie autoctone. Ho ritenuto opportuno definire questo fenomeno “Paradosso Mediterraneo”».
B. M.
Nella foto, un esemplare di Bavosa gattoruggine che rischia l’estinzione
File .pdf: Pagina 33 da Lt Oggi del 08.06.21
Ghiozzo del Mediterraneo (a Ponza detto mazzone)