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Epicrisi 333. Amma fa’ ’nu cinema

di Sandro Russo
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– Che diice… Amma fa’ ’nu cinema?! – è una frase che sentivo spesso nella mia infanzia ponzese (via Nuova e dintorni) detta dalle madri o dalle zie a ragazzini veramente terribili, prima di andarli a inseguire con uno scopettone; battaglia persa perché chill’, i maledìtt’, erano furbi e sveltissimi.
Infatti il passo successivo era la trattativa… Iammuncé’, iesce dinte ca nun te faccie niente! (…che poi “iesce dinte” e “iesce fore” sono un’altra perla del dialetto, ma a questo ho pensato diversi anni dopo).
Per restare al cinema, la frase fare un cinema si è evoluta negli anni in fare un film; ancora più comune come modo di dire: farsi un film in testa.
Guarda caso proprio questa settimana l’ho ritrovata nel bel pezzo di Enzo Di Fazio che rievoca una pescata a ricciòle [2], mitica nel ricordo, a Zannone con il padre Totonno: “In quel tratto di mare che ci separava dallo scaro procedemmo in silenzio rielaborando, ognuno per conto proprio, il film di quella incredibile mattinata”.

Per dire che malgrado l’ostentato disinteresse degli isolani per il cinema e i film – esasperata dal fatto che rispetto agli anni d’oro della nostra infanzia, a Ponza, a parte sporadiche iniziative estive, una sala cinematografica non c’è – la settima arte è fortemente radicata nell’isola. Non solo, ma anche per essere stata Ponza il set preferito dell’industria cinematografica romana per le ambientazioni marinare negli anni del boom economico e del cinema italiano, intorno agli anni ’60 (qualche anno prima, qualche anno dopo). Sul sito abbiamo anche tentato di raccoglierli in una lista, rimasta incompleta: Antologia dei film girati a Ponza [3].

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L’assenza di una sala cinematografica sull’isola ha solo anticipato i tempi della loro scomparsa ovunque – da molti preconizzata, checché ne dicano i cinefili incalliti (tra cui mi annovero) – perché le nuove tecnologie audiovisive sempre più favoriranno la fruizione domiciliare dei film secondo i ritmi e i tempi di ognuno, relegando il fascino della sala buia tra le anticaglie del passato.
Con questo nuovo assetto non funzionerà più per i ponzesi l’alibi di non avere una sala sull’isola. Il cinema comunque li coinvolgerà, anche se per vie diverse… Sta già avvenendo attraverso la tv, satellitari, fruizione on demand, con le serie, al computer…
Sempre più, nella cultura occidentale il cinema è un aspetto fondamentale dell’immaginario (insieme alla fotografia). Si pensa per associazioni ideative: maggiore il materiale di partenza, più ricco quel che ne viene fuori.

Questa cine-introduzione è stata stimolata da una inusuale concentrazione di articoli, direttamente o indirettamente correlati con il cinema, registrata questa settimana su Ponzaracconta.

Per la serie “Una foto racconta…” abbiamo questa settimana Le finestre [5], di Patrizia Maccotta.

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Si è concluso con la seconda parte l’articolo a quattro mani dedicato al dittico di Clint Eastwood sulla battaglia di Iwo Jima, l’isola del Pacifico che forse pochi conoscevano prima, mentre sicuramente tutti avevano visto la foto simbolo di quella vittoria (e di tutte le vittorie americane). Il primo film ruota appunto intorno a quella immagine, mentre il secondo – Lettere da Iwo Jima [7] – ne mostra il coté giapponese, con un’opera originale e di indubbia tensione etica.
Posso capire la resistenza ad affrontare film di guerra – è anche la mia, come spiego nel testo – ma se si approfondisce il tema, le remore scompaiono e ci si concentra sul modo di raccontare e sui significati profondi.
Anche i commenti, a questi due articoli, aprono finestre su mondi inesplorati…

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La scomparsa di Franco Battiato [9] è stata onorata dal conterraneo Tano Pirrone con parole della stessa vulcanica origine e, tra le tante canzoni possibili, con il videoclip – video musicale di breve durata, nipotino del cinema maggiore – de I treni di Tozeur

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E sembra un viaggio “alla Battiato” per la curiosità, le atmosfere, l’empatia con la nuova terra che lo ospita, anche
il viaggio mediterraneo di Antonio De Luca [11].

Si resta strettamente in “argomento cinema” con la carrellata, ancora di Tano Pirrone, sui premi David di Donatello [12], sintesi per curiosi-ma-pigri o pigri-ma-curiosi, che vogliono tenersi informati sui maggiori film (e attori) della cinematografia nazionale, pur rimanendo in pantofole (o papuscie) davanti al televisore di casa, o allo schermo del computer.

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Il cinefilo militante invece torna ad assaporare la magia della sala buia delibando, dopo lunga astinenza, il film vincitore agli Oscar di quest’anno, Nomadland [14]; occasione, ora che i film si vedono tutti di seguito, per un “secondo tempo” di approfondimento e confronto. Cambiamo i tempi, e il “dibattito compagni” si è spostato dalla sala del cineforum alla mail di gruppo. Dimensione che certo manca alla visione casalinga in solitario.

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L’angolo di Lianella [16], nelle sue varie puntate, è un lungo film di guerra. Siamo nel dopoguerra, nei dintorni di Cassino dove infuriò per mesi la battaglia di Montecassino e vengono ancora rievocate delle storie di guerra, recepite con la sensibilità di se stessa bambina.

Anche il ricordo di Marìa Silvia Pèrsico Mi lugar – i miei luoghi [17] è un film, stavolta di viaggi, tra Ponza e l’Argentina, avanti e indietro nel tempo, attraverso suggestioni e foto.

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Infine, tra le notizie della settimana, anche quella del premio vinto dal Liceo Artistico Michelangelo Buonarroti di Latina [19] al concorso nazionale ‘Cittadini di un’Europa libera dalle mafie’. Con opere che si sono espresse attraverso la musica, la scrittura e il linguaggio iconico-visivo e con una video-gallery tematica. Diverse declinazioni dello story-telling.

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E con il cinema mi pare che abbiamo finito, anche se come dice Enzo, di ogni cosa si puo’ fare un film…

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C’è anche altro, nella settimana di Ponzaracconta…

Due articoli mossi da indignazione civile: L’orrore della norma [21], di Rosanna Conte, sulla sporca faccenda delle prescrizioni mediche a braccianti agricoli della provincia di Latina, finalizzate a ottundere il senso di stanchezza e a far produrre di più. Con connivenze varie. C’è stato anche un morto, a causa di questo disinvolto (fraudolento) uso della farmacologia.

E strettamente collegato a questo, la nota di Silverio Lamonica – “Soldi, soldi… Siamo tutti fuori di testa! [22] – nata inizialmente come commento all’articolo precedente e poi diventato autonomo con il sopravvenire delle atroci notizie sui morti della funivia.
Nobile intenzione… solo, Silverio, trovo stridente e un po’ grottesco veicolare lo sdegno civile attraverso le canzonette di Mahmood e dei Måneskin. Così come per la ricorrenza del primo maggio era stato per Fedez! Evidentemente così va il mondo… “Because something is happening here / But you don’t know what it is/ Do you, Mister Jones?” – Perché qui sta succedendo qualcosa / ma tu non sai che cos’è / non è vero, mister Jones?” (così cantava Bob Dylan ‘solo’ 56 anni fa (1) e mr. Jones sono io!).

Continua la saga di Rita Bosso tra Procida e Ponza [23]; siamo all’undicesima puntata e adesso leggiamo cosa hanno da dire gli ospiti procidani dei ragazzi ponzesi che frequentavano il glorioso Istituto Nautico.

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E ancora Rita ci segnala il varo del suo nuovo blog su Ponza, dedicato a Le vie del Confino [25].

Penso ancora al bell’articolo di esordio – una prosa poetica: Acqua [26] – di Sonia Roblesse, una new entry sul sito. Da non troppo tempo a Ponza. Apprezziamo molto queste voci non ponzesi che gettano uno sguardo nuovo a cose-case-luoghi-sensazioni che noi richiamiamo a memoria, quasi senza più vedere e sentire.

[27]Un’immagine di Silveria Aroma per accompagnare la presentazione di InNatura [28](in edicola il numero di maggio), con una scheda su Euphorbia dendroides (‘u cecauocchie)

Ma anche – scrive Franco De Luca in “L’isola e la solitudine” [29] -, perché gli isolani “sentono” la loro terra in un modo diverso; le cose tra cui si muovono hanno una profondità ulteriore, per l’aggiunta della dimensione tempo.
Che poi… nella formulazione originale (Ricciotto Canudo, 1921), è il motivo per cui consideriamo il cinema “la settima arte” (2).

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E si ritorna a bomba!
Buone letture e buona domenica

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Note

Immagine di Chiaia di Luna, di Silveria Aroma

(1) Versi di Bob Dylan da Ballad of a Thin Man. Nell’album Highway 61 Revisited; 1965. Il 24 maggio Dylan ha compiuto 80 anni. E’ stata l’occasione per leggere e risentire alcune sue canzoni (sotto la copertina di un ricchissimo Robinson / la Repubblica a lui dedicata).

(2) Fu il critico cinematografico, poeta e scrittore italiano Ricciotto Canudo (1977 – 1923) nel 1921 a pubblicare il manifesto “La nascita della settima arte” in cui previde che il cinema avrebbe unito in sintesi le arti dello spazio e del tempo: le arti plastiche con la musica e la danza. Il cinema, “settima arte” si configura come “nuovo mezzo di espressione”, “officina delle immagini”, “scrittura di luce”.
La definizione di Canudo attinge alla convenzionale classificazione per la quale le arti venivano – e vengono tuttora – indicate nell’ordine seguente:
1. Architettura (l’arte di costruirsi un riparo);
2. Musica (arte primigenia, in origine composta solo di voce e percussioni);
3. Pittura (declinazione dell’Architettura);
4. Scultura (declinazione dell’Architettura);
5. Poesia (declinazione della Musica);
6. Danza (declinazione della musica).

 

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