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Il rispetto dell’isola e degli isolani

La Redazione


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Da tempo assistiamo impotenti ed attoniti alla perdita di territorio ponzese sia dal punto di vista fisico, e la durezza del Piano d’Assetto Idrogeologico a cui siamo sottoposti è lì a testimoniarlo, che sociale, ed in questo caso la testimonianza è data dallo spopolamento continuo.

Eppure, per quanto purtroppo abituati al degrado, registriamo che quanto sta accadendo sulla collina sopra Giancos ha dell’incredibile, oltre ogni limite.
Lo scempio perpetrato in quell’area, di cui si comincia a parlare su qualche rivista on line e su Facebook, infatti, sfugge ad ogni considerazione razionale, al netto della vicenda giudiziaria tra privati in cui, come abitudine di Ponzaracconta non ci addentriamo, lasciando alla giustizia il compito di fare luce.
Cosa sta succedendo?
Succede che da oltre un anno la collettività non ha più il controllo e l’accesso a quella che era un’area a vocazione agricola, storicamente abitata da famiglie contadine, con terrazzamenti e vitigni secolari, con uno spettacolare sentiero che portava ai cosiddetti “Finestroni”, antico sito archeologico, area fragile per definizione, essendo posta sulla sommità di Chiaia di Luna.
E per scoprirlo non occorrono indagini da reporter d’assalto, o una talpa negli uffici comunali o nelle Procure: no, basta farsi una passeggiata sulla Panoramica.
La prima cosa che si vede è una profonda ferita che ha modificato e sconvolto l’intera collina: una fettuccia che collega la strada provinciale alla sopraelevata via comunale, per realizzare la quale sono stati completamente sbancati e distrutti con mezzi pesanti interi terrazzamenti.
Per evidenziare quanto sia delicata quell’area, sottoposta a forte dissesto idrogeologico come e più di altre zone di Ponza, basti pensare che ai primi degli anni ’90 due donne caddero in una buca che si aprì improvvisamente su quello stesso terreno, e si salvarono per miracolo.

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Chiaia di Luna è un patrimonio naturale di immenso valore ed è nostro compito proteggerla. Stiamo compiendo grandi sforzi per contenere le frane” disse il sindaco dell’epoca Antonio Balzano.

Se poi, lasciando la provinciale, saliamo dal retro del ristorante “A casa di Assunta” attraverso la strada comunale, o quello che resta di essa, scopriamo che la stessa è stata pesantemente manomessa con la realizzazione di muri posticci, buche nel terreno e deposito di inerti. Una via pubblica antichissima, che si inerpica sulla collina e porta ai famosi “Finestroni”. Con uno slalom attraversiamo la “via comunale”: che almeno si possa arrivare ad ammirare Chiaia di Luna dall’alto?

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No. Pia speranza. L’accesso è stato chiuso con una rete metallica.
Ricapitolando: distruzione di muri a secco (la cui arte, ricordiamolo, è stata iscritta nella lista del patrimonio immateriale dell’UNESCO, uno dei caratteri più tipici dell’habitat ponzese), distruzione e chiusura di una via comunale, accesso vietato ad un bene archeologico, movimenti terra in un’area sottoposta a dissesto idrogeologico su cui vi sono già stati pericolosi precedenti: tutto questo nei pressi della nostra spiaggia ‘simbolo’ chiusa da più di 10 anni.
E tutto questo alla luce del sole, impunemente.
Ci chiediamo: ma si sta facendo tutto per salvaguardare l’integrità del territorio?
Sono state allertate le autorità preposte?
Il Comune si è costituito parte civile per i danni subiti dalla collettività?

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