Ambiente e Natura

La Roma misconosciuta: le cinque M sulla riva destra del Tevere

di Nazzareno Tomassini

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Mi è venuta la voglia di scriverlo pensando agli anni della mia infanzia. Non so ancora se è leggibile da parte di chi non conosce bene questa parte di Roma dove invece io ho passato i miei primi 20 anni. Una carta topografica della città a portata di mano potrebbe servire ad orientarsi…
N. T. 

Ancora alla fine della I Guerra Mondiale, tutti i viaggiatori diretti a Roma che scendevano un tempo dalla via Cassia, arrivati in basso si trovavano di fronte il Tevere e non avevano altra scelta che quella di attraversare il fiume per il Ponte Milvio (originariamente Ponte Mollo), non a caso il ponte più vecchio della Roma attuale. E non avevano altra scelta perché la città è nata e si è sviluppata sulla riva sinistra del Tevere. A destra di Ponte Milvio – verso ovest – non c’era altro che una striscia di terreno inutilizzata (i Prati della Farnesina, così chiamati perché di proprietà dei Farnese), alla fine della quale si ergevano una serie di
alture che potevano anche superare i 100 m. di altezza e con pendii molto ripidi (i Colli della Farnesina).

Curiosamente, è proprio sulla cima più alta di queste alture (a 139 m. d’altezza) che verso la metà del secolo XV il cardinale Mario Mellini aveva deciso di farsi costruire una bella e grandiosa villa che prenderà ovviamente il suo nome,
mentre l’intera collina prenderà il nome di Monte Mario. Del nome della villa si perderà poi il ricordo perché qualche secolo dopo divenne la sede dell’Osservatorio Astronomico della capitale e come tale venne sempre indicata.
L’iniziativa del cardinale stuzzicherà comunque l’interesse della nobiltà romana, che cominciò a rendersi conto che questo triangolo di terreno collinoso e pieno d’alberi – compreso tra Ponte Milvio e la via Trionfale – si prestava bene ad accogliere le ricche abitazioni di chi vuole vivere lontano dal centro storico.

Ed è così che, più a nord, venne eretta la Villa Madama, progettata da Raffaello nel 1518 per Margherita di Parma (era lei la madama) e finita di costruire nel 1525 da Antonio da Sangallo, discepolo del maestro urbinate. E’ tuttora la più fastosa e non a caso venne utilizzata dopo la nascita dell’Italia e l’elezione di Roma a capitale per ospitare i capi di stato stranieri venuti ad incontrare il nostro Presidente della Repubblica.

Villa Madama

Il secolo XIX vide infine sorgere altre due ville: a sud della Villa Mellini, la Villa Miani, costruita dagli omonimi conti nel 1837 e oggi nota soprattutto perché scelta come sede di aristocratici pranzi matrimoniali, mentre sotto la Villa Mellini, in mezzo ad un fitto bosco, la più modesta ma comunque graziosa Villa Mazzanti, costruita alla fine del secolo dall’omonimo ingegnere ed espropriata nel 1967 dal Comune di Roma per farne la sede dell’Ente regionale Roma Natura.

Il fatto che tutte queste realizzazioni hanno un nome che comincia con la M – Mario (il Monte), Mellini (il cardinale), Madama, Miani e Mazzanti – resta una curiosa coincidenza.

Molto diverso fu però da subito l’accesso alle quattro ville. Le due più facili da raggiungere furono da sempre le ville Mellini e Miani, perché facilmente connesse alla via Trionfale. In particolare, l’accesso alla Mellini venne creato dietro Monte Mario (sul versante occidentale del monte), anche se fu poi concepito un sentiero sul versante orientale (con vista sul Tevere), che saliva a zig-zag, con almeno una ventina di tornanti, a riprova della ripidità del pendio e del carattere selvaggio del luogo. Accanto, un sentiero simile ma più largo venne costruito anche per la più bassa villa Mazzanti e questo restò per lei l’unico accesso possibile. E anche per la villa Madama, l’unico accesso possibile venne realizzato sul versante orientale di Monte Mario, una strada tutta in salita ma comunque senza curve perché il pendio lo consentì.

Per capire la particolare posizione di queste ville, occorre ricordare che ancora alla fine del secolo XIX, per avere una presenza significativa di edifici sulla sponda destra del Tevere, bisognava arrivare all’altezza di Castel Sant’Angelo e dunque del Vaticano. Non a caso, i pellegrini che volevano raggiungere la basilica di San Pietro non arrivavano a ponte Milvio, ma diversi chilometri prima, lasciavano la Cassia e imboccavano, sempre a destra, la via Trionfale, via consolare romana già allora chiamata Via Triumphalis, che collegava Roma a Veio, e che divenne nei secoli il tratto finale della via Francigena perché passava dietro Monte Mario e scendeva verso il Tevere quando ormai San Pietro era più che vicino e le mura vaticane erano già visibili.
Oggi di questo percorso resta ancora una misconosciuta testimonianza: poco prima di arrivare in pianura si trova infatti la chiesa di San Lazzaro, dove non a caso dovevano fermarsi i pellegrini che si erano ammalati di peste durante il viaggio (ed è per questo che luoghi simili vennero poi chiamati “lazzaretti”). Purtroppo, la chiesa resta oggi nascosta dietro alcune palazzine, abbandonata e ignorata.

Roma. Chiesa di San Lazzaro. Facciata

Con la realizzazione dei quartieri Prati e Delle Vittorie all’inizio del secolo XX (e il nuovo ponte Risorgimento del 1911), la pianura ai piedi di Monte Mario e delle sue ville si ridusse ad un triangolo molto più ristretto, di solito utilizzato per le esercitazioni militari dell’epoca.
Ma a partire dal 1920 partì il progetto per la realizzazione di un complesso
sportivo di notevoli dimensioni che occuperà praticamente tutti i Prati della
Farnesina: il Foro Mussolini, completato e ribattezzato Italico dopo la fine della II Guerra Mondiale. L’unica cosa curiosa è che prima della realizzazione il terreno fu rialzato di qualche metro per evitare le possibili inondazioni del Tevere; e questo spiega perché per arrivare a Ponte Milvio esistono ancora due lungoteveri. E anche perché le sei palazzine popolari di Prato Falcone, già costruite, restarono come infossate.
Le pendici di Monte Mario e dei Colli della Farnesina non vennero comunque toccate.

E’ durante la II Guerra Mondiale che si registrarono comunque temporanee invasioni.
Lungo una grossa fessura ben visibile tra Villa Mazzanti e Villa Madama furono infatti costruiti tre rifugi antiaerei, che peraltro non servirono mai a granché, perché sul lato destro del Tevere, malgrado i ripetuti allarmi, non cadde mai una bomba. Il fatto curioso è che oggi non solo  ancora esistono, ma sono anche abitati!

Il sentiero che sale a Villa Mellini fu invece occupato da una serie di casette abusive costruite dagli sfollati della periferia orientale romana e di altri comuni laziali; l’insieme resisterà ancora diversi anni dopo la guerra e verrà chiamato Villaggio Fanfani, dal nome del ministro democristiano che aveva deciso di mantenerlo finché gli abitanti non avessero trovato una abitazione normale.

Prima della fine del XX secolo dovranno essere registrate invece due presenze destinate a durare per sempre: il ristorante Lo Zodiaco, accanto a Villa Mellini, comunque poco visibile da lontano e con una bella terrazza panoramica, e soprattutto l’imponente Hilton Hotel, poco distante dalla Villa Miani.

Ma anche le vie di comunicazione sono raddoppiate. Da sempre a Monte Mario ci si arrivava salendo per la via Trionfale o passando da dietro per la più comoda ed agevole Via delle Medaglie d’oro; ciò non impedì di realizzare comunque due nuove strade in salita: la via dei Cavalieri di Vittorio Veneto, alternativa alla via Trionfale a partire dal Piazzale Clodio  (dove nel frattempo era arrivato il nuovo Palazzo di Giustizia) e la ripidissima e tortuosa via Edmondo De Amicis, alle spalle dello Stadio Olimpico.

Nonostante tutte queste innovazioni, l’aspetto del versante orientale di Monte Mario resta ancora selvaggio e il verde degli alberi è predominante e aiuta a mantenere naturale e poco esplorato un pezzo di Roma ormai abbastanza centrale, visto che il nome di Monte Mario lo ha preso da tempo un quartiere che si è sviluppato per chilometri e chilometri verso occidente, ormai anche oltre l’enorme edificio dell’Ospedale di Santa Maria della Pietà, noto negli anni ’50 per essere la sede del manicomio romano…

Ex-Manicomio Santa Maria della pietà. L’ospefale è stato chiuso nel 1999; attualmente polo museale della ASL Roma1

In sostanza, chi avesse voglia di fare una bella escursione montanara senza uscire da Roma, può ancora provare a salire a piedi fino alla Villa Mellini partendo dalla Circonvallazione Clodia, la strada a quattro corsie che collega Piazzale Clodio al Foro Italico. Purtroppo, l’Osservatorio Astronomico non funziona più da dieci anni e non si può visitare, ma si può comunque osservare un insolito panorama della Roma settentrionale dalla terrazza dello Zodiaco. In alternativa, si può sempre salire per la meno impegnativa ma comunque interessante strada che porta a Villa Madama.

1 Comment

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  1. Tano Pirrone

    21 Maggio 2021 at 05:36

    Buongiorno Naz,
    trapiantato da quarant’anni a Roma, ma con radici ben affondate nella mia terra, conosco Roma bene, e a mio modo. Quella zona da te descritta è nota e ben presente, credo a tutti, ma tu la racconti così bene, e con tale semplicità, che sembra di scoprirla ora per la prima volta.

    L’arte non è raccontare cose nuove, ma raccontare le cose di sempre, viste con occhi nuovi e narrate con parole nuove.

    Col tuo permesso, la pubblicherò (anche) su RedazioneCulturaNews.

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