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L’uomo di Neanderthal è tornato alla ribalta

 di Silverio Lamonica

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In questi giorni, stampa, televisione, siti multimediali riportano con grande enfasi la scoperta dei resti di nove ominidi di Neanderthal nella ben nota Grotta Guattari di San Felice Circeo.

Non intendo dilungarmi sui particolari della scoperta di cui riporto, qui di seguito, il link ad un articolo (e video) con le informazioni di base:
https://www.open.online/2021/05/08/roma-grotta-guattari-circeo-scoperti-uomini-neandertahl-foto-video/ [1]

Intendo fare solo qualche riflessione, data la vicinanza del Circeo con le isole pontine e Palmarola in particolare. Per cui mi sono posto qualche domanda:

1. Questo nostro “vicino di casa” veniva talvolta a Ponza, Zannone e Palmarola?
Innanzitutto bisogna tener presente che l’uomo primitivo di cui parliamo, visse nel periodo preistorico del “Paleolitico Medio”, vale a dire all’incirca, tra i 200.000 e i 40.000 anni fa.

Era il periodo dell’ ultima glaciazione. Allora i ghiacci nei due emisferi erano molto più estesi di oggi, per cui le terre emerse avevano un’ampiezza ben superiore a quella attuale, come viene rappresentato dalla cartina che si allega e da cui, per quanto riguarda la nostra penisola, si rileva che il Mare Adriatico era per due terzi ridotto e al suo posto sorgeva una enorme pianura; la Sardegna e la Corsica erano unite, la Sicilia era molto più ampia; la costa attuale, bagnata dal Mar Tirreno, si spingeva più avanti di alcuni chilometri, tanto da inglobare l’attuale Arcipelago Toscano e lambire le Isole Ponziane.
Per cui non si può escludere che questo nostro remoto progenitore scorrazzasse anche sul territorio attualmente insulare, alla ricerca di prede da cacciare per sopravvivere (fonte Wikipedia: Italia preistorica e protostorica [2]).

2. Allora si potrebbero trovare resti dell’Uomo di Neanderthal anche nelle nostre isole?
Ciò è da escludere, in quanto sul territorio delle Isole Ponziane non esistono grotte aventi le caratteristiche della Caverna Guattari del Circeo, una spelonca enorme, la cui entrata franò in epoca remota, impedendo, per millenni, l’accesso all’uomo, per cui i resti di quegli ominidi ivi sepolti, si son potuti conservare fino ai giorni nostri.

3. L’uomo di Neanderthal utilizzava l’ossidiana di Palmarola
Assolutamente no. Perché l’uso dell’ossidiana da parte dell’uomo primitivo avvenne molto tempo dopo e precisamente nell’ultimo periodo dell’Età Neolitica, che ebbe inizio all’incirca nel 10.000 a.C. e terminò intorno al 3.500 a. C.

“Le prime testimonianze archeologiche delle capacità dell’uomo di realizzare mezzi in grado di permettere l’ attraversamento del mare risalgono al Paleolitico Superiore; queste capacità si sviluppano ulteriormente nel Mesolitico con l’utilizzo dell’ossidiana per arrivare infine al Neolitico, durante il quale uno sviluppo tecnologico determina la costruzione dei primi battelli” (da “Navigazione e commercio nel mondo antico” [3]).

[4]

A Palmarola, l’uomo preistorico trovò l’ossidiana ( utilizzata dal 6.000 al 3.500 a. C.). Tenendo conto che l’ultima glaciazione finì circa 10.000 anni fa, durante l’Età Neolitica i ghiacciai si andavano sempre più riducendo e ciò provocava un innalzamento del mare. Per cui si può affermare che i territori di Ponza, Zannone e Palmarola rimanevano sempre più isolati dalla costa. L’ uomo preistorico dell’Età Neolitica, giunse a Ponza e Palmarola, probabilmente tra il 4000 e il 3.500 a. C., quando imparò a fabbricare le prime imbarcazioni: piroghe e zattere.
[5]

Quindi dalle nostre isole trasportò, in varie parti d’Italia, quei brandelli di roccia vulcanica, allora tanto preziosi.
A tal proposito riporto un approfondimento tratto dal sito Frammenti di Ponza: La via dell’ossidiana [6]

4. Gli uomini del Neolitico venuti a Ponza, erano per caso discendenti dell’Uomo di Neanderthal?
Sinceramente non so dare una risposta, perché non mi risulta che al Circeo siano stati trovati insediamenti di età neolitica.
Certo, sarebbe bello scoprirlo.