Ambiente e Natura

La mia Procida (3). Silverio

di Rita Bosso

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– Silverio, hai studiato a Procida?
– Sono il decano degli studenti ponzesi che hanno studiato a Procida! Sono del ‘49, andai a Procida nel 1965: avevo sedici anni, avevo smesso di andare a scuola tre anni prima, non ricordavo più nulla, neanche come si faceva una divisione. Riprendere i libri in mano è stata la fatica più grande!

Silverio Vitiello detto ’u Sorice, fornese, parla con entusiasmo degli anni trascorsi a Procida, di quanto l’isola gli abbia dato in relazioni umane e in opportunità professionali.
Nel 1965 inizia un rapporto che non si è mai interrotto.
Partiamo dalla fine.
Silverio, sei più tornato a Procida dopo il diploma?
– Prima del lockdown non ho mai mancato un Venerdì Santo. Sbarco a Procida e mi sento a casa. L’accoglienza dei miei compagni è fantastica: quando arrivo, manca solo la banda! Io partecipo con loro alla processione, ai riti del Venerdì Santo, poi torno a Ponza e faccio Pasqua in famiglia.

Procida. Venerdì Santo 1979 (foto di Beniamino Mazzella)

– Nel 2022 Procida sarà Capitale della Cultura.
– E’ giusto che tutto il mondo conosca Procida e la sua cultura. Procida rappresenterà se stessa – ha cultura da vendere – e tutte le isole. Faccio i migliori auguri agli amici procidani.

Facciamo un salto indietro di quasi sessant’anni.
E’ una calda mattinata dei primi d’ottobre, martedì 5 ottobre 1965; sono quasi le dieci. La nave proveniente da Ponza attracca al porto di Procida; in genere non sbarca nessuno, salgono parecchi procidani diretti a Napoli. Ma oggi una fila di ragazzi percorre la stretta passerella del Mergellina; hanno tanti bagagli, l’aria assonnata e un po’ spaesata. Sul porto li accoglie il professor Arcangelo Esposito (leggi nella puntata precedente).

I ragazzi sono partiti da Ponza alle quattro e mezzo; l’eccitazione e l’agitazione li hanno tenuti svegli, hanno impedito di raggiungere le panche della terza classe, stendersi e recuperare le ore di sonno perse. Qualcuno esce dall’isola natìa per la prima volta; c’è chi ha lasciato gli studi già da qualche anno e, grande e grosso, già pronto per andare a lavorare, non fa salti di gioia all’idea di riprendere in mano i libri; c’è chi ha appena finito le scuole medie, è più bambino che ragazzo, e aveva messo in conto di interrompere gli studi; qualcuno aveva in mente di iscriversi a una scuola superiore, ma non a Procida.

In partenza

I ragazzi che sbarcano a Procida sono i pionieri di un’esperienza che inizia oltre mezzo secolo fa, interessa anche i cugini ventotenesi, dura una quindicina d’anni e si conclude con la soppressione del collegamento Ponza-Napoli; Ponza e Ventotene, che al tramonto quasi si toccano con mano da Forio, diventano irraggiungibili dalle isole partenopee.

– Silverio, quando arrivasti a Procida nel 1965, cosa ti colpì?
– Mi resi conto subito che i procidani erano molto, molto più avanti di noi, sia socialmente che culturalmente. Alcuni studenti venivano da Ischia; a Procida e a Ischia arrivavano i primi turisti stranieri, i ragazzi masticavano un po’ di tedesco, di inglese. I miei compagni di studi venivano da famiglie di comandanti, di armatori. Si avvertiva la presenza sull’isola di un istituto nautico glorioso, fondato alla fine del Settecento. I procidani hanno una cultura marinara, hanno girato il mondo; noi ponzesi abbiamo girato il Mediterraneo, abbiamo più che altro esperienza da pescatori.
– Dal punto di vista agricolo, com’era Procida?
– E’ un’isola piccola, di quattro chilometri quadrati; c’è lo spazio per orti familiari. E poi ci sono i famosi agrumeti.

Procida, architettura tipica (foto di Paolo Monte)

Dopo il diploma, Silverio comincia la sua carriera di ufficiale di macchine.
Comincia a ventuno anni con la Gulf, società le cui navi battono bandiera liberiana; vi resta per undici anni.
– Silverio, qual è stata la tua esperienza più bella, quale la più brutta?
– Ho avuto esperienze belle e brutte, per mare si affrontano tutte! Ho girato il mondo, ho guadagnato bene: se tornassi indietro, rifarei la stessa strada.

Il matrimonio, la nascita dei figli inducono Silverio a cercare imbarchi nelle acque nostrane. Da un paio di decenni si gode la meritata pensione, coltiva la terra, cresce i nipoti, lascia che per mare vada suo figlio, imbarcato su navi oceanografiche.
– Non so dirti come nacque il progetto di mandarci a studiare a Procida – Silverio conclude. – Non so se l’idea sia partita da Ponza o da Procida; in ogni caso, chi l’ha ideato è stato pragmatico e lungimirante.

 

Immagine di copertina. Silverio Vitiello detto ‘u Sorice
Per le puntate precedenti, digitare – La mia Procida – nel riquadro “Cerca nel sito”

[La mia Procida (3) – Continua]

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