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Due maghi per una magia al quadrato

Segnalato da Sandro Russo
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Di Fellini e di Milo Manara abbiamo scritto più volte sul sito – digitare i rispettivi nomi nel riquadro “Cerca nel sito”. Entrambi hanno amato e frequentato Ponza, forse in anni diversi. Fellini ha ambientato nella rada di Chiaia di Luna delle celebri scene marinare del Satyricon. Anche Milo Manara veniva a Ponza, con la sua barca o con amici, e di lui si ricorda che aveva stretto amicizia con la calzolaia di Giancos.
Questo articolo di Francesco Piccolo da
la Repubblica di ieri 30 aprile parla dell’incontro tra i due in occasione dell’uscita di due libri illustrati di Manara dedicati a Fellini.

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Se Milo Manara incontra Fellini
di Francesco Piccolo – Da la Repubblica del 30 aprile 2021

Il grande disegnatore ha interpretato le storie scritte dal regista di Rimini per il cinema e mai realizzate. Il risultato è una magia al quadrato, come spiega lo scrittore che ha firmato la prefazione al volume che le raccoglie e che anticipiamo
La loro collaborazione è stata un gioco in cui tutti e due hanno messo a disposizione la parte più seria

Ci sono due tipi di artisti (e poi ce n’è un terzo). Il primo è quello che riconosci immediatamente: stile, argomenti, tono, sono sempre quelli, inconfondibili; leggi una pagina, guardi una scena, vedi una tavola e non hai dubbi. Il secondo tipo è quello che può fare tutto, ha talmente tanto talento che può applicarlo a tutto — e di solito lo fa.

E poi c’è un terzo tipo, una categoria speciale: perché è quella degli artisti che hanno entrambe le caratteristiche: sono immediatamente riconoscibili, e possono fare qualsiasi cosa. E qualsiasi cosa decidano di fare, fin da subito ti accorgi che l’hanno fatta loro. Federico Fellini e Milo Manara appartengono a quest’ultimo tipo. Hanno raccontato molte storie diverse, e sempre sembravano una: il tocco di Fellini, il tocco di Manara. E quando si sono incontrati, non hanno potuto fare a meno di lavorare un po’ insieme; perché quei due mondi riconoscibili si sfioravano, comunicavano, avevano qualcosa a che fare con l’altro. E c’era un compito da svolgere: prendere le storie non realizzate da Fellini (e quella mitica del Mastorna più di ogni altra) e provare a vederle, a realizzarle almeno un po’.

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E a questo punto, però, Manara e il suo mezzo d’espressione possono andare oltre — pur avendo a che fare con un artista che con il suo mezzo d’espressione si era spinto più in là di chiunque altro: sogni, ricostruzioni, psiche, rivisitazioni, reinvenzioni, invenzioni, finzione totale in studio di tutto, finanche del mare. Fellini ha spinto il cinema al di là dei confini. Ma Manara gli ha regalato qual — cosa in più ancora: gli ha regalato personaggi che non avrebbe potuto avere — Chaplin, Laurel & Hardy, e altri; e gli ha regalato anche ciò a cui Fellini avrebbe sicuramente aspirato: la contemporanea messa in scena dei suoi personaggi: Mastroianni/ Guido, Casanova, Gelsomina, le facce del Satyricon. Tutti insieme.
Ed è il modo in cui noi adesso pensiamo a Fellini. Manara, con un’invenzione ludica, ha sintetizzato il nostro modo di pensare a lui.

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Ovviamente, per quanto riguarda poi i progetti non realizzati, quello che Manara ha regalato a Fellini è stata la possibilità di intravedere lo sviluppo di ciò a cui ha rinunciato, non certo una strada alternativa o compiuta. La loro collaborazione è stata un gioco in cui tutti e due hanno messo a disposizione la parte più seria, perfino dolorosa — sia il Viaggio a Tulum sia il Mastorna sono stati dei lunghi tormenti per Fellini. Ma Milo Manara gli ha proposto un sollievo, e lo ha fatto con l’ammirazione sfrenata che gli compete. Ha disegnato quello che era rimasto nella testa del regista, e lo ha innestato perfettamente nel proprio mondo; perché, come abbiamo detto, ci sono artisti che qualsiasi cosa facciano la rendono inconfondibilmente loro. E quindi qui, in Felliniana, c’è più Manara che Fellini, ed è sensato così.

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Questi due grandi artisti sono stati per me, separatamente, dei mondi in cui sono entrato una sola volta, però in maniera definitiva. In qualche modo confondo felicemente tutti i film di Fellini tra loro, tutte le opere di Manara tra loro. Perché avere a che fare con Fellini e Manara vuole dire sedermi nel posto migliore in cui si può stare. Vuole dire vivere qualcosa di simile a quel bellissimo tempo lungo dei fine settimana in cui puoi fare qualunque cosa oppure niente; è un po’ come abitare per un momento il mondo che avresti voluto abitare. Sono stati forse gli unici artisti della mia vita per i quali mi sono concesso due cose: guardare ripetutamente le loro opere in maniera ossessiva e compulsiva; ed essere disordinato; perché nelle loro opere si può entrare in ogni momento, proprio come da ragazzini entravamo al cinema mentre proiettavano il film, qualsiasi minuto fosse.

Quando si abita un mondo che ti piace, quando dieci secondi dopo che sei entrato dici: è qui che volevo stare — e non ha nessuna importanza dove ti trovi; allora è proprio qui che ti trovi, dentro il mondo dove volevi stare. Solo che non sapevi indicarlo, nominarlo, descriverlo.
Fellini e Manara sono stati eccitanti e mi hanno spinto a sognare; mi hanno reso malinconico e mi hanno fatto abbandonare le certezze a cui mi aggrappavo.

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Perché c’è una cosa che questo terzo tipo di artista fa più di chiunque altro: regala ai lettori o agli spettatori la sensazione, anzi la certezza, che tutto è possibile, che chiunque può esprimersi al meglio, anche i lettori e gli spettatori. Rende la creatività accessibile a ogni persona. Ma è un trabocchetto, una magia, un incantesimo: in realtà non è per niente vero. E Fellini può essere solo Fellini (anche se moltissimi hanno voluto imitarlo); e Manara può essere solo Manara (anche se moltissimi hanno voluto imitarlo). È giusto pensare che rendano possibile tutto, quindi, perché è ciò che naturalmente fanno; ma è altrettanto giusto, e soprattutto sano, poi, non crederci davvero. E restare a godersi il mondo che hanno creato loro, senza avere intenzione di smettere più.

Le tavole sono tratte da Felliniana di Milo Manara: fanno parte delle due storie intitolate Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet e Viaggio a Tulum.

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I libri
Felliniana (Feltrinelli Comics, 128 pagine, 24 euro) insieme a Lo Scimmiotto, inaugura la “Biblioteca Manara” di Feltrinelli Comics.
Entrambi i volumi con la prima autobiografia di Milo Manara, A figura intera, saranno presentati dall’autore, con Francesco Piccolo, il 12 maggio (ore 18.30) su live.lafeltrinelli.it

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