Ambiente e Natura

La mia Procida (2). Su e giù col Mergellina

di Rita Bosso

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La storia è lunga, non sta scritta in nessun libro; la racconta con disponibilità e rigore il capitano Tobia Costagliola, procidano trasferito a Ravenna, in servizio prima nella flotta Lauro poi nella Ferruzzi, autore di diversi libri sulla navigazione.

Un libro (2013)  del comandante Tobia Costagliola

Le scuole per formare maestranze marittime “dei gradi minori della Marina Mercantile da traffico e da pesca” risalgono ad antica data; durante il fascismo il consorzio delle scuole fu trasformato in Ente Nazionale per l’Educazione Marinara (ENEM). Alla fine del corso triennale si conseguiva il titolo di padrone marittimo o di motorista o di maestro d’ascia/carpentiere. Le scuole beneficiavano di cospicue sovvenzioni.

L’Enem istituì trentadue sedi; a Procida la scuola Paolo Thaon de Revel, con sede principale a Torre del Greco, rivaleggiava con lo storico Istituto Nautico Francesco Caracciolo, fondato nella seconda metà del Settecento. Entrambe avevano come bacino d’utenza la popolazione studentesca maschile delle isole di Ischia e Procida interessata ad intraprendere professioni marinare.
Le scuole Enem divennero poi scuole professionali, precisamente Istituti Professionali per le Attività Marinare (IPAM).

Gli alunni dell’IPAM a lezione di voga

Intorno alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso l’IPAM di Procida rischia la chiusura per carenza di iscrizioni.

La chiusura di una scuola è sempre un momento triste, di impoverimento per tutto il territorio sebbene non comporti la perdita di posti di lavoro; è ancor più triste se la scuola interpreta la vocazione marinara del territorio, se offre agli alunni una qualifica professionale richiesta e ben remunerata. Ma la scuola professionale di Procida è ben altro: è una creatura nata sull’isola, nutrita e cresciuta con passione dagli isolani. Figurarsi se si può assistere passivamente alla chiusura!

Tocca ad Almerindo Manzo rimboccarsi le maniche ed escogitare una soluzione. Il personaggio è interessante, e ben lo descrive Giacomo Retaggio in Procidani (quasi) dimenticati (Fioranna ed.).


Socialista, nel 1920 ha fondato, insieme al sacerdote Vincenzo Scotto Di Carlo, la scuola marinara, a cui si accedeva dopo la scuola elementare. Durante il fascismo hanno provato più volte a chiuderla o a trasformarla; una volta il Comune si è rifiutato di pagare l’affitto dei locali sostenendo che le vibrazioni dei macchinari rischiano di danneggiare la statica dell’edificio; un’altra volta il podestà ha tentato di sostituirla con una scuola d’avviamento. Non giova alla scuola l’essere riconosciuta come creatura di Manzo e di don Vincenzo, noti antifascisti.
La scuola si è sviluppata a metà degli anni Venti, quando l’Istituto Nautico è stato chiuso (la sezione macchinisti sarà riaperta dopo qualche anno, la sezione capitani dovrà attendere sino al 1952). Nel frattempo, non essendovi sull’isola altre scuole superiori, qualche ragazzo ha studiato privatamente sotto la guida di un sacerdote, qualcuno si è trasferito in collegio in terraferma.

Almerindo Manzo

Almerindo Manzo, sindaco di Procida dal 1947 al ‘49, negli anni Cinquanta è direttore generale dell’Enem e, in questo ruolo, si dedica con passione allo sviluppo delle scuole marinare viaggiando da una sede all’altra, collocandovi valenti insegnanti procidani.
Procida assume un ruolo di capofila tra le scuole marinare.
Sull’isola, la scuola prospera sotto la direzione del capitano Francesco Capodanno.
Nel 1964 viene inaugurata la nuova sede alla presenza dell’onorevole Giovanni Leone; è l’occasione per allestire una bella mostra di modellismo navale ed esporre pezzi di motore realizzati dagli alunni nelle officine-laboratorio.

Tuttavia, nel 1965, l’IPAM Paolo Thaon de Revel di Procida sta per chiudere per mancanza di iscritti.
Manzo è stato più volte candidato sindaco e solo una volta è uscito vittorioso dalla competizione elettorale; ha carisma, i suoi comizi infiammavano le piazze ma soffre di un eccesso di stima da parte dei suoi paesani, e con la stima non si vincono le elezioni.

I procidani non intendono assistere passivamente; il piano d’azione è messo a punto da Almerindo Manzo detto Nicola, direttore generale dell’Enem prima della guerra, socialista, uomo politico, candidato sindaco. Sono gli anni in cui i comizi in piazza richiamano le folle, gli scontri tra i candidati sindaci sono accesissimi, la popolazione si divide in due schieramenti netti; Manzi, poi, ha carisma e capacità oratorie. Ma, quando si paventa la chiusura dell’IPAM, allora vengono meno tutte le divisioni ideologiche, la popolazione fa fronte comune; Manzo trascina dalla sua parte il candidato rivale, il prete, l’intera isola. L’ipotesi di chiusura deve tramutarsi in opportunità di sviluppo, per Procida e per altre isole.

Foto di Michelangelo Ambrosini

Da buoni naviganti, i procidani scrutano l’orizzonte… non verso Capo Miseno e Napoli, nessun ragazzo della terraferma verrebbe a frequentare l’IPAM di Procida; non verso Ischia, che già manda i suoi ragazzi a Procida. I procidani guardano a occidente, a quelle due strisce nere che si stagliano all’orizzonte nel rosso infuocato del tramonto.
Ponza e Ventotene distano una manciata di miglia da Procida e non hanno scuole superiori. Le famiglie benestanti mandano i figli in collegio, a frequentare il liceo e l’università; le famiglie con minori risorse optano per percorsi formativi più brevi, qualche ragazzo frequenta il Nautico ma, ovviamente, va a Gaeta, più vicina e più collegata con l’isola natìa. Occorre dirottare questi alunni da Gaeta a Procida, occorre recuperare gli alunni che non andrebbero oltre la licenza media o che sono già usciti dalla scuola. Occorre, in definitiva, proporre degli incentivi economici.
Almerindo Manzo, uomo politico, ex direttore generale ENEM, sa come muoversi, sa a quali porte bussare; le scuole professionali, poi, fruiscono da sempre di buoni finanziamenti.

Il professor Esposito tra gli studenti ponzesi

Ogni settimana un piroscafo della Span – il Mergellina, il più delle volte – parte da Ponza, sosta a Ventotene, a Ischia, a Procida, infine raggiunge Napoli; il giorno dopo fa il percorso inverso.
Il professor Arcangelo Esposito gestisce la pensione Eldorado e sta avviando un’altra struttura ricettiva. Entrambe restano inattive da settembre a giugno, quando arrivano i primi turisti.

Un mercoledì il professor Esposito sale sul piroscafo della Span; dopo circa sei ore giunge a destinazione. Dovrebbe cercare interlocutori istituzionali (il sindaco, il direttore didattico, il prete), illustrare il progetto, tirarla per le lunghe; ma è procidano, di porti ne capisce, sa pesare con un’occhiata gli uomini che si aggirano in banchina. Appena mette piede sul molo Musco individua il suo referente, Giuseppe Costanzo detto Baffone, capo della Cooperativa facchini; si presenta, gli illustra il progetto.
Baffone dà la sua adesione, destina un angolo del magazzeno della cooperativa facchini a segreteria della scuola; raccoglie subito tredici iscrizioni, tra cui quella del figlio.
I ragazzi di Ponza e Ventotene potranno andare a convitto a Procida e frequentare il triennio dell’IPAM; alloggeranno alla pensione Eldorado e alla pensione Savoia. Vitto e alloggio sono gratuiti.
Dopo il triennio potranno accedere all’ultimo biennio dell’Istituto Nautico di Procida; sceglieranno se restare all’Eldorado o al Savoia, oppure se prendere in affitto un appartamento; il mantenimento sarà a carico delle famiglie.

Giuseppe Costanzo detto Baffone

 

Appendice del 1° maggio 2021

La storia de “La mia Procida” è stata inserita su “Il Procidano”, il giornale di Procida. Dalla redazione inviano questa foto

 

2 Comments

2 Comments

  1. Rita Bosso

    2 Maggio 2021 at 07:30

    La storia de “La mia Procida” è stata inserita su “Il Procidano”, il giornale di Procida. Da quella redazione inviano una foto di interessamento.

    Inserita nell’articolo di base a cura della Redazione.

  2. Giuseppe Mazzella di Rurillo

    5 Maggio 2021 at 19:36

    Bellissimo il reportage-amarcord di Rita Bosso sulle “isole nella corrente” da Ponza a Procida dove Ischia é l’isola-madre.

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