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Avremo tempi migliori?

di Francesco De Luca

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Penso che si stia vivendo questo segmento di tempo in modo distorto. Si porta attenzione esagerata al presente, alla tragedia che l’umanità sta soffrendo sotto l’attacco della pandemia. Il presente sta ossessionando i giorni con le notizie dei decessi, con l’altalenìo dell’andamento pandemico, con l’incertezza del domani.

Gli unici approdi sicuri sono, come sempre nei periodi pestilenziali, i rimandi alle Entità supreme. Si proiettano la fiducia e la speranza in un Ente che si vuole o si immagina imperituro, costruito mentalmente con le qualità dell’eternità.
Di umano rimane la caducità, l’instabilità, la probabilità. La stessa su cui si fonda la scienza medica. Perché qui si tratta della scienza medica. Diversa dalla scienza fisica o chimica, fondate su un più solido metodo di ricerca.

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Il presente, mutevole, instabile ossessiona i nostri giorni e si cerca di trovare diletto nella proiezione onirica. Ancora. Non soltanto in quella fideistica ma anche in quella del ricordo, che ripresenta il passato. Idealizzato: quando tutto era possibile, quando il progresso era considerato indefinito. La crescita, l’espansione, il miglioramento erano termini che offrivano scenari senza limiti. L’unico settore che si presentava problematico era quello economico, dove potevano trovare ribalta l’inflazione, la stagnazione, la recessione. Termini negativi per significare flessioni nella curva ascendente della progressività, e che disegnava chiusure, ostacoli, fermi.
A cosa? All’espansione illimitata dell’economia. Vista come la vera, possente macchina del pianeta. I popoli le sono assoggettati, perché tutti alla rincorsa di un accrescimento della ricchezza.
Più ricche le nazioni, più ricchi i cittadini. In maniera diversa, e perciò in competizione, ma fiduciosi che il tempo eliminerà ogni negatività, ogni intralcio.
Perché il progresso non può essere fermato. Il tempo e le sue vicende possono contorcersi ma non fermare il progresso.
Perché?
Perché la natura è asservita all’uomo. La sua signoria è fuori discussione.
E invece? Invece sta accadendo che il potere dell’uomo sulle vicende naturali è difettato. Le vicende che accadono stanno dimostrando l’infondatezza dell’ordito umano.

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E il mondo dell’economia è in subbuglio. Quel che sta accadendo comporterà una flessione economica “mai vista”. Tutti i bilanci degli Stati sono e saranno per lungo tempo in rosso. Lo sono se valutati con la logica del profitto senza limiti. Diversamente si giunge ad un’altra conclusione e cioè che l’economia deve interagire con la natura e non prevaricarla. I fenomeni naturali vanno compresi e rispettati, non forzati al tornaconto.

Una economia sostenibile. Autolimitata da paletti, in contrasto col progresso senza limiti.
Si sta producendo un debito planetario fuori misura e il futuro dovrà dargli soluzione. La sostenibilità significa commisurare le aspirazioni degli uomini con le risorse naturali. Significa curare che l’equilibrio ecosistemico non venga inficiato. Significa che il sentimento umano trovi nell’equilibrio ecosistemico il suo limite, la sua autocoscienza.

Questa pandemia finirà ma i danni psicologici potrebbero trasvalutarsi in autoscienza. Quelli economici potrebbero essere superati da uno spirito di solidarietà maggiore, quelli mercantili potrebbero essere ostacolati da consapevolezze tali da vanificare la globalizzazione e la delocalizzazione (delle imprese), tali da dimostrare la negatività della ‘privatizzazione’ dei servizi sociali primari, tali da fugare nei rapporti di lavoro la precarietà. E la finanza? La finanza potrebbe essere regolata dalla politica e non viceversa.
La qual cosa porta in primo piano l’uomo. E’ l’uomo che va educato, la sua umanità potenziata da una cultura aperta al massimo ai rapporti interculturali, e tesa a migliorare lo stato di ‘libertà’ degli individui.

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Appendice del 1° maggio (Cfr. Commento di Sandro Russo)

La copertina del libro di Noam Chomsky, del 2018:

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