Ambiente e Natura

Epicrisi 328. Su e giù per il sito in compagnia della balena

di Enzo Di Fazio

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Come e cosa racconto di Ponza in questa epicrisi?
Sono seduto davanti al pc ma il foglio è candido come mezz’ora fa. Scrivo, cancello, riscrivo e cancello di nuovo. Alzo lo sguardo e rincorro i pensieri, mi sfuggono come non mai in un disordine inusuale… Meglio un caffè.

Lo sorseggio guardando il mare. Che fortuna averlo di fronte!
Oggi, è piatto, azzurro a tratti celeste, peccato quelle macchie di colture di mitili.  Mi viene incontro da quel lembo di mondo un piacevolissimo senso di libertà. La respiro a pieni polmoni quasi a volerla imprigionare, cosa paradossale se penso al valore sconfinato del suo significato.

Oggi 25 aprile è lAnniversario della Liberazione del paese dal nazifascismo, una ricorrenza che non viene vissuta sempre in maniera consapevole. Oggi la Nazione sarà in festa per come vuole e come può, visto i limiti ancora imposti dalla presenza della pandemia.
Ieri, in un incontro virtuale, proposto dalla sezione di Latina dell’ANPI (l’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia) si è parlato del percorso della Resistenza nella nostra provincia e della necessità di non stancarsi mai di coltivare, soprattutto tra i giovani, il ricordo della storia per non ripetere gli errori del passato.


Liberazione e libertà, due concetti affini che si sorreggono a vicenda: il secondo come risultato dell’azione del primo.
Emerge questo rapporto nell’ultimo libro di Emilio Iodice, un inno alla democrazia e una condanna del nazifascismo e del razzismo attraverso il racconto di vicende vissute tra l’Italia e l’America da alcuni ponzesi negli anni della Grande Guerra.

Nel corso della settimana, sfogliando le pagine del sito capita, in più di un articolo, di incrociare il valore della libertà. Leggendole ci si rende conto di quanto vulnerabile sia. Capita  con gli scritti di Lianella (1 e 2 ) che, a 88 anni, testimone bambina di quel tempo, affida alla elaborazione dei ricordi il racconto di momenti fatti di strappi, di paura, di fame, di fughe ma anche di ritorni, di abbracci e di speranza.

Più avanti, a dirci come si può morire per amore della libertà, ci sono le pietre di inciampo in ricordo di due giovani di appena vent’anni, colpevoli forse solo di avere la forza del coraggio e un ideale da difendere.
Un passo più in là e il pensiero va alla libertà che non è stata restituita ad Aldo Moro (1 e 2), assassinato l’8 maggio del 1978.

Sono a 392 battute, è il momento di una pausa.

Il tempo si sta mettendo al bello e il cielo è pieno di stelle, il grigiore dei giorni scorsi me ne ha fatto sentire la mancanza. Da casa, quando è sereno e il maestrale ha spazzato il cielo di scorie ed ingombri, lo sguardo può arrivare fino a scorgere le gobbe del Vesuvio, punto di riferimento per i napoletani, più noto della stella polare, come dice Erri De Luca.

Napoli, città dove convivono il genio e la sregolatezza, il sacro e il profano, città serbatoio di storia e contraddizioni, si è trovata, partendo dal video di Erri De Luca e dalla puntata di Corrado Augias di Città Segrete, al centro dell’attenzione del nostro sito per quella napoletanità che sta nel Dna di quanti come noi, in un modo o nell’altro, ne hanno avuto a che fare. Ne è uscita una Napoli ‘i mille culure come la vedeva Pino Daniele.
C’è chi l’ha vista raccontata ancora troppo intrisa di camorra e approssimazioni. C’è chi ne vorrebbe vedere raccontato ed esaltato di più il periodo borbonico. C’è chi si ritrova invece perfettamente nella descrizione di Augias, cioè in una città con le cose che piacciono e con quelle che avviliscono, capace di insorgere e di sottomettersi.

C’è infine chi, come i francesi, la trova inafferrabile, misteriosa, il tutto e il contrario di tutto.
Tante verità e tanti limiti cui voglio contrapporre un’altra Napoli, una vera, concreta e piena di passioni:  quella di don Antonio Loffredo, il parroco visionario del rione Sanità che, con “la creatività dello scugnizzo” e la “determinazione del manager” ha risollevato uno dei quartieri più problematici della città, dove le luci sono accese fino a notte inoltrata. Lo ha fatto aprendo dieci chiese, chiuse fino a prima del suo arrivo, per ospitare in una un laboratorio teatrale, in un’altra un’orchestra giovanile, in un’altra ancora uno studio musicale e così via, fino ad arrivare ad utilizzarne una per il doposcuola.
Partendo dal territorio e dalla cultura locale, un bell’esempio di resilienza e di come il disagio e la precarietà possano generare riscatto e creatività.
Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori, ci insegnano De Andrè e Baudelaire.

Ma di Ponza? Quando parlo di Ponza? Stiamo a metà percorso dell’epicrisi e non l’ho ancora nominata.

Mancano i ricordi, il cassetto si è svuotato scrive Silverio ma c’è chi, come Rita, suggerisce di ricorrere al cascione dell’attualità perché li, come in tanti articoli di Ponza news, sì che ci sarebbero cose da trovare e raccontare: le attese e le preoccupazioni per l’imminente stagione, il piano vaccinale di cui non si vede la definizione, i ricorsi e i controricorsi per la gestione estiva della spiaggia di Frontone, la pulizia dell’isola, il recupero dei siti archeologici, Chiaia di Luna bella e impossibile come la definisce Silverio che, per la verità un guizzo ce l’ha prendendo spunto da un servizio del TG2 su Ponza.

C’è un po’ di appiattimento, è vero. Ci vorrebbe una iniezione di allegria scrive Franco De Luca. Ma il sociale  – continua – è avvilito dal battibecco stantio delle parti contrapposte, incapaci di sentire in questo momento di tristezza sociale il bisogno di aprirsi alla solidarietà.


Mi interrompe mentre scrivo una telefonata della mia nipotina cui ho inviato – conoscendone la passione per il mondo animale e la natura  – un paio di video sulla balena grigia, la “nostra” balena grigia  diventata star in questi giorni anche nel nome Wally che le hanno dato.
Entusiasta, contentissima mi dice di averli visti non sa quante volte e, come un fiume in piena, mi parla della  giornata della terra che si è celebrata il 22 aprile e che l’ha tenuta impegnata in un lavoro fatto con la scuola. Mi parla di farfalle, di fiori e di api
E chiude il racconto dicendomi che le piacerebbe girare il mondo in compagnia di una balena per farselo raccontare in maniera diversa visto che può guardare sopra e sotto il mare.

Bella idea, mi dico. Finita la telefonata chiudo gli occhi e, seguendo il suggerimento della nipotina, mi immagino di andare in giro per il sito per questo scorcio di epicrisi facendomi guidare da Wally che, intelligente com’è, saprà forse vedere e provare, come dice Antonio De Luca,  cose che noi umani non proviamo e vediamo più
E così Wally si ferma a guardare le foto di Martina e sembra dire: “Ma vi accorgete di cosa avete? E tutto gratis. E’ difficile preservarlo e non contaminarlo – è vero – ma sforzatevi di farlo”.

Nel suo navigare tra Ponza, Bacoli, Gaeta e Fiumicino incontra, agli inizi dell’ultimo viaggio, chi sa ancora di terra e di essenze, come  don Raimondo e Silverio ‘u Musichiere di Santa Teresa di Gallura e più lontano, perché  partiti prima, Pino e Sara D’Andrea

Wally è un po’ smarrita di fronte a tanta attenzione.
Con gli occhi sembra dire: “Ma quanta preoccupazione per me. C’è un gran parlare, ma se mi state un po’ più lontani forse riesco meglio ad orientarmi in questo mare di guai. Mi fa piacere che vi interessiate della mia specie e dell’ambiente ma fatelo sempre. Approfondite, confrontatevi, coltivate la cultura; è con quella che potete salvare il mondo e forse anche me. Preferisco comunque l’alto Pacifico – credetemi –  qui c’è troppo inquinamento sotto e sopra le acque e tanti morti coperti di silenzio e di vergogna”. [il riferimento è all’ultima strage in mare di qualche giorno fa nel canale di Sicilia in cui hanno perso la vita 130 persone – ndr].

La balena va, spero che stia bene e che si realizzi quel comitato di studio auspicato dall’amico biologo marino Adriano Madonna per proteggerla, verificarne le condizioni e guidarla verso la strada di casa.
Accompagnata dalle note del pianoforte del maestro Francesco Taskayali si è allontanata dalla costa inabissandosi.

Qui ci rimane tanto da fare e domani l’Italia si sveglierà quasi tutta colorata di giallo.
Potremo fare tante cose in più ma facciamole serenamente e responsabilmente nel rispetto del prossimo e delle regole.
Buona domenica a tutti.

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