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Epicrisi 326. Il fuoco del camino e gli haiku

di Sandro Russo
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È tornato all’improvviso il freddo, in questo scorcio di settimana d’aprile, e sono ritornato vicino al camino, come nel pieno dell’inverno; in questa posizione ho spostato il tavolo con il computer, lavorato e letto i pezzi della settimana.
Sono tornato a curare il fuoco, che è un’attività zen, come poche altre… Disporre per bene la legna, costruzioni che durano il tempo di una fiammata… Una bellezza fugace, che brucia e si dissolve in un attimo. Con la pinza per attizzare il fuoco che fu di mio padre.
Già che c’ero, mi sono circondato di migliaia (letteralmente) di haiku, mia passione costante, con ciclici ritorni.

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L’idea iniziale era di collegare ciascun pezzo pubblicato a un breve componimento di questa folgorante forma di poesia nata in Oriente ma poi diffusa in tutto il mondo: tre sole righe, rispettivamente di 5-7-5 sillabe (più precisamente more) nella musicale lingua giapponese.
Progetto subito dimostratosi irrealizzabile. Una persona normale avrebbe desistito e cambiato argomento; non io, incuriosito proprio dall’apparente inconciliabilità con il carattere isolano.
– Hai visto mai? – Quando portammo astrofili e telescopi sull’isola per serate lunari e marziane a Ponza (eventi pubblici in tre anni consecutivi organizzati da Ponzaracconta), spuntarono fuori torme di appassionati che tirarono fuori dai cassetti o da sotto il letto i loro strumenti e parteciparono entusiasti agli eventi, mostrando conoscenze non superficiali tra lo stupore di tutti.

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Magari c’è una Ponza sommersa che coltiva la cerimonia del the, le arti marziali zen, il teatro Nō…
– No, eh?! –
– Ma magari apprezza la poesia degli haiku! (…lasciatemi una speranza!).
Per cui appaierò gli articoli della settimana ad haiku che abbiano qualche attinenza, o una completa divergenza dal tema; qualche volta a caso, per spezzare la sequenza e il ritmo.

Può servire anche come un raffronto tra tempi e mondi diversi, rimarca una nostra – di noi Occidentali – distanza dalla natura, che in Oriente – in Giappone soprattutto – è molto presente. O il kigo, il riferimento – interno nel componimento – al mese o alla stagione dell’anno, oppure a un fiore che li caratterizza, sempre presente negli haiku. Altrove essi ci insegnano la semplicità e la capacità di cogliere il cuore di un evento. Distillare l’universale dal particolare.
Il rapporto con la Natura, in Giappone è sempre intenso e infiltrato dal sentimento del “divino” immanente in ogni pianta, animale o elemento del paesaggio. Nelle immagini del mondo fluttuante (ukiyo-e) esso trova espressioni di una grazia e leggerezza speciali, per l’apprezzamento dell’effimera gioia di contemplare un momento di bellezza nella sua interezza, irripetibile.

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Forse rimane ancora da spiegare qualcosa, per i più curiosi… Come mi sono avvicinato alla filosofia zen (e anche agli haiku).
Credo sia stata la consapevolezza – maturata nei tardi anni ’80 – di qualcosa che non andava, nella mia visione del mondo. Come si potrebbe definire il contrario di zen? Attaccamento? Produttivismo e pragmatismo eccessivi? Pesantezza di vita?
Insomma, è stato un cambiamento lento e progressivo, non una conversione improvvisa – non una religione ma un diverso modo di pensare – che continuo a ritenere una svolta importante della mia esistenza.

Sul sito ci sono diversi componimenti in forma di haiku – per una presentazione generale: Farsi poesia haiku [5], di Bruno Santoro, oppure digitare – Haiku – nel riquadro “Cerca nel sito”. C’è ancora di dire che vi si sono cimentati in tanti, anche scrittori e poeti famosi che tentavano, attraverso questa forma di espressione, di arrivare all’essenza del significato.

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Questa settimana si è scritto abbastanza di guerra e uccisioni – tra le attività umane le meno zen di tutte:
– Rita Bosso a proposito di nuovo libro di Emilio Iodice, Liberazione [7];
– in un articolo da Repubblica sulle “eroiche” gesta dei soldati italiani durante la campagna dei Balcani (1943-’44): La Storia che non ci piace ascoltare [8];
– Nell’ultimo episodio della trilogia di Fabio Lambertucci su
Moro, Gheddafi e Arafat [9].
Tre haiku a seguire:

Piangi e tremi
Ferito dalla guerra
E sei un bimbo

[Poesia di Rossella Bisceglia]

Papaveri.
Il cielo sopra la guerra
a gocciolare

Una farfalla
sul bianco marmo.
È colore

 

[Da: https://haikusparsi.wordpress.com/ [10] ]

Sono stati pubblicati due articoli, sul sito, in ricordo di persone che hanno lasciato:
Zia Tina di Ventotene [11];
Silverio Scotti, dell’hotel Le Querce [12].

Secondo un’antica usanza che sopravvive ancora oggi i monaci zen, quando sentono approssimarsi l’ora estrema, compongono un poema di addio. In Giappone queste poesie scritte sul letto di morte (jisei no ku) assumono la forma di haiku.
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[Da: https://platania.wordpress.com/2011/06/21/haiku-della-morte/ [14] ]

[15]A cura di Irene Iarocci – Cento haiku; ed. Longanesi 1982

Articoli e programmi culinari: qui le differenze tra il nostro mondo e quello degli haiku, arcaico e contadino, si dimostrano abissali:
Teresa e Emilio Iodice a Tv2000: “Quel che passa il convento”(2) [16];
Mangiare con gusto riparte dalla tv [17].

Sudore e gioia
Ringrazio i contadini
per pane e vino

Su rosse foglie
di vite le freselle
con pane e olio

Casa dei nonni
Profumo di biscotti
dalla finestra

Mamma cantava
nel piatto a cena – accanto alla minestra
un fiore in boccio

[ Da: https://www.culturaesvago.com/haiku-e-poesie-di-ispirazione-giapponese/ [18] ]

[19]

Nascita ed eventi lieti: si nasce e si è felici in tutto il mondo allo stesso modo:
È nata Beatrice [20];
La laurea di Tamara Prudente [21].

Rinasce il mondo –
bambini cambieranno
tutto il futuro

Rifanno il mondo
i sogni dei bambini –
un’alba nuova

Giornata mite
lascio aperta la porta
entrerà il sole

[ Da: https://www.culturaesvago.com/haiku-e-poesie-di-ispirazione-giapponese/ [18] ]

Etica e morale, un argomento estremamente coinvolgente, con i relativi commenti. Sul sito: Il dolore dei pesci [22].

La primavera se ne va
gli uccelli gridano
negli occhi dei pesci lacrime
          [un haiku di Matsuo Bashō]

Gli asparagi e la persistenza della memoria [23]: la vita è una strana mescolanza del presente che si sta vivendo e della memoria che ci pervade, incluse le persone che non ci sono più. Di questi temi gli haiku sono ricchissimi…

Scava lo stagno senza aspettare la luna
Quando lo stagno sarà finito
La luna verrà da sola

Lucciole dalla gabbia
a una a una
trasmutano in stelle
                 [Ogiwara Seisensui]

Oi nureba
Hi noi nagai ni mo
Namida kana

Più numerose le primavere
più i lunghi dì
recano lacrime e lamenti

[Kobaishi Issa]

[24]

E un haiku fatto su misura per la scomparsa di Pluto [25], della settimana scorsa:

Un essere nato uomo
e un altro nato gatto
camminano insieme,
per la via rugiadosa

[Katō Shūson]

[26]

L’isola e i suoi  personaggi e problemi:
Ponza: segni particolare “BELLISSIMA” [27]

La poltrona del dialetto (38). Musechiava… [28]

‘U zi’ Cannediell [29]

Una foto racconta (26). Cara Chiaia di Luna [30]

11 aprile, Giornata nazionale del mare [31]

Sera di primavera
la fiamma passa
di lume in lume
[Buson (1716-1783)]

Cè una meta
per il vento d’inverno:
il rumore del mare
         [Ikenishi Gonsui]

Sopra la sabbia
scrittura di uccelli:
memorie del vento.

[Octavio Paz]

Il tetto si è bruciato:
ora
posso vedere la luna.

[Mizuta Masahide (1657 -1723)]

Voce del mare
incanto del passato
Nenie infantili

Fino al tramonto
racconta storie il mare –
quante ne ha viste

[32]Giampiero Sono Fazion – Cento haiku zen. Ed. ali&no. 1999

Mentre la cronaca giorno per giorno ci aggrava di notizie raramente gradevoli
Ponza news. Aprile 2021 [33]
Vaccino anti-Covid [34]

?Es un imperio
esa luz que se apaga
o una luciérnaga?

E’ un impero
questa luce che si spegne
o una lucciola?

[Jorge Luis Borges (1899-1986)]

Mondo di sofferenza:
eppure i ciliegi
sono in fiore.
[Kobayashi Issa (1763-1827)]

Ryokuin wo
kangofu ga yuki
shigami ga yuku

Le infermiere
e la morte
passano all’ombra degli alberi
                                [Hakyō]

[35]Thomas Hoover. La cultura Zen. Ed. Mondadori. 1977

Conclusione meditativa…

Ushiro sugata no
shigureteiku ka?

È la mia
questa figura di spalle
che se ne va nella pioggia?
           [Santōka]

Kioku o motazaru mono shinsetsu
to tobu risu to

Cose senza memoria
e neve fresca
e piccoli passi di scoiattolo
[Nakamura Kusatao]

“Improvvisa giunse la notizia – annota lo stesso Kusatao – della scomparsa del padre di mia moglie. Subito vi accorremmo, ma la dimora e gli oggetti che conteneva ci erano sconosciuti, non suscitavano in noi nessun ricordo. Fuori un paesaggio invernale ricoperto di neve intatta. La mente indugia su un piccolo segno di vita.

…con una canzone: di Franco Battiato intitolata, guardacaso, Haiku, dall’album Caffè de la Paix del 1993.

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Le parole italiane del testo si capiscono; nel finale c’è un’altra voce, di Pouran Ghaffarpour che canta in persiano queste parole:

[ Dar daryâye zolmat khorshid ke nâpadid shod
[ dar pâyâne safar o zamân nuri shegeft âvar
[ negâhrâ por khâhad kard va afaqhâ barâye har kojâ
[ va andar khâmushi jazireye bâghhû khâdad derakhshid”

[ Nel Mar delle Tenebre quando il sole svanirà
[ alla fine del viaggio e del tempo,
[ una luce mirabile occuperà
[ lo sguardo e gli orizzonti per ogni dove
[ e nel silenzio brillerà l’Isola dei Giardini