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Decidere in condizioni di incertezza

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

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“La statistica è una  Scienza onnipresente nella ricerca scientifica e nelle analisi sperimentali ed è una Scienza relativamente giovane il cui contenuto non è tuttora manifesto in modo corretto perché tale disciplina viene spesso confusa con le sstatistiche’: dati, tabelle, grafici, indici, medie. Ma in tutte le situazioni nelle quali occorre assumere decisioni in condizioni di incertezza, la Statistica è un momento importante ed ineliminabile per la ricerca scientifica, le applicazioni della tecnica, il monitoraggio e la valutazione dei sistemi complessi, la pianificazione economica o l’azione politica”.

Lo afferma il professor Domenico Piccolo, ordinario di Statistica presso l’Università Federico II di Napoli ove presiede il corso di laurea in Statistica e dove insegna Statistica alla Facoltà di Scienze Politiche, nel suo testo fondamentale “Statistica per le decisioni” (Ed. Il Mulino; 2004).

Stiamo vivendo questo dramma della pandemia con il Covid 19 e stiamo assistendo e vivendo la contraddittoria politica del Governo in merito alla vaccinazione  di massa. Soprattutto questo dramma viene vissuto dagli anziani ultra-settantenni tanto da  suscitare la reazione del nostro Presidente del Consiglio dei Ministri, prof. Mario Draghi, che nella sua ultima conferenza stampa ha fatto appello alle coscienze affinché sia rispettato il protocollo che impone il vaccino prima agli anziani e poi ai giovani. A questi anziani si è detto prima che non era consigliato  il vaccino anglo-svedese AstraZeneca; poi contrordine: dopo oltre due mesi dal lancio della campagna vaccinale, il vaccino AstraZeneca solo agli ultra-sessantenni, non più il Moderna o il Pfizer perché i benefici sono superiori al rischio.  Poche decine di morti con la trombosi sono una statistica trascurabile di fronte a milioni di vaccinati. Gli anziani si affidano al buon Dio ed attendono con pazienza e rigore il loro turno per vaccinarsi.
Ma anche per le conseguenze economiche e sociali  dell’epidemia il presidente Draghi – da uomo di Governo di lungo corso  nel più complesso dei sistemi civili che è la Finanza e la gestione della Moneta –  ha richiamato la necessità per il Governo  di decidere sulle riaperture, sugli aiuti  alle categorie economiche colpite dalla pandemia, sull’importanza di ben utilizzare i circa 209 miliardi di euro del Recovery Fund.
Il Governo dovrà “decidere in condizioni di incertezza” e questa situazione di “incertezza” si estende a tutto il complesso della nostra società post-industriale. In “condizione di incertezza” si dovrà riaprire tutto il micro-sistema economico dell’isola d’Ischia estremamente complesso per la enorme dimensione raggiunta su un’area insulare così piccola che appare sproporzionato rispetto alla dimensione geografica. Questo sistema è tutto fondato sul turismo e sull’economia dell’accoglienza intorno alla quale girano gli altri settori con una valutazione di stima di circa 20 mila persone su una popolazione di circa 64 mila abitanti.
L’isola d’Ischia è un esempio paradigmatico dell’espansione del turismo come determinante settore dell’economia. 70 anni fa – all’indomani del secondo dopoguerra – nell’isola d’Ischia c’erano 30 alberghi di cui la metà a Casamicciola. Il turismo non esisteva come economia di massa perché era solo la villeggiatura dell’aristocrazia e della  borghesia e le “cure termali” erano per chi  se le poteva permettere, con punte di filantropia espresse dall’Ente Morale Pio Monte della Misericordia di Napoli che dal 1604 “permetteva al poverello di godere delle benefiche acque” del Gurgitello di Casamicciola nel “vivido aere dell’isola” come  aulicamente scritto su una lapide che è stata trasportata a Napoli nella sede dell’Ente morale a Via Tribunali n. 153.
Da allora, da élitarie la villeggiatura e la cura termale si sono trasformate in turismo di massa, anzi la cura termale è diventata industria e scienza con il progresso della tecnologia.

Oggi abbiamo un armamentario per l’accoglienza di migliaia  di aziende dirette ed indotte di ogni dimensione ma tutte legate al turista. Senza domanda di soggiorni questa enorme offerta rischia di saltare in aria per la ferrea legge del capitalismo così può andare comunque in fumo uno sviluppo pur caotico cresciuto in 70 anni. Le lancette dell’orologio economico possono ritornare indietro in 70  giorni mandando all’aria i 70 anni precedenti. A meno che non si voglia ritornare ad una politica per l’emigrazione, già avviata per i giovani diplomati e laureati; come fino alla metà del XX secolo.
Occorre dare i servizi pubblici ad una popolazione di 64mila abitanti che raggiunge almeno 200mila dimoranti nell’alta stagione perché Ischia è nel Mezzogiorno per insufficienza di servizi pubblici dall’edilizia economica e popolare alla sanità; dalla pubblica istruzione ai trasporti.

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Il Presidente Draghi ha anche accennato ad un cambiamento di passo per la ricostruzione nelle aree terremotate. Ed anche in questo Ischia è nel Mezzogiorno con la mai avviata “ricostruzione” di Casamicciola e Lacco Ameno dopo il terremoto del 21 agosto 2017 perché non è stata avviata nessuna  ricostruzione di scuole, vie e piazze, perfino della Casa Comunale di Casamicciola nonostante le dichiarazioni del Commissario Carlo Schilardi. Il Presidente Draghi dovrebbe cambiare il Commissario, come fatto per la Protezione Civile e l’ emergenza virus, e stabilire che il Commissario abbia la sua struttura operativa a Casamicciola, l’area più colpita e dimenticata con la “città morta” del Majo-La Rita-Pantane e le strade scassate, costituendo anche un Comitato Tecnico-Scientifico costituito da personalità del mondo della cultura e dell’impegno civile locali e continentali in piena trasparenza perché Ischia non è una colonia. Né politica né economica.

Assodata la scadentissima classe politica locale e l’inadeguatezza istituzionale con sei Comuni, credo che bisogna fare appello all’imprenditoria ed alla sua maturità perché è al tempo delle vacche magre che si misura lo spessore e la consistenza delle imprese e degli imprenditori. Gli imprenditori hanno saputo far crescere le loro imprese al tempo delle vacche grasse con i benefici di Stato e sull’onda positiva della crescita spontanea con una enorme domanda di soggiorni e cure in un tempo in cui il turismo non era massimizzato come al tempo di oggi da qualsiasi località del Bel Paese. Questo turismo di massa praticato da ogni località d’ Italia ha esasperato la concorrenza con una corsa al ribasso del prezzo della vacanza con danni soprattutto delle aree “mature” come l’isola d’Ischia. Ma oggi bisogna decidere in situazione di incertezza. Ho già scritto che il 2021 sarà un anno di “Resistenza”. Fare impresa turistica oggi non è solo chiedere ed ottenere  il vaccino per 500 lavoratori delle terme (saltando il protocollo per i settantenni ed i sessantenni) )  che non hanno ancora un contratto a tempo determinato e non conoscono quando inizieranno il lavoro temporaneo. E’ soprattutto gestire un presente difficile e programmare un futuro altrettanto.

Sopravviveranno i più forti. Cioè le aziende – grandi, medie e piccole – che hanno saputo  applicare la Scienza della gestione aziendale con una oculata amministrazione e con un oculato indebitamento. Chi non ha posto in equilibro i costi ed i ricavi, le entrate e le uscite, i fondi di riserva, i crediti ed i debiti, subirà le regole ferree del mercato. Le sofferenze finanziarie non possono protrarsi all’infinito.  Ne vediamo le conseguenze.

Ci sono nell’isola d’Ischia o qui hanno sede legale ed operativa almeno una ventina di aziende di grandi e medie dimensioni. Sono questi imprenditori che hanno il maggior onere di sopravvivenza  anche per i riflessi occupazionali ed è  su di essi che bisogna puntare. Si dovrebbero prima di tutto riunire  in associazioni  rappresentative  e diventare stakeholders fondamentali per partecipare alle iniziative del  Recovery Fund. Il Presidente Draghi ha annunciato che saranno istituite task force regionali per accogliere i progetti ed è tempo e necessità quindi che in Campania si passi ad una partecipazione politica rispetto a monocratiche “sceriffate”. Forse agli imprenditori che hanno maggiori rischi di impresa per la dimensione raggiunta dalle loro aziende spetta anche supplire alle deficienze della scadentissima classe politica locale.

E’ tempo di decidere in situazione di incertezza in pochi mesi e di non infinocchiare più nessuno con promesse di  “terra promessa” e con quotidiani annunci di imminenti cambiamenti sia per la campagna vaccinale (vaccini anche in farmacia, vaccini effettuati anche da dentisti e medici di famiglia, vaccini anche nelle aziende, etc., etc…)  che qui ad Ischia non è di fatto ancora partita, sia per il rilancio economico ancora in mente dèi.

Se l’ impresa alberghiera, termale, commerciale, dei trasporti e di qualsiasi altro settore, ha una “funzione sociale” questo è il momento di dimostrarlo.

 

In condivisione con Il Continente, direttore Giuseppe Mazzella