Attualità

Perché la Cassa per il Mezzogiorno

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

La scadentissima classe politica
Abbiamo una scadentissima classe politica a livello di Parlamento Europeo, di Parlamento Nazionale, di Consiglio Regionale ed a scendere fino ai Consigli Comunali di città e paesi. Il giudizio – del tutto spontaneo – nasce dalla lettura delle cronache politiche dei giornali nazionali e locali e dalla visione – per chi li vede – dei “talk show” che dal nome stesso danno un’idea della qualità del confronto politico come “Non è l’arena” o “Piazza  pulita”.

Il livello qualitativo del personale politico è basso. Il più basso in tutta la Storia della Repubblica. Basta leggere qualche insulsa intervista su un foglio locale di qualche europarlamentare, che non ha nemmeno il senso del ridicolo, per averne contezza. Ma c’è una tragedia istituzionale che viviamo da almeno 20 anni con  il “presidenzialismo” istituito a livello comunale e regionale con l’elezione diretta del sindaco e del presidente che è diventato “cesarismo” con il presidente-governatore-sceriffo ed il sindaco-podestà-ducetto.

L’ esempio paradigmatico del dramma dei partiti liquidi è dato dal M5S, partito di maggioranza relativa in Parlamento con il 35% dei voti che l’autorevole quotidiano francese Le Monde definisce in ogni articolo dall’Italia nella parentesi tonda – “antisistema” –  in pieno caos ed il garante, il comico Beppe Grillo, dice ai suoi parlamentari che sono “miracolati” riconfermando il vincolo del doppio mandato. Ma i pentastellati dopo aver combattuto “la Casta” ne hanno preso i piaceri e non vogliono mollare la sedia. Hanno preso un esterno come il prof. Giuseppe Conte per una rifondazione.

Il PD – che dovrebbe essere il pilastro della nuova politica del bipolarismo artificiale con leggi elettorali assurde o “porcate” – segue a ruota e per il ricambio manda a chiamare dall’esilio francese il prof. Enrico Letta che propone – come prima nuova idea – il voto a 16 anni ed impone due donne come capigruppo alla Camera ed al Senato. Ma basta questo per cambiare il DNA di un partito che resta un orrore perché è diventato la brutta copia della DC non avendo più la “dottrina sociale della Chiesa” come mastice mentre i post-comunisti rinnegano il loro passato e non osano nemmeno dirsi socialdemocratici? Saragat si rivolta nella tomba.

La destra non costituisce oggetto del mio interesse. Chi è di destra vuole entrare nell’Avvenire all’indietro ed è contro il moto della Storia che va da destra verso sinistra per raggiungere sempre migliori livelli di Libertà e di Giustizia legate l’una all’altra.

Il Recovery Fund o il Libro dei Sogni o la Terra Promessa per il Sud
Sta diventando il libro dei sogni – come Amintore Fanfani (DC) negli anni ‘70 del ‘900 apostrofava il “Progetto ‘80” di Giorgio Ruffolo (Psi) per la politica di Programmazione Economica che impauriva gli imprenditori della Confindustria fino a farla fallire – il Recovery Fund o il Recovery Plan o il NE o il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) deciso dall’Unione Europea per il rilancio dell’economia dopo la pandemia. Circa 209 miliardi di euro per l’Italia da spendersi in sei anni in progetti capaci di produrre utili di impresa, nuove imprese, occupazione soprattutto giovanile anche con una necessaria politica infrastrutturale pubblica.

Per il Mezzogiorno è il nuovo Messaggio di un nuovo Mosè per la “Terra Promessa”.

C’è una mobilitazione enorme di studiosi meridionalisti affinché siano ben spesi i fondi europei. Affinché questa occasione non venga perduta. La gravità della situazione sociale impone di spendere questa montagna di danaro per un Rinascimento del Mezzogiorno al quale è destinato circa il 50% dell’intero ammontare. Non si vuole che da questa montagna si partorisca il topolino. E’ già accaduto. Ma questa mobilitazione di Uomini Liberi ha di fronte questa classe politica e non tiene conto dello “spezzettamento decisionale” perché abbiamo Regioni, Province e Comuni che non vogliono essere esclusi. Questa dispersione favorisce il più furbo, il più capace, il più veloce. Così il rischio è che chi non ha santi in Paradiso – i piccoli Comuni senza adeguate strutture amministrative o management e senza amministratori competenti  – rimangano fuori dal sostegno pubblico.
Per questo motivo il Ministro Brunetta e la Ministra Carfagna hanno annunciato un vasto piano di assunzioni qualificate nella Pubblica Amministrazione di circa 2800 persone. Ma bisogna fare presto e bene. Tuttavia la fretta fa nascere i figli ciechi alla povera gatta o troppi galli a cantare producono cacofonia ed invece dell’alba esce fuori il tramonto.

 

Una nuova Cassa per il Mezzogiorno
Quando nel 1947 quella lungimirante  classe politica di allora si trovò a gestire gli aiuti americani per la “Ricostruzione” del dopoguerra prevista dal Piano Marshall pensò alla “dispersione dei centri decisionali” e costituì la Cassa per il Mezzogiorno nel 1950. Cioè una “gestione accentrata” a livello nazionale per i progetti e la spesa. Ricostruzione dall’alto verso il basso by-passando aree regionali , Province e Comuni preposti ad una funzione indicativa e consultiva ex ante al massimo esecutiva ma solo per i piccoli progetti.

C’è un testo interessantissimo del prof. Amedeo Lepore, docente di Storia Economica alla Seconda Università di Napoli – La Cassa per il Mezzogiorno e la Banca Mondiale – un modello per lo sviluppo economico italiano – (Rubbettino Editore – 2013) di straordinaria attualità.
Lepore ricorda “come nella ricostruzione postbellica si raggiunse una singolare triangolazione di interessi tra il Governo, la Banca Mondiale e la Cassa per il Mezzogiorno, costruendo un modello di sviluppo” e solo “quando prevalse una pressione politica impropria in seguito all’avvento delle Regioni, l’azione della Cassa per il Mezzogiorno mutò il suo carattere originario”.

Non andiamo lontano e vediamo nell’isola d’Ischia cosa produsse la Cassa per il Mezzogiorno nel primo ventennio 1950-1970.
Nel 1958 si inaugura l’Acquedotto sottomarino ed è una delle più grandi opere di ingegneria civile d’Europa che segnerà la golden age dell’isola. Negli anni ‘60 del ’90 si costruiscono le grandi arterie: la Testaccio-Maronti; la Panza-S. Angelo; la Forio-Citara e tutta una serie di vie e strade secondarie la cui realizzazione è affidata alla Provincia di Napoli, che diviene il braccio esecutore della Cassa, così come il Banco di Napoli con le sue “Sezioni Fondiaria e Industriale” e l’ISVEIMER diventano i bracci esecutivi per la politica di finanziamento a vecchie e nuove imprese alberghiere, commerciali ed artigianali con i contributi a fondo perduto e mutui a tassi agevolati fino a coprire il 70% degli investimenti. C’è una potente mano pubblica nell’economia. Lo Stato attraverso l’IRI, l’ENI, l’EFIM, controlla almeno il 40% di tutto il sistema economico.

Con l’istituzione della Regione ed il trasferimento delle competenze arriva quello che Lepore chiama con un eufemismo “pressione politica impropria” cioè il clientelismo e la lottizzazione dei partiti di governo con i “fondi a pioggia” o per clientela fino alla chiusura dell’intervento straordinario nel 1992. Miliardi buttati in opere superflue o opere perpetue come i depuratori.

Ma quel  modello originario del primo ventennio  dovrebbe essere riproposto.
Ci sono similitudini con la situazione di oggi: al posto della Banca Mondiale oggi c’è la BCE, la Banca Centrale Europea, al posto del dollaro c’è l’euro da difendere “a qualsiasi costo” come affermò Mario Draghi. Tuttavia non credo che il Governo Draghi abbia questa intenzione e fra l’altro credo che non ci sia tempo. Ed allora tutto sarà accentrato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, già direttore centrale della Banca d’ Italia, che tuttavia ha assicurato che “sarà  messa a punto una governance snella e ben definita a livello centrale e nelle autonomie territoriale” e che “la strategia del Governo terrà conto anche di altre risorse che derivano dai fondi strutturali europei, dal fondo di coesione e dalla legislazione ordinaria ed in quest’ambito potranno essere recuperati i progetti che non verranno scelti per il Recovery Plan”. Insomma sotto mentite spoglie ritorna una “Cassa” e farà uso delle due più importanti strutture finanziarie pubbliche – la Cassa Depositi e Prestiti ed INVITALIA.
Ma come si può realizzare tutto questo nel labirinto di norme che blocca il Paese come ha spiegato con estrema durezza il prof. Sabino Cassese (Corriere della Sera – giovedì 1 aprile 2021) con un enorme massa di enti “titolari del potere di interdizione”?  E’ nella mente di Dio ma nelle mani di questa classe politica.

Per la nostra isola d’Ischia con quella di Procida ho proposto un Ufficio Comprensoriale di Programmazione (da 50 anni Casamicciola non riesce a risolvere il problema dell’utilizzazione del Pio Monte della Misericordia e deve riqualificare il territorio dopo il terremoto del 21 agosto 2017 ed è oggi allo stremo ma da questa occasione potrebbe risorgere”; Lacco Ameno da 20 anni ha un complesso ex-alberghiero-termale-commerciale di 700 posti letto in abbandono (La Pace); la Città d’Ischia ha una struttura militare superflua che potrebbe diventare la Villa della Salute; Procida deve valorizzare la Terra Murata) per predisporre questi Grandi Progetti perché non c’è niente di reso pubblico dai sette sindaci se non il richiamo alla manna dal cielo. Si potrebbe costituire una Agenzia per lo sviluppo.

E’ un treno che non possiamo perdere soprattutto nell’interesse dei nostri figli e dei nostri nipoti. Dei giovani. Per la mia generazione è l’ultima chiamata ma per questa classe politica è l’ultima occasione per il riscatto. Abbiamo due persone di valore e competenza alla guida del Governo (Mario Draghi) e del più importante Ministero (Daniele Franco). Si potrebbe  realizzare la favola di Andersen del brutto anatroccolo che diventa un  bellissimo cigno bianco.
Le favole danno Speranza alla Vita.

Casamicciola, 4 aprile 2021
In condivisione con Il Continente, direttore Giuseppe Mazzella

 

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