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Pluto ci ha lasciato

Scritto a sei mani da Lucia Francesca, Martina, Enzo Di Giovanni

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Anno 2007, un tardo pomeriggio di luglio. Mollemente appoggiato sul muretto del corso Pisacane, Lorenzino si dilunga sul prossimo campionato: “Quest’anno il Torino fa un mazzo così, alla tua Sampdoria. Abbiamo comprato Nichi Ventola, abbiamo Recoba in prestito.” Nel mentre, passa una bella ragazza in pareo, e si ferma ad osservare il cucciolo che ho in braccio a cui Lorenzino nemmeno aveva fatto caso.
Un bellissimo beagle, occhioni curiosi ed orecchie lunghe, sguardo tenero.
Posso accarezzarlo? Che carino!
Dopo aver lungamente squadrato la fanciulla, Lorenzino insiste: “Dicevo, la Sampdoria quest’anno non combinerà niente! Manco in zona Uefa arriverete. Il Torino, invece…”.
Passa un’altra ragazza.
E’ l’ora in cui si rientra dal mare. “Che bello! Come si chiama? Posso…?!
Lorenzino, seppur frastornato dalla scia di gioventù ed Ipnotic Poison, dopo il passaggio continua imperterrito: “Ma dove credete di andare?! Con quella squadra…!
Ma dopo ulteriori approcci femminili, con il povero cucciolo sballottolato tra decine di mani, accarezzato e sbaciucchiato, finalmente Lorenzino cede: “Che stavamo dicendo?! Ah, sì, il Torino… La Sampdoria… vabbè, ma… parliamo di cose serie: quanto l’hai pagato questo cane?…
Pluto invece non si scompone, non lo ha mai fatto. Sa di piacere, senza condizioni.

Nel suo viaggio inaugurale verso Ponza, dopo 40 giorni dalla nascita, era convinto di chiamarsi Gorbaciov – nome provvisorio che gli era stato imposto per via della macchia bianca a forma di voglia sulla testa. Ma sul traghetto, fortunatamente, il capannello di ragazze che lo attornia decreta: “Ma che bello questo cagnolino! E’ proprio un piccolo Pluto!

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E così sia.
Del resto, Pluto non ha mai nascosto di sentirsi un cane molto social, oltre che ponzese, lui originario di Itri.

All’inizio della sua prima estate, dopo aver memorizzato tutti i sentieri che dagli Scotti portano al porto, gli viene imposto un collarino con il numero di telefono, tentativo disperato di controllo, dopo aver sperimentato l’impossibilità di tenerlo chiuso in casa. Ma dopo la quarta telefonata alle tre di notte, in cui una voce femminile -… ma cosa diamine ci fa alle donne?! – diligentemente informava i legittimi proprietari della sua fuga, ci rendiamo conto che anche questo artificio, che già si dorme poco d’estate tra un impegno e l’altro, è del tutto inutile.
D’altra parte, eravamo abbastanza fiduciosi. Non c’era verso di accalappiare Pluto. Ci hanno provato in tutti i modi, ma senza esito. In più di una occasione Pluto è tornato a casa con al collo una corda strappata a morsi, che qualche maldestro ladro aveva tentato di imporre.
Qualche malalingua malignava che Pluto non fosse coccolato, che la troppa libertà era legata al non avere una famiglia tradizionale.
Sbagliato.

Pluto è stato amato come pochi, e la libertà di cui ha goduto era il nostro segno di affetto. Una fitta rete di rapporti lo ha sempre protetto, avendo avuto la fortuna di vivere in una comunità di cui era membro riconosciuto.
Quando da giovane al mattino rientrava a casa, era una festa sentirlo raccontare come avesse trascorso la serata. Dalla prosa fluida e asciutta, sapeva benissimo quali erano i suoi doveri, che lui è cane di buona famiglia.

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Pluto è ponzese doc, fiero di esserlo, non esportabile a Roma e dintorni: che idiozia anche solo pensarlo!
Soprattutto attaccatissimo alla famiglia. Ne è testimone Boubou [3], che il giorno in cui arrivò a Ponza e fu ospitato da noi, era terrorizzato all’idea di un cane che circolasse in casa: giusto due minuti, il tempo di conoscerlo.

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Molti ricorderanno un giorno in cui partimmo tutti per un impegno improrogabile a Formia, lasciandolo alle cure di un parente.

Neanche il tempo di arrivare in terraferma, che ci arrivano telefonate in sequenza da Filippo, Gabriella e tanti altri: Pluto si dimenava in piazza, zampe rigide, urla strazianti. Contatti frenetici con veterinari di tutta la provincia: il sospetto è una torsione gastrica. Lo ricordo ancora scendere tremante e visibilmente claudicante dalla scala del Tetide: il tempo di incrociare il nostro sguardo preoccupatissimo, che eravamo in attesa al molo di Formia, ed ecco che miracolosamente il nostro, con un sorriso a muso aperto, mi corre incontro scodinzolante e felice, facendo, per una volta, il cane.
Ricordo ancora l’imbarazzo della visita dal veterinario allertato da mezza Ponza. Si aspettava di trovare un moribondo: invece niente, nemmeno un po’ di colesterolo. Come fai a spiegargli che era semplice appocundria, crisi da abbandono?

Solo quella volta che rientra a casa con un fazzoletto del Bacardi al collo, davanti alla sua reticenza un po’ imbarazzata, gli venne imposto un periodo di clausura.
Dopo una rapida indagine, che a Ponza nulla si può nascondere, approdiamo al Sarracino, da Massimo. Il quale, sornione, ci mostra l’angolo del locale in cui fa bella mostra un cuscino, una ciotola d’acqua – si spera! – ed una ciotola con stuzzichini vari… cioè, crocchette. Sì, il nostro Pluto è ospite d’onore tutte le notti, al punto da avere un tavolo prenotato. “Ma cosa fa?!
Niente, cosa vuoi che faccia, le solite cose che fanno tutti: 4 chiacchiere tra una sorseggiata e l’altra, e 4 salti al centro della pista, al ritmo della musica e dei grattini che non mancano mai”.

Giornata-tipo estiva: sonnecchiare fino alle 10 di mattina, poi un bel tuffo a Sant’Antonio, un po’ di shopping tra bar e macellerie, e dopo lo struscio si torna a casa, fino alle 10 di sera. Dopo cena si scende per la serata, e se non si conclude nulla eccolo, lo sciupafemmine al Sarracino, fino a chiusura. Ed il giorno dopo si ricomincia.
Ovviamente ci sono le varianti, che l’estate è lunga.
Per darsi un tono, ad esempio, ogni tanto si va a Frontone. Troviamo Pluto in fila, diligentemente, a prendere il barcone della cooperativa. Quando arriva il suo turno di salire, viene fatto accomodare e, davanti ai turisti esterrefatti, l’addetto alla biglietteria non si scompone: “Signora, so cosa sta pensando, ma non si preoccupi, questo cane è residente, ed ha l’abbonamento mensile”.

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Che cane dissoluto, direte voi, tutto alcool, sesso e rock & roll.
Sbagliato anche questo.
Pluto è pure un frequentatore di luoghi sacri.
Non è raro incontrarlo, spalmato sui freschi marmi della chiesa della Santissima Trinità, alla prima messa mattutina.
Davanti alle attonite vecchiette in prima fila intente a sgranare il rosario, don Ramon, nel salutare i fedeli della messa estiva del mattino, non lesina un caldo benvenuto a “Pluto, uno dei frequentatori più assidui della parrocchia” – fossero tutti come lui -.
In verità, qualche dubbio ci è rimasto: è vera fede, o semplicemente ricerca di refrigerio?
…Vabbè, ma chi siamo noi, per giudicare?!

Comunque, per essere social, vi sono delle regole da rispettare. Di norma, un cane che entra in un negozio bavoso, scodinzolante, viene scacciato in malo modo.
Un cane, appunto…

Come ci ricorda la nostra Rita Bosso in un suo scritto di qualche tempo fa:
Una sera Pluto è arrivato al Melograno in compagnia di una cagnetta smorfiosa con cui aveva stretto amicizia e della di lei padrona, altrettanto smorfiosa e agghindata per la serata; il buttafuori ha raccomandato alla signora di tenere guinzaglio e museruola alla sua cagnetta mentre Pluto entrava da padrone; e tutti i camerieri, dopo aver dato una pacca sul dorso di Pluto, si sono sentiti in dovere di raccomandare con aria severa: “Signora, qui i cani non sono ammessi; tenga dunque legata la sua cagnetta e non le tolga la museruola!”

Un ferragosto tra i tanti, sono davanti alla macelleria Aprea. Una fila notevole, che si snoda fino all’esterno del locale. Man mano che si procede, noto una cosa strana: due persone in fila davanti a me sono distanziate tra loro oltre il logico. Quando il macellaio finisce di servire la persona davanti, osserva interdetto che quella dietro rimane lontana, staccata dal bancone. Incuriosito si affaccia meglio, e… “Scusa Pluto, non ti avevo visto, ti servo subito!”. Il nostro eroe raccoglie la propria spesa, e con calma si avvia all’uscita. Mi scorge all’improvviso, io che ero due posti più indietro. Lo sguardo è accusatorio: “… ma che stupido che sei! Non hai visto che stavo davanti?! Mi davi a me la lista delle cose da prendere, no? Ora invece mi tocca aspettarti fuori, che pare brutto se torno a casa da solo, mentre tu stai lì dentro. Roba da matti, ma in che famiglia sono capitato!…
Eppure fin qua è tutto nella norma, trattandosi di Pluto.

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Ma quando un’amica, Lucia, mi ferma per raccontarmi una storia, a quel punto anche a me è venuto un dubbio.
L’altro giorno ero sulla corriera, ed all’altezza del Covo ho visto una scena incredibile: un gruppo di escursionisti di mezza età, armati di bastoncini e scarpe da trekking, che seguivano un cane. Guardando meglio ho visto che il cane era Pluto! Ogni tanto si fermava, si girava, aspettava che il gruppo trafelato lo raggiungesse, e poi proseguiva. Giuro che non ero ubriaca, l’ho visto davvero!
Diavolo! Che prendesse l’autobus lo sapevamo, era una cosa normale come andare in barca a Frontone, in fondo… ma che addirittura fosse diventata una guida turistica, con tanto di patentino!
Tranquilli: abbiamo poi scoperto che semplicemente era diventato amico di una guida professionale, che andava ad accogliere al porto per accompagnarla durante il suo lavoro, dopo aver ovviamente valutato insieme il percorso di giornata.

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Forse è in virtù di questi contatti che il nostro è riuscito ad ottenere una parte di rilievo in una fiction televisiva, parte che gli valse una nomination per gli Emmy Award del 2014.


Bisogna prendere atto però che Pluto non piace a tutti. O meglio, non piacciono certe sue libertà.
Alcuni periodi sono stati duri. E’ in quel contesto che è maturato il parallelo con Titì [9], il cane di Pertini, amico dei confinati, di cui Pluto pare sia legittimo discendente.

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Certe ordinanze sindacali di regime, il nostro non riesce proprio a digerirle. Essere confinato alla garitta degli Scotti, no, proprio non fa per lui, che l’appartenenza libertaria l’ha nel sangue. Costi quello che costi.
Al punto da farne una questione politica: sono gli anni della militanza, dell’impegno intellettuale, di letture vietate sfuggite alla censura.

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Gli anni in cui entra a pieno titolo nella redazione di Ponzaracconta.

[12]

 

* * *

L’altro giorno Pluto ci ha lasciato.
Dicono che 14 anni sia un’età ragguardevole per un beagle.
Sarà, ma per noi erano solo 14 anni, troppo pochi.

Milan Kundera nel suo “L’insostenibile leggerezza dell’essere” descrive il rapporto tra uomo e cane come un rapporto circolare, distinguendolo da quello verticistico tra uomo e uomo. Una volta che nasce l’imprinting dura tutta la vita, senza bisogno di verifiche e conferme continue. Un miracolo che raramente si verifica tra gli umani, perennemente in competizione tra loro.

Ora Pluto riposa nel nostro giardino, e darà linfa ad un alberello di ulivo, che abbiamo comprato per lui.
Un ringraziamento di cuore ad Antonella che con profondo rispetto ed affetto lo ha seguito nel momento del distacco, soffrendo con noi.
Grazie ai tanti amici, alcuni nominati in questo scritto-fiume, altri che leggeranno e si ritroveranno in queste storie, tutte rigorosamente reali: sappiate che per tutti voi ha avuto un pensiero. Ce lo ha trasmesso il suo ultimo sguardo, sereno, di chi non ha rimpianti perché ha ben vissuto. Quello che invece ha trasmesso a noi di famiglia, se permettete ce lo teniamo intimamente per noi.
Con una umana, anzi canina, pietà per quei pochi incauti che potrebbero pensare: “Ma quante storie… in fondo era solo un cane…

Ciao Pluto.

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