di Giuseppe Mazzella
Settimana ricchissima per il nostro sito per proposte culturali e di dibattiti.
Voglio però cominciare subito da una bella notizia: la laurea di Maria Cristina Sandolo (leggi qui) che ha discusso una tesi quanto mai attuale: immigrazione e politiche sociali a Ponza. Auguri affettuosi ai genitori Silvia e Franco e a tutti i loro parenti. Con questo studio la ricerca sulle nostre isole si arricchisce di un nuovo tassello. Non possiamo che essere contenti che Ponza eserciti un fascino non solo su studiosi e scrittori “forestieri”, ma sempre più sulle nostre nuove generazioni.
Sarebbe estremamente utile che una copia delle tesi che si stanno aggiungendo anno dopo anno e che hanno per oggetto la nostra realtà isolana fosse donata e conservata alla biblioteca comunale, che tutti ci auguriamo venga inaugurata presto.
Approfitto dell’occasione per invitare soprattutto i più giovani a scrivere sulla nostra realtà.
Un invito a “scrivere la vostra storia”, che è un modo per renderla reale. Non solo come testimonianza, ma per fermare nel tempo le vostre esperienze in un mondo che cambia così rapidamente. E con riferimento virgiliano, mi auguro potrete dire un giorno: mi gioverà ricordare queste cose.
La notizia, però, che ha suscitato più scalpore è stata senz’altro l’inchiesta televisiva delle “Iene” sulla tragica morte del giovane Gianmarco Pozzi avvenuta lo scorso anno a Ponza, (leggi qui) e (leggi qui). Non possiamo che attendere le risultanze degli inquirenti ed essere vicini ai suoi familiari che hanno diritto alla verità, né siamo ovviamente in grado di fare ipotesi, ma certamente l’alzata di scudi e la reattività alla trasmissione televisiva, dura, impietosa e forse ingiusta, ci deve far riflettere. E’ come se il tragico incidente avesse messo in evidenza i nervi scoperti di una comunità che è in difficoltà non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale.
E qui tocca tornare al sempre attuale problema dell’identità: chi siamo oggi noi veramente?
Scoprire angoli in ombra non fa mai piacere e questo sorprende ed è inevitabile soprattutto per chi è in avanti nell’età come me, la cui visione è molto legata al ricordo più che all’attualità, anche per carenza di frequentazione, almeno per quello che riguarda certe attività ludiche. Interrogarci sui cambiamenti che sono avvenuti e avvengono è senz’altro un esercizio salutare. Credo che non dobbiamo avere paura di guardare in faccia la realtà e cercare di impegnarci a modificarla se non ci piace. E questo non credo si possa fare ritornando alla celebrazione del buon tempo antico, ma incidendo politicamente e socialmente A questo proposito vorrei ricordare un pensiero del grande scrittore russo Anton Cechov: “L’uomo diventerà migliore quando gli avremo mostrato com’è”.
Altra questione che ha tenuto banco è stata quella sollevata dalla nostra Luisa Guarino (leggi qui) sugli stanziamenti per le attività culturali da parte del nostro Comune, dei quali non abbiamo i dati a causa di un problema telematico, ma, ci assicura il Sindaco, saranno presto noti assieme alle altre voci.
C’è di contro una buona notizia che arriva dall’Amministrazione: l’affidamento dei lavori per un nuovo sistema di ormeggio per imbarcazioni da pesca nel nostro porto (leggi qui), con un auspicabile miglioramento della sicurezza.
La questione Pisacane, riproposta dall’articolo di Adriano Sofri, (leggi qui), spinge ad una ulteriore riflessione e a nuovi approfondimenti. Figura per molti versi enigmatica e con qualche contraddizione, incarna quel periodo tempestoso e convulso dell’unità d’Italia, che sembra caratterizzare ancora oggi la nostra quotidianità.
Quanta mai attuale anche la questione scuola, veramente cruciale in questo anno di pandemia, di cui ci parla Sandro Russo (leggi qui) che, prendendo spunto dall’articolo di Isidoro Feola e attingendo a più fonti, racconta tra l’altro, la prima esperienza di didattica a distanza a Chicago nel settembre del 1937.
Sempre sullo stesso argomento un contributo molto interessante ci è offerto da Bruno Santoro (leggi qui e qui), che si sofferma su quanto questa esperienza possa aver modificato lo stesso concetto di “modello classe”, che andrebbe forse ripensato. Sulla didattica dell’insegnamento della storia ci offre le sue riflessioni Gabriella Nardacci (leggi qui).
A coronamento di questa sezione dedicata alla scuola e alla cultura Sandro Russo chiude la sua serie dedicata alla bellezza che, secondo una celebre affermazione di Feodor Dostojevskij “salverà il mondo”. Ovviamente quando parliamo di bellezza, non intendiamo solo apparente e superficiale, ma di armonie e di profondità etica, in grado di dare splendore alla realtà.
Continua con grande successo la rassegna “Una foto racconta”, (leggi qui, qui, qui, qui), che oltre a farci riscoprire angoli della nostra isola, ci apre ad orizzonti nuovi non solo paesaggistici, ma dell’anima.
Rosanna Conte ci parla della “ponzese” Lucia Mastrodomenico (leggi qui) e del premio a lei intestato e rivolto agli alunni del liceo. Un premio che, si augura Rosanna, possa presto includere anche gli allievi dell’ITT Filangieri di Ponza.
Francesco De Luca, dopo aver dato notizia la scorsa settimana delle scomparsa di Don Raimondo Selvaggio, legatissimo alla nostra isola, ne ricorda il tenace impegno (leggi qui) nel rivitalizzare la tradizione della festività dell’Immacolata con la caratteristica processione mattutina tra le vie del paese al suono e al canto di inni festosi. Una tradizione che si stava indebolendo, sottolinea Franco, e che Don Raimondo seppe reinterpretare, dando linfa nuova e soprattutto rinforzando il senso di comunanza di cui noi isolani non siamo particolarmente dotati. Sempre sul filo del recupero della memoria Franco ci parla (leggi qui) di memorabili e rustiche sfide agonistiche sullo sterrato di Giancos.
In materia di sport di oggi, apprendiamo (leggi qui) le attività promettenti delle prime due giornate della Bull Basket Ponza. E ancora in materia di sport di grande interesse la storia delle Millemiglia nel racconto di Nazzareno Tomassini, che ci racconta anche del campione, “ponzese per decenni”, Piero Taruffi.
Infine, questa settimana Emilio Iodice ci sorprende con un racconto insolito (leggi qui), nel quale svela le sue paure di perdere la vista alla soglia dei suoi cinquant’anni e delle cure insperate e provvidenziali che gliela preservarono. E’ l’occasione per andare ad approfondire altre e più gravi cecità che, come dice Dante. in questa “aiuola ci fa tanto feroci”.
Mi piace aggiungere a quanto scritto da Emilio il pensiero di Santa Teresa di Calcutta in merito all’aiuto del prossimo: “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”.
Ndr: L’immagine di copertina riproduce “L’enigma di una giornata”, olio su tela del 1914 di Giorgio De Chirico.