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La Storia e le sue storie

di Gabriella Nardacci

 

Studiare Storia non è sempre semplice e piacevole, a meno che, colui che si incammina verso l’approfondimento di essa, ne sia attratto ed abbia già una certa predisposizione e interesse.

Credo che occorra una buona dose di pazienza e di “arguzia” da parte dell’insegnante, per introdurre in simile direzione un alunno.

Pensare che la semplice esposizione dei fatti, basti a coglierne l’attenzione, non sempre si rivela efficace. I sussidiari, spesso, riportano fatti storici in sintesi incomprensibili e occorre sempre confidare in opuscoli e ricerche per far comprendere il “perché” e i “per come” sono accaduti fatti che hanno determinato guerre, fughe, eccidi, rivoluzioni e ricostruzioni.

Le storie nella Storia sono infinite come lo è la storia stessa: nel momento in cui si pensa di aver spiegato un certo periodo storico, ecco che si trova un reperto che mette in discussione quello che era stato detto o che aggiunge un elemento specifico a un ragionamento generico.

Il paleontologo, l’archeologo, il geologo, il paleobotanico e lo zoologo sono gli scienziati al servizio della Storia. Tutte le informazioni orali, visive, scritte, materiali e ambientali che ci hanno riportato e che continuano a riportarci, sono le dimostrazioni che abbiamo di un “passato” e soprattutto della “memoria” che diventa esperienza globale.

Sono sempre stata del parere che ai bambini occorre stimolare una certa curiosità e nei racconti, quando si vede la loro attenzione massima, interromperli, così che, siano loro stessi a volerne conoscere il seguito, il giorno dopo.

In tre cicli di Scuola Elementare (ora Scuola Primaria) portai avanti un progetto relativo alla materia Storia che coinvolse i miei alunni e che vide, come verifica finale, oltre a drammatizzazioni e mostre pittoriche, la produzione finale di libri come “Fiaborie e Poestrocche” che riportavano, storie inventate, poesie e un’ampia raccolta di foto riguardanti la loro vita, quella dei genitori e dei propri nonni.

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Già durante la classe iniziale (I classe Scuola Primaria o I elementare) e per tutta la I classe del primo biennio (II elementare) i bambini hanno ricostruito la loro storia portando foto dei loro genitori e di loro stessi.  Questa sorta di diario si arricchì, nel secondo anno, dei loro primi pensieri scritti come commenti a disegni e foto che ritraevano i loro genitori e le loro prime conquiste e progressi fino all’ingresso della comunità scolastica. Questo lavoro effettuato in questi due anni, riportò il titolo “La mia storia”.

Poi, accanto al libro di lettura, si affiancò il sussidiario e alcune storie entrarono a far parte della Storia accolta con curiosità e attenzione.  Intanto la propria storia continuò a fluire spontaneamente. C’era in loro, un desiderio di raccontare le vite dei loro genitori e dei nonni. Era come se desiderassero fare un percorso introspettivo dentro le loro vite, per riconoscersi attraverso loro e per consolidare l’idea di essere parte di quella grande famiglia che non li avrebbe mai lasciati soli.

I paragoni di ogni cosa avvenivano in modo spontaneo. Si toccavano punti relativi alla guerra, alla povertà, alla moda, alla tecnologia, ai luoghi, ai sentimenti…

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“Questa foto è stata scattata a Brindisi nell’anno 1931. Mio nonno aveva 19 anni ed era vestito in modo elegante. Oggi vestiamo in maniera più sbarazzina e i nostri pantaloni alla zuava si chiamano bermuda. Molti ragazzi oggi si fanno il “pirsing” al naso , sulla lingua e sull’orecchio e hanno i capelli pettinati col gel mentre prima si usava la brillantina.
“Questa foto è stata scelta da mio nonno per spedirla a mia nonna durante il fidanzamento ed esprimerle ciò che provava in quel momento”.

 

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“Era il 1938. Nonno Gino, mio nonno paterno, è con un gruppo di piloti. Dietro di loro si intravede un biplano. Nonno mi ha raccontato che le tute da volo erano leggere e che, quando volavano, avevano  freddo e qualche volta si facevano la pipì sotto”

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“Questa foto racconta la storia di mio nonno che, quando era giovane, recitava a teatro. Era il teatro della parrocchia a Tripoli in Libia. Come si può vedere era truccato da vecchio e faceva la parte del conte Arpagone. Aveva solo 22 anni. Anche a me piace recitare”.

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“Questa foto è stata scattata in un piccolo paese dell’Umbria nel 1959 e raffigura mia nonna che aveva 17 anni con una sua amica che indossa un vestito tutto ricamato che ora non si usa più. Sono sopra una vespa 125 che costò a mio nonno tanti mesi di lavoro per poterla comprare. Infatti non si vedeva molto in giro perché non tutti potevano permettersela “.

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“A me, questa foto è stata sempre molto simpatica perché quando ero più piccolo credevo che mia nonna stesse veramente su di un aereo in volo e invece mi fu detto che era un fotomontaggio”.

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“In questa foto, scattata nel 1965 si vede mia nonna. Dietro c’è un’automobile bianca  e precisamente un’Alfa Romeo Giulietta che oggi non viene più fabbricata. Si nota lo stranissimo abbigliamento di mia nonna e lei mi ha detto che era molto colorato. Indossava un cappellino a fiori, un vestito blu a fiorellini rosa, una borsa a fiori grandi cucita da lei e una collana di corallo antica”.

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“Questa è tra i primi esempi di una fotografia a colori. Le foto venivano scattate in bianco e nero, poi, il fotografo nel suo studio, le colorava a mano”.

Ho postato solo alcune delle immagini e dei racconti di esse scritti dai bambini. Ogni foto è stata una lezione a “tutto tondo”. Si spaziava dalla storia alla geografia, dalla scienza alle arti e ogni giorno era dedicato a una fotografia. Il lavoro ha richiesto tanto tempo, ma è stato un lavoro completo e molto apprezzato, in primis dagli alunni stessi che si sono sentiti orgogliosi e importanti e poi da tutti i nonni e genitori che sono stati protagonisti inconsapevoli della Storia.

Alla fine del ciclo (V elementare) dopo lo spettacolo di chiusura che racchiudeva cinque anni insieme, è stato presentato il libro ai genitori che hanno pianto insieme a me.

Gli alunni, con il libro in mano, salutarono la fine dell’infanzia, cantando “Gaudeamus igitur” e alzando il libro quasi fosse una lucina come in concerto.

Un libro che ha centrato l’obiettivo cogliendo l’attimo…