Iodice Emilio

All’ombra dell’oscurità

di Emilio Iodice – traduzione di Silverio Lamonica

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Gli occhi sono inutili se la mente è cieca
(Anonimo)

Non c’è modo migliore per ringraziare Dio, per la tua vista, che dare una mano a qualcuno nelle tenebre.
(Helen Keller)

La cecità è sfortunatamente un handicap, ma la vera vista non richiede occhi.
(Helen Keller)

La gentilezza è il linguaggio che i sordi possono sentire e i ciechi vedere.
(Mark Twain)

Tutto ciò che vuoi sta dall’altra parte della paura.
(Jack Canfield)

La paura estrema non può combattere né volare.
(William Shakespeare)

 

Era la primavera del 2004. Vivevo a Washington D. C. e insegnavo a tempo pieno nella locale Università. Avevo un’agenda fitta di appuntamenti e quasi mensilmente, facevo il pendolare tra gli Stati Uniti e l’Italia, da quando la mia famiglia si trovava a Roma. La maggior parte delle mie lezioni avvenivano di sera.

Ogni notte, guidavo nell’oscurità dalla Virginia al Distretto di Columbia e viceversa. Notavo che le luci delle auto sembravano eccessivamente luminose, quasi accecanti.
Era sconvolgente.

Una mattina mi svegliai con mal di testa e un senso di affaticamento agli occhi. Pensai che fosse dovuto alle lunghe ore di guida e di lezione. Era giunta l’ora per un controllo agli occhi e quindi mi recai per una visita dal mio oftalmologo, uno dei migliori della zona, con molti anni di pratica.

da www.learnnc.org

Si trovava ad Arlington, Virginia. Passai davanti a centinaia di ciliegi in fiore, lungo il Potomac, ammirai i monumenti a Jefferson e Lincoln, la Casa Bianca e il cimitero di Arlington.

La vista delle lapidi di marmo sui luoghi di riposo di migliaia e migliaia di uomini e donne morti per la libertà, mi fece sentire piccolo di fronte al loro sacrificio e coraggio.

Dopo che gli illustrai il mio problema, il medico mi sottopose ad una serie di test, prestando particolare attenzione allo studio della retina. Alla fine d’un lungo esame mi disse: “ Voglio che lei veda uno specialista il prima possibile. Lei ha un glaucoma e un principio di cataratta. La sua retina mi preoccupa. Lei potrebbe avere anche una degenerazione maculare”.
Rimasi sbalordito.

Il giorno dopo fui visitato da un altro medico. “ Mi dispiace – disse – ma lei ha esattamente ciò che il suo medico ha diagnosticato. Non esiste una cura per questo problema. Può prendere delle gocce per il glaucoma e delle vitamine per rafforzare la retina, ma la prognosi non è buona. La sua vista si deteriorerà. Entro cinque anni lei diventerà cieco”.
Uscii dallo studio del medico, scioccato. Mi sedetti in macchina, mentre le lacrime mi scorrevano sulle guance. Ebbi un abbassamento di pressione e mi sentii svenire.

Avevo paura: a cinquant’anni stavo perdendo la vista. La cecità era terrificante. Il mio mondo stava evaporando. Pregai per avere la forza.
Mi misi a riflettere. Feci un passo indietro, dandomi dei consigli. Avevo come scelta di chiedere un altro parere, per cercare una soluzione.
Dopo pochi giorni, un altro medico formulò la stessa prognosi: la situazione era chiara.

Passai del tempo a meditare e ciò mi aiutò ad aprire la mente, ad elevarmi al di sopra di me stesso e ad affrontare la paura. Affidai il problema alle mani di Dio e chiesi al mio copilota di indicarmi la rotta.
Poco tempo dopo che ebbi la diagnosi finale, accompagnai mia moglie da un agopuntore, perché accusava un dolore all’anca.


SII GENTILE
OGNUNO CHE INCONTRI
COMBATTE UNA BATTAGLIA
DI CUI NON SAI NULLA

Ero seduto in sala d’attesa, accanto ad una donna di mezza età con gli occhiali scuri. Intavolai una conversazione. Era una paziente del medico. Aveva i capelli biondi, un caldo sorriso e sembrava felice.

Le domandai: “ Se non le dispiace, vuol dirmi perché è in cura dal dottore?”
“Ho la retinite pigmentosa – disse – E’ una malattia genetica dell’occhio; l’avevano mia madre e mia nonna. Entrambi sono diventati ciechi. Ho letto che in Cina, per migliaia di anni, hanno curato le malattie degli occhi con l’agopuntura. Dopo sei mesi la mia malattia è regredita. La mia vista sta migliorando e il mio oftalmologo è incredulo”.
C’era gioia nella sua voce.

Ebbi una sensazione di speranza. Parlai col dottore. “Non posso prometterle nulla – disse – Lei ha una serie di problemi, ma farò del mio meglio per aiutarla. Richiede tempo”.
Trent’anni prima, fuggì assieme alla sua famiglia dalla Cina continentale, perché perseguitati. Elogiava la libertà di cui godeva e la possibilità di iniziare una nuova vita. In America aveva trovato un posto per mostrare il suo talento ed aiutare gli altri.

Il dottore mi studiava attentamente in ogni parte del corpo, cercando le terminazioni nervose e i punti sensibili preposti alle varie funzioni. Mi inserì una serie di aghi dalla testa alle dita dei piedi. All’inizio mi procuravano dolore e fastidio; ma dopo pochi minuti mi rilassavo, chiudevo gli occhi e pregavo.

Rembrandt , particolare

Affidai il mio destino alle mani del Signore e del medico cinese.
Per dodici mesi, mi sottoposi a trattamenti di agopuntura bisettimanale. Mi suggerì anche di spruzzare acqua fredda sugli occhi tre volte al giorno e massaggiarli tutto intorno, per migliorare la circolazione del sangue verso i globi oculari e aprire i condotti lacrimali per ridurre la pressione.
La paura di cadere nell’oscurità era terrificante e mi accompagnava giorno e notte. Le conseguenze della cecità sarebbero state devastanti: non avrei potuto più lavorare e per la mia famiglia, sarei stato un invalido. Preferivo morire.

Per dodici lunghi mesi ho viaggiato con questo fardello della paura sulle spalle, mentre affrontavo una seduta dopo l’altra, nelle mani del buon dottore del Regno di Mezzo.

Un anno dopo tornai dal mio oculista, per un esame completo: non c’erano tracce di degenerazione maculare, cataratta o glaucoma. Ero pieno di speranza per una nuova vita promettente. Il dottore era incredulo nel confrontare le foto della mia retina, i dati dei test dell’anno precedente e i nuovi risultati.

Spiegai cos’era successo con il lavoro del suo collega venuto dall’est. Non credeva nell’agopuntura, ma aveva fede il Dio. “ Lei ha avuto un miracolo – disse – Non c’è altra spiegazione. L’agopuntura può averla aiutato. Ma è stato Dio a salvarle la vista” insistette.
Uscendo dallo studio dell’oculista, mi vennero in mente le parole di un inno a me tanto caro: Amazing grace

How sweet the sound
That saved a wretch like me
I once was lost, but now I’m found
Was blind, but now I see

Incredibile Grazia
Sì dolce è il suono
Che ha salvato
Un misero come me.
Una volta mi ero perso,
ma ora mi sono ritrovato.
Ero cieco
Ma ora vedo.

Da quel momento in poi ringrazio il Signore per le sue benedizioni, in particolare per il dono della vista e per il talento di un eroico medico cinese.
Crebbe in me l’empatia per la sofferenza del prossimo. La malattia mi aiutò a capire la gente e ad essere una persona ed un leader migliore. Ero determinato ad alleviare il dolore, a mostrare gentilezza e assistere chiunque chiedeva aiuto. Era il minimo che potessi fare, per quello che era stato fatto per me.

Nessun atto gentile, per quanto piccolo, è sprecato
(Esopo)

Spesso sottostimiamo
il potere di un contatto,
d’ un sorriso, d’una parola gentile,
di un orecchio che ascolta,
d’un complimento onesto,
o il più piccolo atto di un’attenzione.
Ciascuno di loro ha il potenziale
per cambiare la vita.
(Leo Buscaglia)

Un essere umano è una parte del tutto che noi definiamo ‘universo’, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Egli sperimenta se stesso, i suoi pensieri, le sue sensazioni, come qualcosa di separato dal resto, una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è per noi, una specie di prigione, perché ci limita ai nostri desideri e all’affetto per alcune persone più vicine a noi. Il nostro compito dev’essere quello di liberarci da una tale prigione, allargando il nostro cerchio di compassione per abbracciare tutte le creature viventi e l’intera natura nella sua bellezza.
(Albert Einstein)

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