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La ricerca della Bellezza (5). Chiudere in bellezzadi Sandro Russo . Il bello è una categoria dell’estetica, che fin dall’antichità ha rappresentato Questo lungo viaggio attraverso la Bellezza è stato denso di stimoli e doni anche per me che l’ho messo insieme. Ho letto cose, lungo il cammino, scoperto ‘perle’ nascoste in luoghi neanche poi troppo segreti, per rispondere a un quesito importante. Se la Bellezza la si ha dentro o la si può trovare all’esterno; se bisogna educarsi al bello – da vedere, sentire, pensare – o se essa è immanente, nel mondo.
Affrontiamo ora delle liste di cose belle – o importanti, fa lo stesso – che ciascuno di noi può stilare su criteri del tutto personali. Ne riporto una, tra le più famose: non in sé, ma per il metodo scelto. E’ quella di Woody Allen nel film Manhattan (ormai un ‘classico’, del 1979, con se stesso anche come attore, Diane Keaton, Meryl Streep e Muriel Hemingway) Ecco come Allen risponde a suo modo al quesito su quali sono per lui le cose per cui vale la pena vivere: Idea per un racconto sulla gente a Manhattan, che si crea costantemente dei problemi veramente inutili e nevrotici perché questo le impedisce di occuparsi dei più insolubili e terrificanti problemi universali. Ah, ehm… Deve essere ottimistico. Perché vale la pena di vivere? È un’ottima domanda. Be’, ci sono certe cose per cui valga la pena di vivere. Ehm… Per esempio… Ehm… Per me… boh, io direi… il vecchio Groucho Marx per dirne una…uh, ummmm, e… Willie Mays e… il secondo movimento della sinfonia Jupiter e… l’incisione di Louis Armstrong di Potato Head Blues e… i film svedesi naturalmente… L’educazione sentimentale di Flaubert… Marlon Brando, Frank Sinatra… ummm, quelle incredibili… mele e pere dipinte da Cézanne… i granchi da Sam Wo… il viso di Tracy… Qualche anno fa (2007) è uscito un film molto bello (con Halle Berry e Benicio Del Toro), della regista danese Susanne Bier, particolarmente dotata e sensibile nel rappresentare il dolore (il film è citato, insieme ad altri, in un articolo sul sito).
*** C’è un altro concetto che abbiamo appreso dai greci antichi ed è quello che la bellezza è associata al giusto. Sempre dall’antica Grecia, attraverso i romani, abbiamo mutuato il concetto che ogni essere, per differente che sia, possiede tre caratteristiche trascendentali (cioè sempre presenti; mentre situazione, spazio e tempo sono irrilevanti): ogni essere è unum, verum et bonum. E veniamo alla famosa frase: “La Bellezza ci salverà” E qui è venuta qualche sorpresa anche per me, già a partire dall’etimologia della parola bellezza, che non viene dal latino (pulchrum), nel dal greco (kalòs), ma per avventurose traversie dal sanscrito: Bet-El-Za, che vuol dire, “il luogo dove Dio brilla”. “Uno dei grandi estimatori della bellezza è stato Fëdor Dostoevskij (1821-1881). La bellezza era così centrale nella sua vita – ci racconta Anselm Grün (1945), monaco benedettino e grande spiritualista (5) -, che andava almeno una volta all’anno a Dresda, a vedere la bellissima Madonna Sistina di Raffaello. Rimaneva a lungo in contemplazione davanti a quella splendida figura (una citazione del dipinto è presente anche nel suo romanzo del 1866, Delitto e Castigo – NdA). Questo fatto è sorprendente, dato che i suoi romanzi penetrano nelle zone più oscure dell’animo umano. Ma quello che lo spingeva, in verità, era la ricerca della bellezza, e per questo ci ha lasciato la famosa frase: “La bellezza salverà il mondo”. che appare nel libro L’idiota (1869).
Per Dostoevskij la contemplazione della Madonna di Raffaello era una sorta di terapia personale, perché senza di questa avrebbe disperato degli uomini e di se stesso. Nelle sue opere ha descritto persone perverse; e altre che vivevano immerse negli abissi della disperazione. Ma riusciva a vedere la bellezza nell’anima dei più perversi personaggi. Per lui il contrario di “bello” non era “brutto” ma utilitaristico, lo spirito di usare gli altri e così rubar loro la dignità. – Sicuramente non possiamo vivere senza pane, ma neanche esistere senza bellezza, è impossibile – ripeteva. Papa Francesco ha dato speciale importanza alla trasmissione della fede cristiana attraverso la via pulchritudinis (La via della bellezza) [negli scritti del card. C.M. Martini e dei papi Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I – (7)]. Non basta che il messaggio sia buono e giusto. Deve essere anche bello, perché solo così arriva al cuore delle persone e suscita l’amore che attrae (Esortazione La gioia del Vangelo, n° 167). La Chiesa non persegue il proselitismo ma l’attrazione che viene dalla bellezza e dall’amore, la cui caratteristica è lo splendore. La bellezza è un valore in se stesso. Non è utilitarista. E’ come il fiore che fiorisce per fiorire, poco importa se lo guardano o no, come dice il mistico Angelus Silesius. Trovatemi uno che non si lascia affascinare da un fiore che sorride gratuitamente all’universo! Così dobbiamo vivere la bellezza in mezzo a un mondo di interessi, scambi e mercanzie. Dunque essa realizza la sua origine sanscrita Bet-El-Za: “il luogo dove Dio brilla”. Brilla dappertutto e fa brillare anche noi con il bello…” Così conclude Leonardo Boff, e a noi resta un po’ di delusione – come un senso di esclusione – davanti a questa profusione di splendore. Si capisce bene da tutto ciò, la presa che le religioni hanno sempre esercitato sull’umanità; la loro funzione consolatoria. Ma cosa rimane a noi, fruitori a-confessionali della stessa Bellezza da cui non riteniamo di dover essere esclusi? “Il senso dei ‘non credenti’ per la Bellezza” è altrettanto vivo, per niente atrofico. Continueremo a goderne e sarà allo stesso modo fonte di consolazione e di esaltazione. Post-fazione
(1) – La semiotica (dal termine greco σημεῖον semeion, che significa “segno”) è la disciplina che studia i segni e il modo in cui questi abbiano un senso (significazione). Il segno è in generale qualcosa che rinvia a qualcos’altro (per i filosofi medievali aliquid stat pro aliquo), e la semiotica è la disciplina che studia i fenomeni di significazione. Da non confondere con semeiotoica. L’etimologia del termine è identica ma, per consuetudine, la parola “semeiotica” viene utilizzata solo per definire quella branca della medicina il cui oggetto di studio sono i sintomi (soggettivi) e i segni (oggettivi) di malattia, e di come entrambi debbano essere integrati per giungere alla diagnosi. (da non confondere con la semeiotica, disciplina medica); (2) – καλοκαγαθία – Etimologicamente, il termine si origina dalla sostantivizzazione di una coppia d’aggettivi: καλός κἀγαθός, (kalòs kagathòs), crasi di καλὸς καὶ ἀγαθός, (kalòs kai agathòs), cioè “bello e buono” inteso come “valoroso in guerra” e come “in possesso di tutte le virtù”; (3) – Leonardo Boff, al secolo Genésio Darci Boff (1938), è un ex frate francescano ed ex presbitero, teologo e scrittore brasiliano; autore del libro: A força da ternura (Il potere della tenerezza); ed. Mar de idéias, Rio 2011. Alcune sue affermazioni – riprese nello scritto – sono dal suo libro più recente: Reflexões de um velho teólogo e pensador; Vozes 2018; (4) – Fëdor Dostoevskij, L’idiota, traduzione di Eugenia Maini e Elena Mantelli, Mondadori, Milano, (III, 5); 1995; (5) – Anselm Grün (1945), monaco benedettino e grande spiritualista, nel suo ultimo libro “Bellezza: una nuova spiritualità della gioia di vivere” (Vier Turne Verlag 2014); (6) – La Madonna Sistina. Giorgio Vasari testimonia come l’opera fosse stata dipinta per il convento di San Sisto a Piacenza, come conferma la presenza dei due beati ivi particolarmente venerati, i santi Sisto e Barbara, confortatrice nell’estrema ora. (7) – http://www.gliscritti.it/blog/entry/3216 .
[La ricerca della Bellezza (5) – Fine] Per la prima e seconda parte, leggi qui e qui. 2 commenti per La ricerca della Bellezza (5). Chiudere in bellezzaDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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La gioia del ricordo, il piacere di scrivere, l’impeto per la comunicazione, il dialogo con sé e con gli altri che riesci a raccogliere e comunicare sono autentici, bellissimi.
Grazie
Liliana
Salve Sandro
Il tuo articolo sulla Bellezza è una sorta di enciclopedia ambulante su questo concetto (o elemento), parte integrante della nostra vita. Devo rileggerlo almeno altre dieci volte per seguire tutti i sentieri che proponi.
A proposito di Taruffi… ma Ponza la ritroviamo ovunque?! Incredibile come questa isola che a Roma, ai miei tempi, non erano in molti a conoscere, faccia parte della storia italiana.