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Considerazioni a margine: forse Ponza avrebbe potuto essere…

di Rosanna Conte

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Non me ne vogliate se riprendo un commento al mio articolo La gattara di Frontone per fare una piccola riflessione. Riferendosi a Lina Meiffret, Polina Ambrosino chiude il suo intervento scrivendo <<Se Ponza avesse conservato quel tipo di frequentazioni, sarebbe potuta diventare una piccola Cambridge italiana>>.

Non è questa una frase di semplice chiusura, ma è una porta che spalanca a riflessioni ben più ampie, quelle che ci suggeriscono le distorsioni avvenute nel percorso della nostra comunità per scelte sbagliate. E sono tante! Se Ponza è quella che è oggi, lo è per le scelte fatte negli anni passati. Alcune sono da attribuire smaccatamente alle amministrazioni, altre sono, però da attribuire alla popolazione ponzese: in primo luogo a quei ponzesi che hanno avuto la possibilità di influire sul pensiero e sulle decisioni amministrative per il loro peso economico, ma anche al ponzese comune che ha preferito adeguarsi alla visione del più forte sperando di poterlo eguagliare, un giorno, nei guadagni. E tutto questo senza considerare la tutela del futuro della comunità isolana.
Oggi ci troviamo al centro della morbosa attenzione di una trasmissione come quella delle Iene che non gode della mia stima per le modalità con cui esplica un lavoro che è molto lontano da trasmissioni similari come Report o Presa diretta, ma il gusto del pubblico educato da quarant’anni di televisione Mediaset non fa distinzioni, anzi lo preferisce.
Ebbene, Ponza ne emerge molto, ma molto male!

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Dobbiamo levare gli scudi? Dobbiamo indignarci? Sarebbe come non voler vedere e non voler sapere. No, dobbiamo riflettere apertamente sul quadro che emerge.
Sicuramente non fa piacere che Ponza sia sulle cronache per eventi così tristi e gravi e sicuramente sappiamo che esiste una Ponza positiva costruttiva, lontana da tutto ciò. Ma la realtà è che questa Ponza è rappresentata ormai da un gruppo di persone che non riesce a prevalere su quello che detta legge sull’andazzo dell’isola e che ha negli ultimissimi anni fatto in modo che crescesse il numero di turisti interessati al tipo di vacanza che include droga, prostituzione e tutto ciò che ne consegue.
E’ ovvio che non si possa rispondere dicendo semplicemente che a Ponza esistono tante brave persone.
Mi sembra, invece, che siano necessarie risposte concrete, che qualsiasi amministrazione dovrebbe e potrebbe dare, come levare alle attività che lavorano in tal senso ogni possibilità di operare. Il grande problema è che ciò non solo non avviene, ma che ci sia l’inclinazione ad accettare questa situazione come un dato di fatto, proprio come succede con lo sfregio dell’utilizzo del Mamozio (vedi Francesco De Luca [2]) o con l’arrivo dell’orda dei minorenni lasciati allo sbaraglio.

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Tutti si lamentano, ma nessuno agisce operativamente. Intanto il degrado di Ponza è sotto gli occhi di tutti.
Si fa finta che non ci siano veri problemi, tanto durante l’estate arrivano comunque i turisti e il denaro arriva: in abbondanza sempre maggiore nelle tasche di pochi e briciole nelle tasche di molti. Certo, esistono le Forze dell’ordine che dovrebbero evitare almeno quelle manifestazioni di inciviltà eclatanti, quelle che balzano all’occhio e all’orecchio di tutti, ma dicono che sono poche e che hanno pochi strumenti. Bene ha fatto il sindaco a chiedere rinforzi per l’estate e speriamo che gli siano concessi, ma forse una maggiore incisività nell’azione amministrativa si rende necessaria. Nella situazione in cui si trova Ponza non credo che possa dare dei risultati la semplice raccomandazione,
Intanto, nello specifico caso trattato nella trasmissione televisiva, sarebbe opportuna una dichiarazione ufficiale in cui si assicura la massima disponibilità della comunità isolana a fornire tutti gli elementi in suo possesso per chiarire la tragica vicenda di Gianmarco Pozzi. Ma principalmente e in prospettiva, bisogna incidere sulla gestione delle autorizzazioni che vanno rilasciate solo alle condizioni imposte dall’amministrazione, e il rispetto dei luoghi pubblici è una condizione primaria.
Bisogna fare in modo da dirottare l’offerta turistica dal target dei giovani e giovanissimi verso tipologie differenti di ospiti che, in maniera più oculata e civile, possano far guadagnare onestamente un po’ tutti i livelli di operatori del settore, dal grande albergo all’ultimo inserviente del bar, rispettando le regole dell’urbanità, come scrive Gigi Tagliamonte.
Di questo siamo convinti e lo diciamo da tempo. Ma è ovvio che – del resto l’amministrazione è sempre lo specchio della comunità che l’ha eletta – se non cambia anche il comportamento del cittadino comune diventa difficile dare una svolta. E, purtroppo, molti ponzesi non riescono ancora a capire che in un paradiso come Ponza si potrebbe vivere tutti molto meglio puntando su un turismo di qualità e non di quantità.